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 2016  agosto 08 Lunedì calendario

Che aria tira a Ventimiglia, città blindata

VENTIMIGLIA (Imperia) Alla fine della giornata tirano tutti un sospiro di sollievo. Non è stato il pomeriggio nero dell’ordine pubblico a Ventimiglia. Il massimo della tensione, se così vogliamo chiamarla, si è ridotto a un battibecco fra un ragazzo di passaggio e un gruppo di No borders. «Andate a lavorare» ha urlato lui ai manifestanti che avevano appena finito la loro conferenza stampa in piazza Costituente. E le risposte sono diventate insulti crescenti. Questione di pochi minuti, con i carabinieri schierati in assetto antisommossa che hanno assistito alla scena da lontano. Nessun intervento, niente che potesse far partire la scintilla dei disordini.
Eppure nel primo pomeriggio c’erano camionette di polizia e carabinieri ovunque, un elicottero a controllare la situazione dall’alto e buone probabilità che fra i No borders e le forze dell’ordine si arrivasse allo scontro. A disinnescare la miccia per primi, in realtà, sono stati proprio i manifestanti pro migranti che avevano programmato il corteo pomeridiano tanto temuto. «L’abbiamo annullato – hanno annunciato mezz’ora prima – per non cascare nel trappolone della polizia che ci aspetta per caricarci».
In tre, all’ombra del tendalino di un bar, hanno messo sul piatto della bilancia gli argomenti del giorno prima: la morte del poliziotto Diego Turra, i 60 fogli di via «distribuiti fra i nostri compagni», i 600 migranti nel centro di temporanea assistenza del Parco Roja, il loro «diritto di scappare senza avere davanti i muri delle frontiere» e le cariche della polizia.
Qualcuno ha chiesto: avete fatto le condoglianze alla famiglia del poliziotto morto? Risposta: «A chi chiede a noi le condoglianze diciamo che noi non abbiamo niente a che fare con la sua morte e che ci rifiutiamo di vedere accostato il nostro nome a quello di una persona che è morta per infarto. Ricordiamoci invece che i suoi colleghi ci hanno inseguiti e picchiati».
Mentre il presidio nella piazza è ancora in corso arrivano notizie dal confine, poco più in là: ci sono sei nuovi arresti, cinque francesi e una ragazza toscana che vive a Parigi. Quindi si cambia idea: il corteo parte in direzione della polizia. Ma nessuno ha voglia di scontri e dopo un quarto d’ora di faccia a faccia fra dimostranti e carabinieri, il corteo fa marcia indietro. Si torna sotto il tendalino. Il sit-in resta lì ancora un’ora, poi prendono tutti la via del mare, arrivano in spiaggia fra i bagnanti, si disperdono. Alle sette del pomeriggio non c’è più traccia di quel rischio disordini ipotizzato il giorno precedente. Solo il resoconto sulle mazze e i coltelli sequestrati dai poliziotti agli arrestati.
Si fanno sentire, invece, le reazioni politiche. Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, per esempio. Che parla per il suo territorio di «situazione molto difficile» e della necessità di un «centro di identificazione e di espulsione» perché «la sicurezza nella città di confine sta diventato intollerabile. Chiediamo al più presto un intervento deciso e fermo del governo per ristabilire ordine e garantire l’incolumità dei cittadini di Ventimiglia».
Di tutto questo si discuterà oggi al tavolo per l’immigrazione che si riunirà in prefettura proprio mentre il capo della polizia Franco Gabrielli sarà in Liguria: a Genova, alla caserma di Bolzaneto, per esprimere il suo cordoglio ai colleghi del reparto mobile per il quale lavorava il poliziotto morto sabato pomeriggio, ma anche ad Albenga, per una breve visita privata alla vedova e alla madre dell’agente.