Corriere della Sera, 3 agosto 2016
Berlino ’36 o la nascita delle Olimpiadi come evento mediatico
Fra pochi giorni, al Maracanã di Rio, si svolgerà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Confesso che la visione del documentario «Le Olimpiadi naziste», trasmesso da History C. (lunedì, ore 22) mi ha messo i brividi.
1° agosto 1936: Hitler dà avvio alle Olimpiadi in Germania. Dietro l’organizzazione perfetta e l’apparente rispetto dello spirito olimpico, si nascondono imbrogli, corruzione e collusione tra il partito nazista e il Comitato Olimpico. Per Hitler è l’occasione per celebrare lo splendore e la maestosità della Germania nazista di fronte agli occhi di tutto il mondo.
Non solo: le Olimpiadi moderne, così come le intendiamo oggi (un grande evento mediatico), nascono proprio a Berlino. La sport assume una nuova valenza, un valore politico aggiunto. La Germania spende per l’allestimento delle strutture una cifra astronomica, Hitler non bada a spese, desidera solo che il suo Paese rifulga di grandiosità architettonica, maestosità e splendore.
È la maschera con cui il nazismo nasconde il suo piano di morte: due anni dopo ci sarà l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania con una votazione farsa. Molti ideali del nazismo (la cura del corpo, l’atletismo, la disciplina, la riscoperta di antiche ritualità…) sono condivisi dal Cio, i cui membri sono facilmente impressionabili dalle lusinghe della Germania. E poi l’invenzione del viaggio della torcia olimpica, le cerimonie d’apertura e di chiusura, la magnificenza degli impianti, la fine del dilettantismo (gli atleti tedeschi sono pagati dallo Stato), lo sport come addestramento paramilitare, il gigantesco apparato di sorveglianza. E pazienza se neri ed ebrei vengono considerati come «razze subumane».
Con le Olimpiadi del ‘36 nasce anche la tv tedesca (a Berlino c’erano sale di proiezione) e, lo ripeto, il concetto di «evento mediatico», oggi alla base di tutte le grandi manifestazioni sportive.