Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 05 Venerdì calendario

Il conte, la principessa, l’imprenditore e tutte le ville dell’Argentario intestate alla domestica e al giardiniere. Quando la fine di un amore finisce sotto inchiesta

Se non si rischiasse un’ammenda per eccesso di banalità, si potrebbe dire che questa storia ha per titolo perfetto: «Miseria e nobiltà». Invece no. Sempre scomodando l’immenso Antonio De Curtis, questa storia potrebbe rinominarsi «Totò truffa» e nessuno se ne avrebbe a male perché sempre di titolati si sta parlando e sempre di imbrogli di bassa lega si sta raccontando. Ma per arrivare al sequestro dei beni del conte Fabrizio Sardagna Ferrari von Neuburg und Hohenstein per truffa ai danni dell’erario e contestualizzarne l’operato, è necessario fare un passo indietro e descrivere l’uomo nell’interezza del suo carattere.
C’era una volta il conte Fabrizio, bell’uomo, modi spicci che, come nelle favole, aveva impalmato una di lui pari, la principessa Sofia Borghese, figlia di Scipione Borghese, discendente diretto di Papa Paolo V. Ma le favole hanno vita breve, il loro matrimonio dura più a lungo ma comunque nel 2008 finisce a stracci in faccia. Insulti e sangue blu, urla lungo via Veneto a Roma fanno rivoltare gli augusti avi nella tomba, in quanto viene aggredita addirittura la figlia che chiama le guardie del corpo in sua difesa. E proprio nella via della Dolce Vita il conte urla alla moglie: «Ti devi sottomettere, come tutte le mogli rimani sempre la mia cameriera», a una principessa, e che principessa, è intollerabile. All’apice dello scontro la principessa denuncia l’ex marito per stalking e lui viene condannato a tre anni di reclusione. Questo accade dopo il tentativo del conte di sfrattare la moglie dal castello di Tor Crescenza, già buen ritiro estivo di Berlusconi. Lei si barrica in casa sostenendo che l’ex marito l’ha picchiata, forte del fatto che il tribunale ha affidato a lei la magione dopo il divorzio, giusto per crescere lì i figli. Ma il conte è machiavellico e le pensa tutte. Tenta persino di bruciare, a detta della ex moglie, l’elicottero di cui lei si serve. Ma perché questa «guerra dei Roses»? Per gelosia. Sì perché la romantica principessa Borghese aveva avuto un ritorno di fiamma adolescenziale. L’oramai incanutito corteggiatore è Francesco Maria De Vito Piscicelli, imprenditore tristemente noto che la notte del terremoto dell’Aquila, al pensiero dei soldi che avrebbe potuto intascare con la ricostruzione, se la rideva alla grande facendo rabbrividire il mondo. Per il conte era troppo. E dire che l’imprenditore era il migliore amico di Sardagna e con lui passava intere giornate al Castello, tra piscine, golf, passeggiate, cene. Fino allo scippo della moglie e alla «fuitina» all’Argentario. Troppo anche per un conte.
Fermo immagine. Sarà bene ritornare a tutti i luoghi belli di cui si è parlato: castelli, ville, tenute, che il conte non ha però mai denunciato al Fisco, anzi, Per l’Erario era nullatenente, con redditi al di sotto della soglia di povertà, ovviamente nulla passava alla moglie. Invece, solo per citare il Castello della discordia, Tor Crescenza è una fonte inesauribile di denaro grazie all’affitto per matrimoni importanti. Edificato nel XV secolo è una location adattissima, con annesse cinque ville nel parco di Veio. Altre sette ville, edificate abusivamente, s’affacciano appunto sul mare dell’Argentario. E tutto questo ben di Dio milionario è intestato alla domestica e al giardiniere, per un’evasione fiscale di circa 12 milioni di euro, senza contare i circa 300.000 euro di imposta municipale mai versata alle casse comunali per gli affitti per convegni, cerimonie, soggiorni, tra il 2011 al 2013. Alla Guardia di Finanza del comando provinciale di Roma non è restato che procedere con il sequestro. Il tutto dopo aver controllato numerose società fittizie di diritto italiano ed estere, lussemburghesi e inglesi. Quello che abusivamente è stato costruito, legalmente sarà abbattuto, vale a dire le ville dell’Argentario. Se ne farà una ragione anche il ridanciano Piscicelli, anche perché avrà altro da pensare: è finito assieme al conte (massimo della beffa) in un’inchiesta della Procura di Grosseto per un contenzioso relativo alla proprietà della villa dell’Argentario Spini Bianchi.