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 2016  agosto 08 Lunedì calendario

Renée Zellwegger contro i bulli internettiani: «Non mi sono rifatta, ma ormai si viene giudicati solo per l’aspetto»

«Non ho preso la decisione di alterare il mio viso». Renée Zellweger affida a Internet la sua verità sul cambio d’immagine, accompagnandola a una lunga riflessione sul ruolo dei media. L’attrice, di cui il pubblico s’innamorò nel 2001 grazie alla deliziosa Bridget Jones torna al cinema (il 16 settembre in Usa, il 22 da noi) con il terzo capitolo Bridget Jones’ baby. In questi quindici anni ci sono stati l’Oscar vinto, il radicale cambio di look seguito dalla eclatante reazione. Dopo aver visto il trailer, un critico di Variety si chiedeva un mese fa: «Se Renée Zellwegger non sembra più lei è anche diventata un’attrice diversa?». Sono intervenute editorialiste e colleghe, prima tra tutte Rose McGowan, ma ora Renée, consapevole di giocarsi la partita più importante, interviene in prima persona con una lettera aperta sul blog dell’Huffington Post.
L’attrice parte riconoscendo che la sua «è un’esistenza fortunata, per cui mi sento disposta a pagare il prezzo che una vita pubblica porta con sé». Questo, racconta, significa a volte rassegnarsi all’umiliazione e rendersi conto che il silenzio ingigantisce un problema. Torna a quel sasso mediatico che è diventato valanga: «Nell’ottobre del 2014 l’articolo di un tabloid sosteneva che probabilmente ero ricorsa alla chirurgia estetica per modificare l’aspetto dei miei occhi. Della cosa non m’importava, era solo l’ennesima storia nel mucchio di oscenità sfornato ogni giorno dalla stampa scandalistica, alimentato da chi esercita la propria crudeltà vigliacca dall’anonimato dei pulpiti internettiani».
In una cultura di panni sporchi lavati in tv e dal baratto dell’intimità in cambio di notorietà «la scelta di prediligere la privacy finisce per fare di te un personaggio losco». Spiega che non ha scelto di intervenire per protestare contro «il bullismo pubblico di cui sono stata oggetto, né perché il valore del mio lavoro è stato messo in dubbio da un critico per cui oggi non incarno più la rappresentazione ideale di un personaggio concepito sedici anni fa e di cui si sente proprietario». Renée Zellwegger scrive «per esser giusta nei miei confronti, perché voglio fare delle considerazioni sulle verità della mia vita, e perché assistere alla trasmutazione della spazzatura da tabloid da mera speculazione a verità è un fenomeno inquietante». La storiella da tabloid non contava nulla «ma è diventata il trampolino per cui io sono stata poi citata in articoli seri sull’accettazione di se stessi e delle donne che cedono alla pressione sociale che impone loro aspetto e modo di invecchiare». Si dice convinta che qualunque decisione riguardo al proprio corpo sia un diritto dell’individuo, poi ribadisce: «Non che la cosa riguardi nessuno, ma io non ho mai deciso di alterare il mio volto e di sottopormi a un’operazione chirurgica agli occhi. Il fatto in sé non ha importanza per nessuno, ma che l’eventualità sia diventata tema di dibattito pubblico è una sconcertate dimostrazione dello stato di confusione in cui versa il mondo dell’informazione e dell’ossessione della società per il fisico». Nel corso della storia l’aspetto di una donna è sempre stato considerato misura del suo valore. Oggi si riconosce l’importanza della partecipazione femminile per le conquiste di una società «ma il doppiopesismo usato per sminuire la qualità del nostro apporto sopravvive e si fa strada nelle nostre coscienze sotto forma di caustico intrattenimento». L’attrice cita “materiali” per i titoli da tabloid: «Orrende scarpe, piedi orrendi, un sorriso orrendo, delle mani orrende, orrendo il vestito, una risata orrenda». Sono variabili che «diventano parametri per essere considerati e accettati, per scampare al doloroso dileggio».
Si interroga sul messaggio che arriva ai giovani e ai problemi su pregiudizio, accettazione di sé, bullismo. Chiude con una riflessione allargata: «L’ubiquità delle storie umilianti dei tabloid, ribadite online e sui giornali legittimano la crudeltà a norma culturale, tolgono sempre più spazio ai significativi fatti di cronaca che avvengono nel mondo. Potremmo parlare di più delle vere sfide sociali e di come si possa far di meglio».