Corriere della Sera, 8 agosto 2016
La prima Olimpiade leggera di Federica Pellegrini
Come sventolava la bandiera venerdì al Maracanà, così Federica vorrebbe nuotare da oggi nei primi due turni dei 200 stile, la gara che ha nel sangue: sorridente, sulla cresta dell’onda, quasi fosse un gioco. Compiuti i 28 anni proprio il 5 agosto, la più grande nuotatrice italiana della storia ha acquisito una saggezza e un disincanto che possono solo farle bene: «Questa Olimpiade la sto vivendo un po’ più alla leggera rispetto alle altre: non ho più la pressione del dover vincere per forza, non mi presento qui col primo tempo al mondo, per me è un po’ più facile viverla».
Federica sta trascorrendo l’ultima fase della sua carriera con una consapevolezza nuova che ne ha addolcito l’immagine e l’ha resa meno divisiva. Il ruolo di portabandiera è servito, ma il processo era iniziato da un po’. Qui riveste un ruolo di leader e di modello per le compagne; fa un uso moderato e divertente dei social (un piccolo documentario sulle camere del villaggio oppure una divertente clip del canto degli azzurri in pullman sulla strada per il Maracanà); coltiva con distacco quasi zen le sue ambizioni, in perfetto equilibrio tra il dentro e il fuori; sa infine scherzare con il suo ruolo di star, con il quale ha da sempre un rapporto ambivalente: le piace, ma a volte la imbarazza. «La vera stella della cerimonia non ero io. Era Gisele!».
Una storia completamente diversa era stata invece Londra. Quattro anni fa c’erano le aspettative, arrivarono solo le mazzate di due quinti posti nei 200 e nei 400 stile. Ma allora non c’era la condizione atletica, che adesso invece c’è. I segnali tecnici sono buoni da un po’. Sulla strada per Rio, Federica ha stampato il terzo tempo mondiale del 2016 (1’54”55), 21 centesimi dietro la svedese Sjostrom e 12 dietro la strafavorita americana Ledecky, che ammira Fede e alla quale Fede, confessa, pensa «quotidianamente da un anno e mezzo». Il ranking mondiale di solito è quell’elenco fatto per essere stracciato ai Giochi, ma è comunque un’indicazione importante. La staffetta 4x100 stile di sabato (record italiano al mattino, ottimo sesto posto in finale) ha poi aggiunto altro ottimismo. Il 53”16 lanciato in ultima frazione in batteria ha confermato che la velocità di base cresciuta negli ultimi mesi (Fede è anche sesta del 2016 nelle due vasche) può essere l’inatteso valore aggiunto alla famosa resistenza e alla celeberrima capacità di risalire la corrente nel finale: «I 100 sono diversi dai 200 – ha detto Fede dopo la staffetta – ma mi sono divertita». E se a tutto questo aggiungiamo il celeberrimo killer instinct che si dice spaventi le avversarie fin dalla camera di chiamata, le premesse per fare grandi cose ci sono tutte.
Naturalmente solo la vasca, con la finale di domani, potrà dire se questo è il racconto di un’illusione o un programma d’azione credibile. Una cosa è certa: Federica – fanatica del lavoro e del dettaglio – è convinta di avere fatto bene tutti i compiti a casa e questo le infonde grande tranquillità: «Non ho più niente da dimostrare, gli anni passano, le soddisfazioni sono sempre più preziose. Il record del mondo dei 200 stile un giorno me lo toglieranno, l’emozione di avere portato la bandiera a Rio no». E neanche un’eventuale terza medaglia olimpica. Che tuffandosi così, senza pensarci, Fede potrebbe regalarsi davvero.