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 2016  luglio 30 Sabato calendario

Petrolio, nuovo crollo in vista

Il petrolio Wti è sceso intorno a 41 dollari e da inizio luglio è crollato quasi in territorio da mercato Orso per effetto del timore che il mondo sia ancora inondato di greggio. Un surplus di benzina in espansione a livello mondiale e i primi segnali di aumento della produzione negli Stati Uniti e nei Paesi Opec hanno trascinato verso il basso le quotazioni dal massimo di 51,2 dollari toccato l’8 giugno. Da allora il mercato è in ribasso del 20%. «Crediamo che questa situazione di basse quotazioni ed elevata volatilità dei prezzi sia destinata a proseguire», ha ammesso Ryan Lance, amministratore delegato di ConocoPhillips, durante la conference call di giovedì in cui la società ha comunicato una perdita di 1,07 miliardi di dollari.
Giovedì il future a settembre del greggio statunitense si è attestato all’ultimo di una serie di minimi da tre mesi, a 41,14 dollari al barile. È risultato in calo in otto delle ultime nove sessioni e ha appena aggiornato la seconda sequenza di sei ribassi consecutivi negli ultimi due mesi, arrivando all’assestamento più basso dal 19 aprile. I crolli del greggio hanno compromesso il recente ottimismo in forza del quale sembrava che i mercati del petrolio finalmente avessero iniziato a recuperare dal lungo periodo di eccesso di offerta, che ha causato il tonfo sotto la soglia di 27 dollari all’inizio di quest’anno. Inoltre, i cali recenti ricordano il comportamento del mercato dello scorso anno, con il rally primaverile del greggio che poi ha perso slancio e si è stabilizzato prima del tracollo avvenuto verso fine 2015.
Nelle ultime settimane i mercati emergenti e altre commodities hanno continuato la cavalcata, mentre il Dow Jones Industrial Average ha raggiunto il massimo assoluto, uscendo dal modello consolidato secondo cui i prezzi dell’oro nero influenzavano fortemente al rialzo o al ribasso molti altri asset. Secondo gli analisti, la grande disponibilità di benzina e di altri prodotti raffinati potrebbe rallentare la domanda di greggio anche nel corso di un periodo di forte richiesta. Stando a Citigroup, i raffinatori hanno quasi raggiunto il record di 500 milioni di barili di benzina di scorte a livello mondiale. Infatti, i produttori statunitensi di shale hanno contestualmente incrementato il numero di impianti di trivellazione in funzione in sette delle ultime otto settimane.
La Us Energy Information Administration mercoledì ha annunciato che le scorte di greggio la scorsa settimana sono aumentate di 1,7 milioni di barili, a fronte di un calo di 1,6 milioni di barili stimato dagli analisti. Giovedì Royal Dutch Shell ha pubblicato un calo del 93% dell’utile e l’aumento del debito in relazione all’ultimo trimestre, il che ha pesato sul titolo. Anche player più piccoli, come la francese Total e la spagnola Repsol, hanno rivelato una diminuzione dell’utile e allo stesso modo i concorrenti Bp e Statoil hanno annunciato pessimi risultati di bilancio.