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 2016  agosto 02 Martedì calendario

La sorella di Cristina D’Avena si è stancata di sentire i Puffi e Kiss me Licia

Alcune canzoni le escono dalle orecchie, lo ammette. «Quando sento I Puffi o Kiss me Licia devo alzarmi e fare un giro, non le posso più ascoltare...». Ma poi ci sono le preferite. E ogni velleità snobista si smonta davanti ai suoi occhioni dolci mentre intona, con il massimo impegno: «Yu dolce amica mia è bello che tu sia/ Vivace svelta e carina come me/ Poi con la fantasia e un tocco di magia/ Yu ora non c’è più e invece Creamy ci sei tuuuu». È L’incantevole Creamy e la cosa inquietante non è che la canti lei, Clarissa D’Avena, ma che lo faccia pure la cronista (ed è certo che lo fareste anche voi, se siete nati a partire dagli anni Settanta). Perché è ufficiale: sua sorella Cristina è un virus; e se lo avete preso durante l’infanzia, non ve ne libererete più.
Clarissa ha dieci anni meno della voce che ha inciso finora più di 800 canzoni (quasi tutte le sigle dei cartoni animati in circolazione), vendendo oltre sei milioni di dischi. Lavora per lei, le cura l’ufficio stampa e il calendario dei tour. «Non sai quanto ci devo litigare. Per i concerti in Sicilia mi costringe a macinare 1.000 chilometri in auto perché ha paura del treno, della nave e dell’aereo. In Sardegna non siamo mai riuscite ad andare. E non basta: quando partiamo, devo sempre chiamare la Società autostrade per sapere se c’è un incidente, e nel caso dobbiamo prendere una strada secondaria, anche se fa allungare parecchio».
In effetti Clarissa prende molto sul serio il suo ruolo. «Quando ho ricevuto la chiamata di conferma della partecipazione a Sanremo, ero così emozionata che ho dovuto dire che avevano appena suonato il campanello e li avrei richiamati dopo. A quel punto ho messo a dieta Cristina e le ho trovato un personal trainer, doveva essere perfetta. In due mesi le ho fatto perdere otto chili, a Natale le ho fatto mangiare solo un pezzetto di panettone e un cucchiaino di mascarpone e ogni volta che la trovavo con il pane glielo strappavo di mano».
A parte un certo rigore («Del resto, nostra madre Ornella ci mette tutti in riga, e ha più di ottant’anni...»), Clarissa è legata alla sorella in un modo molto speciale. «È sempre stata una mamma, per me. Se penso al primo giorno di scuola, ho impressa la sua faccia all’entrata e all’uscita. Il suo successo è arrivato nel mio passaggio dalle elementari alle medie: i compagni mi chiedevano l’autografo, lei mi regalava le cartelle di Five e io le distribuivo alle mie amiche». Quando ha cominciato ad andare a Milano per registrare la serie di Arriva Cristina e le successive, nostro padre, Alfredo, le prese una guardia del corpo, si chiamava Giuseppe: era un paziente di papà – che era medico – un omone grande e grosso, buonissimo, che aveva più di 60 anni, e partiva con lei per tenerla d’occhio. Per me era tutto normale, Cristina era la protagonista dei telefilm che guardavo alle otto di sera, ma restava la sorella con cui condividevo la camera».
Di questa parentela ha più volte beneficiato. «Quando potevo, andavo a trovarla a Milano: mi ero invaghita, naturalmente non corrisposta, di un chitarrista della serie tv, Massimo Varini. Ero la più piccola e facevo da mascotte. Un’altra volta volevo riconquistare un ragazzo, Emanuele, che mi scriveva lettere d’amore, ma io preferivo il suo amico. Poi ho cambiato idea e lui non ne ha voluto più sapere. Allora ho supplicato Cristina di farmi aiutare da Alberto Castagna, che ai tempi conduceva Stranamore. Così, una sera, lo raggiungemmo e lui chiamò questo Emanuele per chiedergli se mi dava un’altra possibilità. Non volle...».
Clarissa, Cristina e Ornella vivono in case attaccate, ma indipendenti, a San Lazzaro di Savena. «Mamma da un annetto ce la portiamo dietro a ogni data. Se non viene, dobbiamo comunque chiamarla appena torniamo, così sta tranquilla». Il papà le ha lasciate nel 2008. «È stato un lutto difficile da elaborare, Cristina si è sentita ancora più responsabile verso di noi: siamo rimaste in tre». Della sorella ama l’eterno ottimismo, l’atteggiamento positivo: «Diciamo che vive un po’ tra le nuvole». Mentre non ne sopporta la pigrizia: «E che non sia mai puntuale». Gelosa? «Perché?». Vorrebbe tanto che riuscisse a cantare A te con Jovanotti sul palco. «Un sogno... Possiamo chiederglielo nell’intervista?». Ogni tanto per strada la scambiano per Cristina: «E no, cavolo! Io ho dieci anni di meno!».