La Gazzetta dello Sport, 7 agosto 2016
È vero che mister Xi Jinping, signore e presidente della Cina, va matto per il football, ma non sarà solo per questo che i cinesi si sono comprati l’Inter e il Milan

È vero che mister Xi Jinping, signore e presidente della Cina, va matto per il football, ma non sarà solo per questo che i cinesi si sono comprati l’Inter e il Milan.
• Tra le due operazioni c’è questa differenza: sull’Inter hanno investito i privati, sul Milan, almeno per ora, direttamente lo Stato. Alleato addirittura con Taiwan.
C’è quell’intuizione di Kissinger: mentre le strategie occidentali sono modellate sul gioco degli scacchi, le strategie orientali sono modellate sul gioco del «wei ch’i» più noto da noi col nome di «go». Nel gioco degli scacchi, ammesso che lei lo conosca, si tratta di catturare il re avversario, dunque la linea di gioco dei due avversari si muove lungo un obiettivo di distruzione. In una partita di go, invece, si tratta di conquistare spazio, e di vincere, alla fine, soffocando l’avversario grazie a una supremazia territoriale. Abbiamo visto l’applicazione del principio del go nella recente questione relativa alla contesa intorno alle isole Senkaku e al tratto di mare oltre le 12 miglia. L’Aja, chiamata in causa per dirimere il contenzioso, ha dato torto marcio ai cinesi con una sentenza di 500 pagine, restituendo quelle acque agli americani, ma anche ai filippini, ai vietnamiti eccetera. Che cosa ha fatto Pechino? Ha accompagnato i comunicati ufficiali carichi di indignazione, con l’apertura di trattative segrete con tutti i paesi che si affacciano sul Mar della Cina, cioè Vietnam, Filippine, Indonesia, Malaysia, Brunei. Se il vero nemico è l’America, con gli altri si può trattare. Come è ovvio, nessuno tra i paesi dell’area può permettersi di avere la Cina come nemica. Per questa via la Cina si prepara a controllare non solo lo spazio del Mar Cinese meridionale, ma anche quello del Mar Giallo e del Mare dell’Est. Lo spazio si può conquistare anche senza possederlo.
• Che razza di spazio si può conquistare attraverso due squadre di calcio?
Molto, se si fa coincidere la parola “calcio” con la parola “comunicazione” o “immagine”. Ricorda come i cinesi prepararono le Olimpiadi del 2008? Un lavorio frenetico, la costruzione di centinaia di grattacieli in poche settimane, l’urbanizzazione forzata, cioè milioni di contadini costretti a trasferirsi in città con la forza o con la fame. Bisognava che la Cina facesse una gran figura nel mondo. «Il mondo, il mondo, il mondo e l’opinione che ha di noi, più alta è l’opinione che ha di noi, più forti saremo in qualunque confronto o contenzioso o conflitto. L’immagine è un’arma formidabile per conquistare spazio». Questo è il ragionamento, e del resto Berlusconi non ne ha fatto uno diverso quando ha comprato il Milan. C’era la passione calcistica, ma anche il calcolo. La Cina calcola che organizzando il mondiale del 2030, crescendo anche come forza della nazionale, magari vincendo un titolo, s’accrediterà ancora di più come paese all’avanguardia, da imitare. Un governo tirannico ha bisogno che i cittadini guardino la televisione, e che c’è di meglio del football? Che c’è di meglio, per moltiplicare il consenso, che far vincere in Europa squadre cinesi? Non ho bisogno di ricordarle le migliaia di campi di calcio e le migliaia di scuole calcio che si stanno aprendo laggiù. Nella ginnastica, nel nuoto, i cinesi obbligano i bambini a diventare macchine fin dai tre-quattro anni. Nel calcio è più complicato, ma vedrà che ci proveranno.
• Mi viene in mente che anche il calcio è questione di conquista dello spazio, alla fine. Cioè la strategia del go gli va bene.
C’è un altro elemento da considerare nell’acquisto di Inter e Milan. A parte gli inglesi, che ne ospitano 400 mila, l’Italia e la Francia sono quelli con le comunità più numerose, intorno ai 220 mila immigrati ciascuna. Di questi 220 mila immigrati, la comunità più forte sta in Lombardia ed è una comunità molto integrata con noi, come si è visto alle primarie milanesi del Pd.
• È tutta e solo comunicazione? Non ci sono ragioni economiche?
Il rallentamento dell’economia cinese è provocato soprattutto dal calo della domanda interna. Mentre i risparmi dello Stato e delle famiglie, ad onta di un indebitamente che è tre volte il Pil, sono davvero cospicui. Avendo meno possibilità di investire all’interno, i capitali cinesi si riversano naturalmente all’estero, al punto che americani, francesi e tedeschi hanno cominciato ad alzare barriere per fermarli. Trump vuole mettere un dazio del 45% sulle merci cinesi, ma anche nell’epoca Obama gli americani si sono messi di traverso parecchie volte (27 scalate bloccate). La Fairchild semiconductor, evidentemente persuasa dal governo, ha respinto un’offerta miliardaria cinese e s’è fatta comprare da un consorzio Usa che offriva il 10% in meno. In Francia, Germania e Inghilterra sta succedendo lo stesso.
• Noi non siamo in grado di alzare barriere?
Abbiamo un debito troppo alto e un’economia troppo ferma per permetterci il lusso di snobbare i dollari di Pechino.