La Gazzetta dello Sport, 6 agosto 2016
Roma è sporca, anzi sporchissima, e questo è un punto. Un altro punto è che l’assessore all’Ambiente del Comune di Roma, la personalità politica che dovrà occuparsi di rifiuti, è stata per dieci anni consulente dell’azienda romana dei rifiuti, incassando in tutti questi anni dalla stessa azienda romana dei rifiuti che ora dovrà governare sui centomila euro lordi l’anno, cioè, a saldo, più di un milione di euro

Roma è sporca, anzi sporchissima, e questo è un punto. Un altro punto è che l’assessore all’Ambiente del Comune di Roma, la personalità politica che dovrà occuparsi di rifiuti, è stata per dieci anni consulente dell’azienda romana dei rifiuti, incassando in tutti questi anni dalla stessa azienda romana dei rifiuti che ora dovrà governare sui centomila euro lordi l’anno, cioè, a saldo, più di un milione di euro. Un terzo punto è che la magistratura indaga, e ha scoperto che l’assessore all’Ambiente di cui sopra ha parlato al telefono per tre volte, di appalti e altre amenità, con il mostro Buzzi, uno dei protagonisti dello scandalo denominato Mafia capitale. Un quarto punto è che il sindaco di Roma è la grillina Virginia Raggi, appena insediata e già nella bufera, e accusata non troppo velatamente di muoversi a tentoni. Un quinto punto è che il Pd è all’attacco su tutta la linea e sostiene che l’assessore ai rifiuti del Comune di Roma deve dimettersi eccetera eccetera. Sappiamo che anche dentro il M5s c’è qualcuno speranzoso in una brutta fine politica della giunta Raggi, perché anche il M5s, benché candido come un giglio, è già diviso in correnti e al suo interno i capi di queste correnti, come da regola, si fanno un’implacabile guerra intestina.
• Non è una bega locale? Che ce ne frega?
Non è una bega solo locale perché osservando le cose di Roma - che comunque è la capitale d’Italia, e la nostra città più visitata, dunque i rifiuti di Roma fanno notizia anche all’estero - uno si fa un’idea sulle capacità del M5s di essere forza di governo. Quindi è interessante vedere come se la caverà, la sindaca grillina, in una querelle tipica di una grande città meridionale, o forse orientale, quella della gestione dei rifiuti.
• Lei parla di “assessore all’Ambiente”, ma avrebbe dovuto dire “assessora all’Ambiente”.
Già. Paola Muraro, 52 anni, sposata a un carabiniere, tre figli, cresciuta a Rovigo come la Katia Ricciarelli, ma originaria del Polesine. È laureata in Scienze agrarie, insegna Economia Industriale, è stata presidente dell’Associazione per l’ambiente Atia Iswa e dal 2004 consulente dell’Ama, la municipalizzata romana incaricata di tenere pulita la città. Secondo calcoli di Sergio Rizzo che la Muraro ha contestato malamente, il totale percepito dal 2004 a oggi è di un milione 136 mila euro. La cosa fa scandalo, e forse a torto. Più imbarazzante dovrebbe essere, forse, il fatto che la Muraro, mentre era consulente di Ama, era anche consulente di un paio di società a cui l’Ama ha poi assegnato appalti, per esempio la Bioman, che in associazione con la Sesa e la Ing.Am s’assicurò tre dei quattro lotti in palio «per il trasporto e recupero di rifiuti organici». Valore dell’appalto: 21 milioni di euro per due anni. Data: giugno 2013. L’appalto riguardava la struttura di Rocca Cencia, di cui l’attuale assessora s’è occupata fino allo scorso 30 giugno. Secondo il Pd questo basterebbe a giudicare la Muraro «unfit» per la gestione dei rifiuti.
• La Muraro che dice?
La Muraro sembra assai salda di nervi, e dice che all’Ama ha fatto risparmiare almeno 900 milioni. Di dimissioni, come vorrebbe il Pd, neanche a parlarne.
• Che cosa esce fuori dalle indagini della magistratura?
Ci sono tre telefonate tra la Muraro e Buzzi, e in una la Muraro parla con Buzzi di un certo appalto vinto dalla Centro Nazionale Servizi di Bologna. I giudici hanno giudicato tutt’e tre le telefonate penalmente irrilevanti, e dunque la polemica dovrebbe finire qui. Chiaramente il Pd spera in un avviso di garanzia, che metterebbe i grillini in un grande imbarazzo. Degli avvisati altrui i grillini hanno sempre chiesto le dimissioni immediate. I giudici ipotizzano la truffa ai danni di Ama, con contorno di frode nelle pubbliche forniture, traffico illecito di rifiuti e associazione a delinquere. Il campo dell’indagine riguarda però proprio il sistema di gestione dei rifiuti, seguito negli anni passati dalle varie giunte capitoline e centrato su accordi di ogni genere con il re della monnezza Manlio Cerroni, novant’anni e padrone della famigerata Malagrotta oltre che di un altro centinaio di discariche sparpagliate per il pianeta, Barcellona, Oslo, Rio de Janeiro, ecc.
• Come sta la faccenda della città sporca?
La città è sporca a macchie. I Parioli, dove abita l’assessora, sono pulitissimi. La Borgata Ottavia, dove abita la sindaca, è un letamaio. La sporcizia della città è un evidente esito della pessima organizzazione complessiva, cioè della mancanza, in tutte le giunte precedenti di qualsiasi colore, di pensiero strategico sull’intero ciclo dei rifiuti e sull’uso di questi rifiuti, in altri contesti una ricchezza e a Roma un costo. Con l’assurdo che il servizio è degradato mentre la tariffa per i cittadini è cresciuta in otto anni del 43% e per le imprese del 72%. Il presidente dell’Ama, Daniele Fortini, s’è dimesso il 4 agosto. L’Ama ha anche presentato un piano in base al quale la città dovrebbe tornare pulita entro il 20 agosto. Vedremo.