La Stampa, 2 agosto 2016
E il Califfo minaccia Putin
Il Califfato promette al Cremlino di portare la guerra santa nel cuore della Russia nel giorno in cui un elicottero del contingente inviato da Mosca in Siria viene abbattuto provocando la morte dei 5 militari a bordo. È questo l’ultimo atto dello scontro tra Abu Bakr al Baghdadi e Vladimir Putin, un conflitto nel conflitto che assume connotazioni strategiche, visto che è stata proprio la discesa in campo di Mosca al fianco di Damasco a cambiare le sorti della guerra in Siria. Una discesa che risale a circa un anno fa e alla quale il Califfato risponde affidando anatemi contro la nazione attraverso le sue cannoniere mediatiche.
Questa volta il filmato riprende un uomo a viso coperto che guida un’auto nel deserto e urla: «Ascolta Putin, verremo in Russia e vi uccideremo nelle vostre case. Fratelli, in nome della jihad uccideteli e combatteteli». Il video mostra anche uomini armati che attaccano veicoli blindati e tende, raccogliendo armi nel deserto. Secondo i sottotitoli si tratterebbe di un’azione avvenuta ad Akashat, nella provincia irachena di Anbar. Un collage di immagini che punta a intimorire Putin per il suo coinvolgimento nel conflitto al pari del «satana americano».
Il Cremlino non sembra farsi intimorire, anzi minimizza. «Probabilmente non dobbiamo esagerare l’importanza di questi filmati – dice il portavoce di Putin, Dmitri Peskov -. Visto che la lotta contro di loro si intensifica e sono messi all’angolo, i terroristi usano la tattica dell’intimidazione». Mosca però non si posta di un millimetro: «Tali minacce non possono influenzare la linea seguita dalla Russia nella lotta al terrorismo che continua in tutte le direzioni», dice Peskov il quale assicura che i filmati sono stati esaminati con la dovuta attenzione dai servizi speciali responsabili dell’attività anti-terroristica e della sicurezza.
Nonostante le rassicurazioni del caso però, Mosca deve fare i conti con una nuova perdita in territorio siriano. O meglio di 5 perdite: tanti erano gli uomini a bordo di un elicottero Mi-8 abbattuto nei pressi della provincia di Idlib. Le vittime sono tre membri dell’equipaggio e due ufficiali russi del «Centro di riconciliazione» delle parti belligeranti in Siria, che si dirigevano all’aerodromo di Hmeymim dopo aver fornito aiuti umanitari alla città di Aleppo. «Stiamo utilizzando ogni risorsa per capire cosa sia avvenuto, secondo le informazioni ricevute dal ministero della Difesa coloro che si trovavano all’interno del velivolo sono morti – ha spiegato il generale russo Serghiei Rudskoi da Mosca -. Morti eroicamente perché cercavano di allontanare il velivolo per evitare vittime a terra». La zona della Siria dove è stato abbattuto l’elicottero è controllata da Jabhat al-Nusra, formazione di ex qaedisti che ha da poco sancito il distacco da «La Base» e da «gruppi della cosiddetta opposizione moderata», prosegue Rudskoi. «Le unità terroristiche dell’Isis, di al Nusra e le formazioni moderate che si sono unite – sottolinea il generale -, continuano gli attacchi contro le unità delle forze armate siriane a nord e sud di Aleppo per cingere d’assedio e atrofizzare la città».