La Gazzetta dello Sport, 5 agosto 2016
Molto chiasso per le nomine Rai, varate ieri in via definitiva dal consiglio d’amministrazione dell’azienda, con 6 voti contro 3

Molto chiasso per le nomine Rai, varate ieri in via definitiva dal consiglio d’amministrazione dell’azienda, con 6 voti contro 3.
• Perché chiasso?
Si dice, da parte dell’opposizione, che la Rai è stata normalizzata. Nessuno dei nuovi direttori - dicono gli oppositori - darà il minimo spazio alle argomentazioni di chi, al prossimo referendum, vorrebbe la vittoria del “no”. Il consigliere Carlo Freccero, che siede in cda su indicazione dei grillini, parla, appunto, di «normalizzazione» e ha votato contro. La pietra dello scandalo sarebbe Bianca Berlinguer, vivacemente anti-renziana e sostituita al Tg3 dopo sette anni. La difendono adesso persino i due consiglieri di destra Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale, e, in Parlamento, Brunetta e Gasparri, i quali paventano, con l’allontanamento della Berlinguer, una diminuzione del pluralismo e, suppongo, della democrazia. Il sindacato dei giornalisti (Fnsi+Usigrai) grida che non è stato presentato un progetto, o un piano editoriale, perché solo dopo la presentazione di un progetto, o piano editoriale, avrebbe avuto senso procedere alle nomine, cioè alla scelta di nomi coerenti con quel progetto, suppongo varato al termine di un giro impressionante di comitati, ognuno dei quali avrebbe aggiunto un che di suo.
• Lei ha un tono scettico.
Sono scettico sul concetto di «progetto». Mi piacerebbe leggere un progetto, sensato, preparato dai giornalisti della Fnsi o dell’Usigrai, colleghi in genere ignoti al pubblico e poco esercitanti la professione. In questo modo riuscirei a capire almeno a grandi linee a che cosa pensano. L’unico progetto sensato, quando si parla di giornali, è quello di dare il maggior numero di notizie, in modo equilibrato e senza grida, e, senta un po’, senza guardare in faccia nessuno però tenendo presenti le garanzie di tutti.
• Invece?
Questa storia del progetto preventivo è uscita fuori anche in Commissione Parlamentare di Vigilanza: l’altra sera (ore 22) il senatore Federico Fornaro, della minoranza Pd - cioè nemico di Renzi - ha proposto un ordine del giorno per invitare il direttore generale e il consiglio d’amministrazione a rinviare tutto in attesa di un «atto d’indirizzo» (è un altro nome per «il progetto») della stessa Commissione parlamentare di vigilanza. Appoggiavano questa proposta: Gasparri e Brunetta di Forza Italia, Fratoianni di Sinistra Italiana, Rampelli di Fratelli d’Italia, Airola del M5s e Crosio della Lega. Cioè tutta l’opposizione. A sorpresa il presidente della Commissione, Roberto Fico, all’opposizione anche lui, s’è rifiutato di mettere ai voti la proposta: «La Vigilanza non ha titolo sulle nomine». Sacrosanto, ma è seguita una bagarre al culmine della quale Fico ha detto: «Non possiamo accettare lezioni di pluralismo dal duo comico Brunetta-Gasparri, sono loro che per anni hanno piazzato i loro uomini in Rai e adesso storcono il naso semplicemente per non essere stati coinvolti nel nuovo valzer lottizzatore di Renzi». Sacrosanto pure questo, a parte gli insulti. Brunetta intanto faceva a urli con la Maggioni («Io all’università la boccerei», «Sono brava più di lei nei talk-show, urlo più di lei» ecc.) e i due bersaniani di ferro Gotor e Fornaro si dimettevano dalla Commissione dato che non corrisponde al paese in cui vogliono vivere.
• Sa che siamo dei pessimi giornalisti? Non abbiamo ancora detto chi sono i nominati.
Mario Orfeo resta direttore del Tg1. Piuttosto indiscutibile: durante la sua direzione ha accumulato fino a dieci punti di vantaggio sul Tg5. Al Tg2 va Ida Colucci, che era già vicedirettore della testata. Il rimosso Marcello Masi, difeso da Alfano (un altro preoccupato del pluralismo), va a fare il vice del direttore dell’offerta informativa, Carlo Verdelli. Al Tg3, al posto di Bianca Berlinguer, Luca Mazzà, giornalista economico, calabrese, 54 anni, le cui credenziali renziane sono garantite dal fatto che l’anno scorso ha lasciato la redazione di Ballarò in polemica col troppo antirenziano Giannini. La Berlinguer avrà, in cambio, un programma quotidiano alle 18,30 su Raitre, programma di cui sarà autore Michele Santoro. Da febbraio, le saranno assegnate anche due seconde serate. Io dico che ci ha guadagnato. Completano il quadro: Andrea Montanari a RadioRai, Nicoletta Manzione a Rai Parlamento.
• Perché sulla Rai non si riesce a trovare la pace?
La Rai influenza il suo pubblico, e può determinare l’esito delle elezioni. Anche al tempo di Internet? Credo di sì. La Rai, inoltre, è ancora strutturata sul modello anni Settanta, quando i partiti si spartivano reti e tg: il primo alla Dc, il secondo al Psi, il terzo al Pci. La lottizzazione scendeva poi giù per li rami in ogni singolo comparto, e ovunque. Questo mostro passava per un modello di democrazia e ha prodotto un personale di 13 mila dipendenti, quasi tutti sistemati dai politici e nella gran parte dei casi incapaci. A questa struttura, da demolire dalle fondamenta, non si è mai messo veramente mano. Beh, sì, un piano editoriale credibile potrebbe essere questo: passare dagli anni Settanta agli anni Duemila.