Corriere della Sera, 5 agosto 2016
Costume e telefonino vibrano se si sta per troppo tempo al sole. È arrivata la “smart summer”
Sole e relax: finalmente al mare e tutti i pensieri vanno al primo tuffo, alle lunghe camminate sul bagnasciuga o alle rilassanti pennichelle sulla sdraio. Ma le preoccupazioni, anche in spiaggia, non mancano: è facile procurarsi fastidiose scottature per aver dimenticato la protezione e, quando si viaggia con bambini, l’ansia di perderli di vista mentre corrono e giocano è sempre dietro l’angolo. Piccoli inconvenienti che possono rovinare la vacanza e che Vodafone ha pensato di risolvere utilizzando la Internet-of-Things, l’evoluzione dell’uso della Rete che si estende anche agli oggetti, rendendoli «intelligenti» e connessi ai dispositivi mobile.
E se fosse proprio il costume – inseparabile compagno di ombrellone – a ricordarci di mettere la crema o di fare una pausa all’ombra? Bikini e cappello per lei, boxer per lui: si chiama «Smart Summer» ed è una linea di oggetti «smart» che, grazie a sensori UV, registrano l’esposizione al sole durante il giorno. Quando diventa eccessiva, l’informazione viene comunicata allo smartphone che, tramite app, avvisa l’utente. Non solo: lo stesso costume comincia a vibrare.
Sensori dello stesso tipo sono stati anche applicati ai berretti per bambini. Succede al mare di perdere di vista i propri figli, impegnati a costruire un castello di sabbia o a sfidarsi in gare di nuoto con gli amici. Per rendere la vacanza dei genitori ancora più rilassante quindi, Vodafone ha aggiunto un’altra funzionalità sul cappellino: una sim alimentata a bassa potenza e un dispositivo di localizzazione che inviano un alert a mamma e papà se il piccolo si allontana troppo. Due le tecnologie collegate: per le distanze brevi viene utilizzato il Bluetooth, che riproduce la prossimità dell’utente al bambino con grafici che passano dall’«acqua» – quando è vicino – al «fuoco», quando è troppo lontano. Per le lunghe distanze, si sfruttano i sistemi Gps e Gsm. che indicano la posizione del figlio sulla mappa dello smartphone. Completa la linea «Smart Summer» una valigia dotata dello stesso sistema di localizzazione. In aereoporto o in stazione, quasi impossibile smarrirla.
Gli indumenti da spiaggia di Vodafone sono solo alcune delle proposte del gruppo di telecomunicazioni, tra i leader globali nel mercato della Internet-of-Things. Costumi, cappello e valigia sono ancora prototipi, ma rendono l’idea delle potenzialità di questa tecnologia nel quotidiano. Soprattutto per il miglioramento della qualità della vita. In uno studio realizzato da YouGov, in cui si chiedeva quale funzione dovrebbe svolgere un accessorio «connesso» in termini di benessere e salute, i circa mille italiani interpellati hanno mostrato interesse soprattutto per oggetti che forniscano valori della pressione sanguigna (60%), che monitorino i livelli di stress (50%) e la qualità dell’aria (48%). E, parlando di tintarelle e creme solari, più della metà ha dichiarato che, con un alert, sarebbe più facile e probabile ricordarsi di mettere un altro strato di protezione o coprirsi per un po’ dopo un lungo periodo passato stando stesi al sole.
Oltre a Vodafone, c’è chi ha già pensato ad un accessorio per controllare l’esposizione ai raggi UV. Si tratta di «June», un braccialetto prodotto dalla società Netatmo, che analizza il tipo di pelle della persona che lo indossa e misura l’intensità dei raggi solari durante il giorno. Poi rielabora le informazioni e le personalizza. Raggiunto il massimo livello consentito, invia un alert allo smartphone. Sull’app si possono monitorare le informazioni in tempo reale e farsi anche consigliare come proteggersi: con la crema, gli occhiali o il cappello. Costo del braccialetto anti-scottature: 129 euro.
Ma gli utilizzi della IoT non si fermano qui. Dalla domotica alla medicina, dall’industria ai trasporti. Gli oggetti mantengono la loro vecchia funzione ma rinascono a nuova vita «digitale»: producono dati, li elaborano, trasmettono informazioni. E restando nel settore del weareable, non ci sono solo smartwatch e braccialetti intelligenti: la nuova frontiera è nascondere sensori e software in ciò che abbiamo tutti i giorni addosso, i vestiti.
Insomma, l’ultima moda da spiaggia a breve potrebbe diventare il bikini «connesso». Il prototipo arriva in tempo per festeggiare il settantesimo anniversario del costume a due pezzi. Nel 1946 lo stilista Louis Réard fu il primo a proporre alle donne di mettere in mostra l’ombelico. Donne che fino a quel momento sedevano in riva al mare con vestiti «da spiaggia» che le coprivano fino a sotto il ginocchio. Piano piano la stoffa si è ridotta: oggi di bikini se ne trovano di ogni forma, tipo e colore. E manca poco perché nei negozi si trovino anche quelli «parlanti».