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 2016  agosto 02 Martedì calendario

La maratona nella savana tra leoni e rinoceronti

Chi la sceglie evidentemente non vuole (solo) correre una maratona. La norvegese Rosetta Steeneveldt, 46 anni, alla vigilia della gara non si preoccupa tanto delle proprie prestazioni ma spera «di non essere mangiata». Non è mai capitato, ma il rischio non remotissimo, visto che si devono attraversare 42 chilometri nella riserva sudafricana di Entabeni tra rinoceronti, elefanti, bufali, leopardi e leoni. Per chi non va in scarpette da corsa ma con un fucile in mano sono i cinque animali più pericolosi da cacciare, i trofei più ambiti in quello che viene chiamato il «Big Five Game». E infatti la corsa, trecento iscritti all’ultima edizione, si chiama «Big Five Marathon».
Non si puntano armi, ma macchine fotografiche o telefonini, un selfie con una belva da mostrare al ritorno a casa vale di più di un buon tempo finale. Gli organizzatori (un’agenzia danese che tra l’altro propone anche sgambate sul deserto giordano, al circolo polare artico o sulla Grande muraglia) nel briefing prima della partenza avvisano gli atleti che se vedono un ranger imbracciare un fucile è il segnale che bisogna fermarsi, c’è qualcosa nei paraggi.
Per fortuna, gli incontri pericolosi troppo ravvicinati vengono evitati. Quest’anno il percorso è stato deviato di due chilometri perché la notte prima in quel tratto una leonessa aveva addentato un’antilope. L’unico ferito è stato un americano di 38 anni che ha sentito un fruscio tra i cespugli, è tornato indietro curioso, è inciampato ed è finito con la faccia sulle rocce.
Il tempo limite è sette ore, e non è tantissimo: il percorso è impegnativo, e poi bisogna fermarsi per qualche scatto, godere almeno un po’ dello spettacolo della natura e degli animali. Sport ed ecologismo allo stesso tempo. Il vero rischio è che in fondo non sia né l’uno né l’altro.