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 2016  agosto 05 Venerdì calendario

E Bianca Berlinguer avrà una striscia quotidiana con Santoro

Un nuovo programma quotidiano per Bianca Berlinguer, sempre su Raitre. Una mezz’ora, dalle 18.30 alle 19, prima del “suo” Tg3. Non è la fascia oraria che la direttrice uscente aveva chiesto, ma la novità è che la sua squadra di autori sarà guidata da Michele Santoro, che rientra nella tv pubblica. Si parte, forse, a settembre, almeno questa è la richiesta della Berlinguer. Nei suoi colloqui dei giorni scorsi con il dg Campo Dall’Orto ha strappato anche l’impegno della Rai ad affidarle, da febbraio 2017, un programma di seconda serata, due volte a settimana.
Una trattativa complessa, quella tra i vertici Rai e la giornalista, ma alla fine un punto di intesa è stato trovato e così si è spianata la strada per l’arrivo del nuovo timoniere Luca Mazzà. «Guiderò il Tg3 lungo la linea della forte autonomia da ogni tipo di potere politico ed economico e del rigore nel racconto della realtà», le sue prime parole per sedare le critiche di chi lo dipinge come un “normalizzatore” per conto del governo. Soluzione trovata anche per Marcello Masi, giubilato dal Tg2 e prossimo vicedirettore del coordinamento dell’informazione di Carlo Verdelli. Ancora in cerca di una collocazione invece i direttori uscenti del Giornale Radio Flavio Mucciante (compagno della neodirettrice del Tg2 Ida Colucci) e Scipione Rossi, sostituito a Rai Parlamento da Nicoletta Manzione. «Ma non ci saranno nuovi parcheggiati», assicurano a viale Mazzini. Il cda Rai è finito 6 a 3, hanno votato contro i tre consiglieri vicini alle opposizioni Carlo Freccero (indicato dal M5S), Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca (centrodestra). A favore, oltre alla presidente Monica Maggioni e a Marco Fortis (rappresentante del Tesoro) si sono espressi il renziano Guelfo Guelfi e il centrista Paolo Messa. Sì più sofferto da parte degli altri due membri vicini al Pd Franco Siddi e Rita Borioni. Quest’ultima, vicina all’area dei turchi di Orfini e Orlando, non ha nascosto i suoi dubbi: «Questa operazione doveva essere gestita con più saggezza, per evitare strappi o polemiche che non fanno bene alla tv pubblica». Siddi ha avvertito: «Nessun tg possa dovrà qualificato come giornale del sì o del no al referendum costituzionale». «Sono stati scelti dei giornalisti interni all’azienda, solo due mesi fa sarebbe accaduto il contrario», dice Paolo Messa.
Freccero, il più battagliero, ha fatto un intervento in punta di diritto, ricordando come il pluralismo sia «una dimensione identitaria della Rai», bacchettando il piano news di Verdelli e i vertici per aver trascurato per i tg la pratica interna del «job posting», «più trasparente e prevista dal piano anticorruzione». Per Campo Dall’Orto una battuta fulminante: «Tra due mesi Renzi ti caccerà, e io ti difenderò…».