Corriere della Sera, 3 agosto 2016
La morte di Susanna e la psicosi meningite
Dopo la tragedia è l’ora della psicosi. Un mal di testa che non passa, una febbre persistente. E l’allarme meningite ha già spinto migliaia di giovani Papa boys di ritorno dalla Giornata mondiale della gioventù a Cracovia a recarsi in ospedale per sottoporsi a visite e profilassi antibiotica. In Veneto soprattutto, ma anche in Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana. Umbria e Lazio. Dal ministero della Salute confermano che è scattato il protocollo previsto per questi casi, che «non c’è un’emergenza» e che la distribuzione di medicinali anti meningite è partito «come eccesso di prudenza, ma più che giustificabile in un caso come questo». La profilassi obbligatoria deve infatti essere seguita da chi è stato a contatto diretto con il paziente infetto nei 10 giorni che hanno preceduto il manifestarsi della malattia. E così sono state le singole Regioni ad attivarsi per informare e mettere a disposizione dei pellegrini le strutture dove rivolgersi per ottenere notizie ed eventualmente cure.
La vicenda di Susanna Rufi, 19 anni, la studentessa romana dell’Appio Claudio morta lunedì mattina in un ospedale di Vienna dopo che si era sentita male il giorno precedente sul pullman che la stava riportando a Roma con 50 ragazzi di tre parrocchie romane, ha fatto il giro del mondo. La giovane è stata uccisa da un attacco di meningite fulminante. Risparmiata la sorella, Margherita, di 17 anni, che con lei aveva partecipato al pellegrinaggio come tutti gli altri ragazzi sul torpedone, dimessi dai medici viennesi dopo la profilassi e giunti a Roma all’alba di ieri. Commovente l’incontro con i genitori che hanno vissuto ore d’inferno e sono andati a prenderli nelle parrocchie di San Policarpo e Santa Maria del Buon Consiglio.
La preoccupazione di tutti era (ma per molti che non si sono ancora presentati in ospedale è tuttora presente) collegata all’allarme lanciato dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana, che ha stimato in 100 mila le persone che la settimana scorsa hanno frequentato «Casa Italia» a Cracovia e che potenzialmente potrebbero essere entrate in contatto con Susanna. Che tuttavia, come è stato ricostruito da chi accompagnava la sua comitiva, sarebbe passata per il quartier generale dei Papa boys italiani solo fra la mattinata di mercoledì e le giornate di giovedì e venerdì scorsi. Oltre ai più di 1.200 pellegrini sottoposti a profilassi in Veneto, ai 98 a Bolzano (dove sono state allestite due tende per il triage d’emergenza), alle centinaia anche nel Lazio – dove la Regione ha attivato il Seresmi, il Servizio regionale sorveglianza malattie infettive, e i medici del pronto soccorso dell’ospedale Lazzaro Spallanzani per le malattie infettive —, sono sotto cura anche i tanti addetti ai lavori (giornalisti, accompagnatori, personale tecnico) presenti a Cracovia in questi giorni, funestati anche dalla scomparsa dell’inviata della Rai e della «Vita in diretta» Anna Maria Jacobini, trovata senza vita nella sua stanza d’albergo. E a Udine un’amica di Susanna è stata ricoverata in osservazione: per fortuna era solo influenza.
«Signore, grazie per averci donato Susanna». Dall’altare don Alessandro, parroco della chiesa di San Policarpo all’Appio, ricorda commosso l’organista che ogni domenica accompagnava la messa. Ma anche l’animatrice dell’oratorio estivo che faceva divertire i bambini, la volontaria che partecipava ai campi scuola e ai Grest — i Gruppi ricreativi estivi —, la studentessa che alla fine di giugno aveva passato la Maturità a pieni voti all’«Augusto», lo storico liceo classico del quartiere.
Perché Susanna Rufi era tutto questo, e anche di più. E in più di un centinaio l’hanno ricordata ieri sera con le lacrime agli occhi, fra canti e preghiere, durante la veglia in parrocchia organizzata poche ore dopo il ritorno a Roma dei suoi compagni di pellegrinaggio a Cracovia. «Ho chiesto ai nostri giovani di restare a casa per non stancarsi e stare tranquilli», aggiunge don Alessandro. Ragazzi comunque increduli, come Dario, che fuori dalla chiesa, fumando una sigaretta dietro l’altra, ripensa «a quanto Susanna fosse solare, tanto che Dio proprio per questo l’ha ripresa con sé». Per lei il viaggio a Cracovia per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù con papa Francesco era proprio il premio per la promozione alla Maturità.
Ma era anche la conclusione di un percorso di catechesi e di avvicinamento all’evento che la studentessa aveva seguito come sempre con attenzione e partecipazione. Prima di salire sul pullman per la Polonia Susanna era andata in vacanza per qualche giorno in Toscana con papà Enrico, giornalista e conduttore a Radio Radicale, mamma Leila, docente universitaria, e la sorella minore Margherita. Al suo ritorno dal pellegrinaggio ci sarebbe stata l’emozione per l’iscrizione all’università. Forse a Lettere. «Più probabilmente a Fisica alla Sapienza, era un’appassionata di numeri e matematica, voleva studiare la teoria delle particelle», rivela una quindicenne che frequenta anche lei l’«Augusto» e che piangendo corre ad abbracciare un’amica.
Ma la sua casa, oltre a quella di via Sestio Calvino, dove anche lì ieri piangevano tutti, dal portiere ai condomini, era proprio San Policarpo. Con il teatro, la musica, il mare. «E il suo sorriso indimenticabile», come spiega l’amica Irene. «Ma c’erano anche le battute nei corridoi a scuola, le imitazioni dei professori che facevamo fra un’ora e l’altra», ricorda Andrea, un altro compagno di mille avventure.
A colpire la comunità di San Policarpo è come Susanna sia stata strappata alla vita. Una morte che nessuno aveva immaginato. E sui social network qualcuno fra i suoi conoscenti avanza qualche sospetto su dove la studentessa possa essere stata contagiata dalla meningite. «L’ha presa in Toscana dove era andata in vacanza con la famiglia prima del viaggio a Cracovia. Lì c’era stato un altro caso proprio in quei giorni», scrive convinta Carlotta. Cinquantatré casi in 15 mesi, 23 solo nel 2016. Forse è solo una coincidenza. Poco importa, Susanna non c’è più. E i genitori degli altri ragazzi si informano: «Si può sapere il settore dove erano posizionati a Cracovia i ragazzi di San Policarpo?».