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 2016  agosto 02 Martedì calendario

Intanto Unicredit è finita nel mirino

Il mercato si accanisce su Unicredit  dopo l’esito degli stress test. Il titolo ha chiuso la seduta con uno scivolone del 9,4%, a 1,98 euro, sotto la soglia dei 2 euro, peggiore tra le banche del Vecchio Continente. In generale gli esami dell’Eba hanno riacceso la volatilità sui mercati (l’indice Dj Stoxx delle banche ha ceduto l’1,8%), ma gli investitori hanno preso di mira in particolare le banche italiane, che hanno perso in media il 4,9% (vedere articolo a pagina 4). L’esito dei test – che hanno visto il Cet1 di Unicredit  scendere al 7,1% al 2018 nello scenario avverso, a fronte del livello minimo del 10,75% chiesto dalla Bce con gli Srep dello scorso novembre – ha riacceso l’attenzione sul fabbisogno di capitale della banca, che dispone di un cuscinetto patrimoniale tra i più bassi all’interno delle Sifi, le banche di rilevanza sistemica. È stata la stessa Unicredit  che, comunicando venerdì 29 l’esito degli esercizi, ha confermato che valuterà con la Vigilanza «se siano necessarie ulteriori misure o modifiche del piano di capitale». Equita ha ricordato che Unicredit  è uscita peggio rispetto agli stress test del 2014 (-384 punti di Cet1 contro i -280 dello scorso esercizio) e ha giudicato negativamente un risultato che ha evidenziato «un significativo shortfall già nello scenario base e un debole risultato in caso di stress», con la conseguenza di aumentare «la pressione per ricapitalizzare».
Il problema è in cima all’agenda del nuovo amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, che appena entrato in carica ha avviato una revisione strategica delle attività allo scopo di aumentare la redditività e rafforzare il capitale. Anche la Bce sta guardando a fondo il problema come dimostrano le due ispezioni condotte tra febbraio e maggio, i cui esiti non sono ancora noti, e che hanno riguardato proprio l’accuratezza del calcolo della posizione di capitale del gruppo («Capital position calculation accuracy») e la gestione degli asset e dei crediti deteriorati («Management of distressed assets/bad loans») in Italia. Proprio per dare un segnale ai mercati delle priorità di Unicredit, Mustier ha ceduto nei giorni scorsi il 10% di Fineco  e Bank Pekao, con un beneficio di circa 20 punti base sul capitale Cet1, mentre continuano a inseguirsi voci di nuove cessioni allo scopo di mitigare un fabbisogno di capitale che gli analisti stimano, in assenza di certezze, tra 4 e 9 miliardi di euro.