la Repubblica, 3 agosto 2016
Sigonella è pronta per sferrare l’attacco all’Isis
Berlino Per arginare l’allargamento del sedicente Stato Islamico, si può anche mettere da parte il passato, compreso quel momento di orgoglio nazionale e irritazione anti-americana che il nome Sigonella evoca. L’accordo fra Washington e Roma dovrebbe essere già operativo, tanto più che la base sulla costa siciliana è già utilizzata ampiamente dalle forze Usa: dalle piste in provincia di Catania decollano i giganteschi aerei senza pilota Global Hawk, capaci di restare in volo un giorno e mezzo per tenere sotto controllo l’intero continente africano. Molto probabilmente le loro immagini sono già state utilizzate per preparare le operazioni in territorio libico: a essi si aggiungeranno adesso i più piccoli Predator B, soprannominati Reaper, cioè “mietitori”, perché armati di missili e già rodati in operazioni letali in Pakistan, nello Yemen, in Somalia. Al momento dalla base siciliana partono gli aerei antisommergibile americani P-3 Orion e gli italiani Breguet Atlantic, in via di sostituzione con i più moderni P-72. La loro missione è quella di pattugliamento del Mediterraneo, sia in chiave antisommergibile che per il controllo delle migrazioni: sembra da escludere un qualsiasi ruolo per questi mezzi nelle operazioni contro lo Stato Islamico in Libia, così come dovrebbe continuare senza variazioni il movimento dei mezzi destinati alle missioni Sophia, Mare sicuro e Mare nostrum.
Non è chiaro al momento se il traffico militare dovrà imporre misure di riduzione a quello civile, prezioso per l’economia della regione in periodo estivo. Nelle prossime settimane si dovrebbe capire anche se il Pentagono prevede di schierare nella base siciliana anche i cacciabombardieri, F-16 o magari anche F-22, in attesa della piena operatività degli F-35. I jet sono dotati di minore autonomia rispetto ai droni e dunque avrebbero bisogno di rifornimento in volo, ma offrono comunque maggiore flessibilità e l’immediatezza di reazione del pilotaggio umano non mediato dalle comunicazioni via radio o via satellite. Nell’intervento in Libia del 2011, la struttura dei raid prevedeva due rifornimenti: il caccia si accostava all’aereo tanker prima di arrivare alla zona di operazioni, sulla quota di rifornimento di 7-8mila metri. Poi compiva la sua missione, per poi tornare a riempire i serbatoi prima di ritornare. Questo secondo rifornimento permette al caccia di avere a disposizione l’autonomia necessaria per atterrare con tranquillità anche in caso di imprevisti, come un problema sulla pista.
Mentre i rifornimenti sono previsti sempre alla stessa altezza, quella di crociera dei tanker, i caccia volano in genere ad altitudini maggiori, per poi scendere a quote più modeste nella fase più operativa dei raid. L’esigenza di tenere i jet fuori della portata di eventuali armi antiaeree in possesso dei miliziani dello Stato Islamico impone che gran parte delle missioni sia compiuta di notte e da grande altezza.
Oltre ai comandi in mare, sulla squadra navale che ha gestito i primi giorni dell’attacco, e nelle basi europee, le operazioni saranno seguite sugli schermi degli aerei radar Awacs Sentry, assetti preziosi che la Nato ha di base a Geilenkirchen, nel sud della Germania, ma che utilizzano come base operativa avanzata anche l’aeroporto di Trapani-Birgi.