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 2016  agosto 08 Lunedì calendario

I controlli al Colosseo non funzionano per niente

Il Colosseo sorvegliato speciale? Tutta l’area dell’Anfiteatro Flavio è zona di massima sicurezza? La Questura annuncia che il monumento è obiettivo sensibile dell’Isis? Eppure le falle della sicurezza ieri sono andate in scena davanti agli occhi di tutti. In barba a metal detector agli ingressi ufficiali e ai soldati dell’esercito col mitra, i venditori ambulanti abusivi ormai riescono a smerciare bottigliette d’acqua, selfie stick, cappelli, ombrellini, qualsiasi cosa, persino attraverso le cancellate del monumento. I controlli sono fallaci e il via vai di oggetti che passano, a presa diretta, dall’esterno all’interno (dalle mani degli ambulanti a quelle dei turisti) del monumento può avvenire con disarmante facilità. «E se fossero armi, mine, coltelli invece?», tuonano le guide dell’Agtar, l’Associazione guide turistiche abilitate di Roma che assistono impotenti a questi siparietti. «Che senso ha costringere i visitatori alle file per passare i controlli, se poi si riesce a penetrare la sicurezza tanto facilmente?», incalza Isabella Ruggiero presidente dell’Agtar. A pochi metri dai presidi di polizia municipale o dei Carabinieri. 
IL SISTEMA RODATO
Ieri, poi, non è stata una giornata qualsiasi, visto che coincideva con la prima domenica del mese ad ingresso gratuito ai musei del Mibact. Il Colosseo ha collezionato un picco di quasi 31mila visitatori accorsi nonostante i 35 gradi. Una folla per la gioia dei business ai margini della legalità. I sistemi sono rodati, gli ambulanti sembrano padroni della situazione. Intorno al Colosseo, sulla piazza dal lato del Celio, gestiscono una serie di cespugli e siepi dove nascondono borse piene di merce per rifornirsi in tempi rapidi. «Al Colosseo i venditori riescono a far passare facilmente le loro merci attraverso le sbarre di recinzione per venderle ai turisti che stanno già all’interno- racconta la Ruggiero – Proprio ieri una collega ne ha visto e fotografato un ambulante che passava una bottiglietta d’acqua dalla nuova entrata gruppi allo perone Stern. E i malintenzionati? Non sarebbe difficile passare all’interno altri oggetti, a complici entrati tranquillamente puliti attraverso i metal detector». Altra dinamica bizzarra al Palatino. Ai lati dell’ingresso cosiddetto del Vignola su via di San Gregorio, depositano in piena tranquillità buste piene di merci all’interno dell’area archeologica statale, usando varchi lungo la recinzione. Il management delle bottigliette d’acqua e dei cappelli non ha certo il tenore di una spy story. Assistere ai rifornimenti è semplice: accadono alla luce del sole. Eppure di controlli neanche l’ombra. Da dove si riforniscono allora? Dov’è la centrale degli ambulanti? A seguirli nei movimenti, si arriva al Celio. Da via di San Gregorio, salgono le scalette che portano alla salita di San Gregorio, e lì ripiegano per vicoletti poco battuti, soprattutto in questo periodo. Non lontano dalla scuola Celio Azzurro o dalla chiesa di San Gregorio. Un casottino (forse di qualche centralina) viene aperto e richiuso a piacimento. Salgono a mani vuote, e scendono carichi. «Nell’area del Foro Romano e del Palatino entrano indisturbati – continua Isabella Ruggiero – Noi li vediamo, i custodi li vedono, suppongo che siano stati visti anche dai responsabili della Soprintendenza. Non abbiamo però mai visto qualcuno entrare per mandarli via e prendere le dovute iniziative di legge». 
IL RACKET
Un racket a tutti gli effetti: «I venditori sono quasi sempre gli stessi – dice Ruggiero – Entrano indisturbati, ma usano i monumenti come depositi per le loro merci. Aprono e chiudono cancelli come se fosse casa loro: il podio del Tempio di Venere e Roma è recintato e protetto ma solo per i turisti e gli studiosi: quelli che vendono acqua aprono ed entrano nell’area per metterci le borse con le bottiglie». Il problema della sicurezza, rilancia la Ruggiero, non è dovuto a chi controlla le entrate, ma nel perimetro. Il Foro Romano-Palatino ha almeno due aree dove si scavalca facilmente, il Colosseo ha 80 arcate: perché nessuno monitora l’inviolabilità del perimetro? «Se è vero che il Colosseo è uno degli obiettivi individuati dall’Isis per attentati, posso affermare che la situazione attualmente è fuori controllo», dichiara la consigliera municipale Nathalie Naim. «L’area – avverte la Naim – è totalmente congestionata da un groviglio di persone, di carrozze con poveri cavalli, di pattuglie incastrate. Se ci fosse un attentato sarebbe una carneficina».