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 2016  agosto 02 Martedì calendario

Nel 2135 un asteroide può distruggere la terra. Cosa sta facendo la Nasa per scongiurare l’apocalisse

Tra poco più di un mese, l’8 settembre, la Nasa farà partire una sonda diretta verso l’asteroide 101955 Bennu, una massa di roccia ovale lunga circa 560 metri che orbita intorno al Sole. Il nome che le è stato dato è in antico egizio l’equivalente della mitologica Fenice greca. Lo scopo ufficiale della missione è quello di raccogliere campioni di regolith, riportarli sulla Terra e studiare le origini della vita e del sistema solare. Ma quasi nascosta tra gli obiettivi del progetto (è al punto 4 su 5) c’è qualcosa di molto più importante che potrebbe riguardare il futuro dell’umanità, una ricerca in parte anticipata dall’altrimenti incomprensibile nome dato dall’ente spaziale americano alla sonda: Osiris Rex.
Gli acronimi usati dalla Nasa per le sue missioni sono spesso strani, ma per quest’ultimo sembra proprio che, dopo avere deciso il nome, si siano scelte quasi a caso parole le cui iniziali lo giustificassero: Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer. Osiride era nell’antico Egitto il dio della morte e dell’oltretomba; «rex» è la parola latina per «re», ma è anche il nome del più famoso dei dinosauri: il Tyrannosaurus Rex. Al punto 4 degli scopi della missione si dice che verrà studiato da vicino l’Effetto Yarkovsky, ovvero la variazione prodotta dal riscaldamento del Sole sull’orbita degli asteroidi. Il dio della morte, unito al nome del re dei dinosauri (estinti per la caduta di un asteroide) e a una ricerca sulle variazioni che il calore del Sole può causare all’orbita di un corpo celeste chiamato come l’uccello che brucia e risorge, portano a una sola conclusione: la Nasa teme che Bennu possa rappresentare un pericolo per il nostro pianeta.
La tesi è stata confermata da uno dei capi del progetto, il professor Dante Lauretta, il quale ha ammesso all’Independent di Londra che la missione punta a studiare qualcosa che «può essere destinato a causare immense sofferenze e morte». Bennu orbita intorno al Sole in un anno e 73 giorni e ogni sei anni ci passa abbastanza vicino. Nel 2135 transiterà fra la Terra e la Luna, e tra il 2169 e il 2199, come ha calcolato il professor Andrea Milani dell’Università di Pisa, ci saranno otto occasioni nelle quali potrebbe verificarsi un impatto con il nostro pianeta. Le probabilità che accada sono una su 1410, lo 0,07 per cento: sembrano basse, ma sono molto superiori a quelle di vincere alla Lotteria.
Alla missione collaborano diversi paesi: c’è anche l’Italia, insieme a Canada, Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Osiris Rex partirà l’8 settembre e raggiungerà Bennu nel settembre del 2019. Sorvolerà l’asteroide per 505 giorni terrestri da un’orbita di 5 chilometri prima di scendervi. Raccoglierà un paio di chili di campioni e li invierà alla Terra con una capsula che tornerà da noi nel 2023, sempre in settembre.
Ma la ricerca più importante sarà quella sulla sua orbita e sulle forze esterne che potrebbero modificarla, rendendola maggiormente pericolosa. Abbiamo comunque un secolo e mezzo di tempo per fermare l’Armageddon: non avremo più Bruce Willis, ma troveremo di sicuro qualcosa di ancora più efficace.