ItaliaOggi, 3 agosto 2016
L’app preferita dai terroristi dell’Isis
È diventata, suo malgrado, l’applicazione preferita dagli jihadisti, per almeno due motivi: l’inviolabilità del software e la praticità. Infatti negli ultimi mesi Telegram compare in numerosi dossier dell’antiterrorismo. Per esempio, i due giovanissimi autori dell’eccidio nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, dove è stato sgozzato padre Jacques Hamel, utilizzavano l’applicazione di messaggeria istantanea: Abdel-Malik Petitjean vi aveva diffuso il video in cui proclamava la propria fedeltà all’Isis, mentre il complice Adel Kermiche vi aveva postato dei messaggi in cui annunciava che avrebbe compiuto «una grande impresa».
L’app di messaggistica, nata nel 2013, offre delle vere e proprie chat segrete in grado di autodistruggersi, senza lasciare tracce sui server, dopo un determinato lasso di tempo. Nemmeno Telegram può visualizzare cosa contengono.
Gli utenti sono almeno cento milioni nel mondo. Tra questi, purtroppo, anche molti jihadisti, visto che l’Isis raccomanda di utilizzare questa app. Ma ci sono anche numerosi uomini politici. Inoltre in Iran Telegram si è imposta come uno dei principali canali di informazione non censurati, a differenza di Facebook e Twitter.
Lo scorso febbraio, la app è stata tuttavia costretta a chiudere decine di account e tutti i canali «ufficiali» dell’Isis. E ciò malgrado la riluttanza del suo ideatore, il russo Pavel Durov, che qualche giorno dopo gli attentati di Parigi aveva dichiarato: «Penso che il diritto alla privacy sia più importante della nostra paura di vedere verificarsi cose brutte come il terrorismo».