Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 30 Sabato calendario

Una bella mostra per riscoprire Giorgio Morandi

L’incisione e il disegno sono stati fondamentali per Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964). Opere preparatorie ai dipinti, ma anche lavori autonomi a se stanti, decisivi per i suoi cambiamenti stilistici. Una sorta di cartina di tornasole, esperimenti del pensiero e della poetica su carta e lastra. Un castello svizzero ci ricorda questa ricerca, ospitando 15 suoi disegni e 11 incisioni, dagli anni Venti agli anni Sessanta del Novecento, tre tele e un acquarello (Natura morta, 1958). La mostra, a cura di Mara Folini, si intitola Giorgio Morandi, Forme, colori, spazio, luce ed è ospitata al Museo Castello San Materno di Ascona, fino al 18 settembre. Si tratta della prima iniziativa organizzata in questo spazio e nasce da un progetto della fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta, in collaborazione con la Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft di Freiburg im Breisgau, che ha prestato 28 delle 30 opere esposte appartenute al fondatore e collezionista Frank Armin Morat.
Giorgio Morandi conduce una vita ritirata, abitando con le sorelle a Bologna e trascorrendo tutte le estati a Grizzana, un borgo dell’Appennino, diventato celebre proprio per gli splendidi paesaggi raffigurati dal maestro. Passa molto tempo nella sua stanza atelier dipingendo ciò che vede dalla finestra e gli oggetti collezionati nel suo studio dal 1914, oltre un centinaio, tra i quali seleziona quelli che con tranquillità e facilità può disporre a proprio piacimento sul tavolino: bottiglie, caraffe, fiori, frutta. La natura morta insieme al paesaggio sono i generi in cui eccelle e caratterizzano la sua inconfondibile cifra espressiva. Come ben scrive Mara Folini, le figure si riducono a forme geometriche semplici ed elementari: cubi, cilindri, sfere, triangoli. La pittura di Morandi è intrisa di poesia e di un’atmosfera silenziosa e contemplativa, «lo specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso al di fuori dei movimenti e degli scarsissimi contatti con altri pittori del suo tempo». Tra gli amici dell’Accademia di Bologna, dove si è diplomato nel 1913, ricordiamo Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, ma i suoi maestri appartengono all’antico: Giotto, Piero della Francesca, Chardin, Corot, Cézanne, per la resa impareggiabile dei volumi. Anche i colori sono significativi. Nei dipinti la gamma cromatica rivive costantemente: delicati marroni e rosa, grigi polverosi e opachi, il verde dei boschi, tinte neutre raffinate ed eleganti.
Nelle incisioni e nei disegni i colori spariscono, restano la forma e il segno, ora consolidati e incisivi (Natura morta, acquaforte su zinco, 1929), ora più rarefatti (Natura morta, matita su carta, 1956). Nelle acqueforti, la composizione talvolta è severa e le bottiglie strette tra loro formano un unico blocco: ciò che interessa è lo studio dei volumi. Nelle carte il gesto è spesso delicato e minimale, domina il bianco del supporto. La produzione calcografica, composta da 133 opere totali, è particolarmente interessante, a testimoniare quanto sia stata determinante nel lungo impegno artistico del pittore, che comincia a sperimentare giovanissimo, nel 1910-’11, e continua fino agli ultimi anni di vita. Autodidatta, si cimenta nei vari procedimenti tecnici finché non si sente perfettamente padrone del mezzo. Nelle prime prove sono evidenti richiami cubo-futuristi, negli anni Venti è chiaro l’esempio di Rembrandt nella resa dei valori tonali e nel magistrale utilizzo del chiaroscuro. Quando inizia la sua carriera accademica Morandi insegna proprio Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1930 al 1956, realizzando numerose acqueforti_ ha già acquisito una grande sicurezza, può quindi dedicarsi a rivisitare poeticamente i motivi che gli sono cari, con tratteggi più liberi e sciolti.
Nel 1953 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile per l’incisione. In ogni attività, dalla pittura alla produzione grafica, l’artista si muove con la stessa capacità di concentrazione, raggiungendo esiti altissimi per elaborazione e lirismo. Fra le tecniche incisorie preferite, trova un posto speciale l’acquaforte. Il rapporto con la pittura resta intenso, tanto è vero che Morandi si avvale dei medesimi soggetti, in entrambi i casi con risultati sempre differenti. Sia gli oggetti, sia i paesaggi sono resi in modo essenziale, perché come rimarca Roberto Longhi non sono che pretesti per l’espressione del sentimento.