la Repubblica, 2 agosto 2016
È il caso di mettere le videocamere negli asili?
Il nome “Cip Ciop” ormai evoca orchesse che costringono bambini a rimangiarsi il cibo sputato, a deglutirlo con il bavaglio premuto sul viso. È in un asilo privato di Pistoia che il cartone animato degli scoiattoli striati è diventato un incubo. Pavullo, la Pavullo progressista nella progressista provincia di Modena, rimanda invece a bestemmie e botte dedicate dalla maestra Manuela ai bimbi che le erano stati affidati. Questo a inizio anno. Il nostro paese sta conoscendo un impressionante racconto seriale di bambini, a volte poco più di neonati, maltrattati già al nido. Bimbi presi a ceffoni, derisi, ammutoliti con lo scotch sulla bocca. E maestre arrestate. Sessantacinque casi registrati dalle cronache in sette anni, ma quelli non registrati sono tanti di più. Nell’anno giudiziario 2012-2013 solo il Tribunale di Milano aveva aperto 71 fascicoli, l’anno seguente 74. Un’emergenza, indubbiamente, cui una veloce scorsa fa capire la profondità.
“Cip Ciop” era un asilo convenzionato e così quello, con un’accogliente educatrice sessantenne, di Bisceglie. Aveva la stessa età, sessant’anni, e questo conta per quanto riguarda la stanchezza e la poca pazienza, la maestra arrestata nel maggio 2015 alla materna di Buccinasco, città metropolitana di Milano: bastava che alzasse la voce e i piccoli si facevano la pipì sotto, chi non reggeva la tensione veniva fatto salire sulla sedia e preso in giro dai più forti. E per far schiarire le loro idee, l’educatrice li metteva fuori dalla scuola con quattro gradi sopra lo zero. Non sale dalla profonda Barbagia il racconto del maltrattamento dei piccoli alunni. Tocca Roma, Grosseto, Pisa, Bolzano. Piatti rotti in testa, punizioni da marines.
A casa si trasformano in disturbi del sonno della vittima, paura del buio, inappetenza. E aggressività molesta.
Le intercettazioni ambientali e le telecamere dei carabinieri – le prime posizionate nel 2009 proprio al “Cip Ciop” di Pistoia, due condanne definitive a 6 e 5 anni – quasi sempre hanno confermato le indicazioni dei genitori, che raccoglievano farfugliamenti impauriti dei figli e li trasmettevano agli investigatori. Metà delle cronacacce riguardano asili privati, che spesso reclutavano educatori senza attitudini né preparazione, l’altra metà nidi e scuole comunali, dove si accede per concorso. Per avere convenzioni pubbliche (con i comuni) si devono garantire standard di qualità, numeri di bambini accessibili, maestre preparate. Non ci sono controlli, però. A volte neppure leggi (regionali). Di certo, non esiste ancora una direttiva unica nazionale.
Nell’Italia federata anche le regole d’ingaggio degli educatori variano a seconda delle latitudini, eppure abbiamo visto che i maltrattamenti sono diffusi ovunque. La materia è lasciata agli ordinamenti regionali. Toscana ed Emilia-Romagna hanno emanato leggi che prevedono un coordinamento pedagogico e regole severe per la supervisione dei bambini. In Campania, Sicilia e Calabria non ci sono delibere sui nidi.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd: «La legge di riforma dell’infanzia, la cosiddetta 0-6, è a un passo dal vedere la luce. Per diventare maestri bisognerà essere laureati, triennale in Scienze dell’educazione. Saranno chiari i livelli di qualità del sistema integrato, si farà formazione continua in servizio e coordinamento pedagogico, come nelle migliori esperienze italiane. Ci saranno figure di supporto e di raccordo per la progettazione pedagogica che faranno riunione costanti con gli insegnanti, la collegialità eviterà il burn out del personale. Da pezzo di welfare e assistenza, gli asili nido diventeranno il primo capitolo dell’istruzione, l’inizio della scuola. Creeremo un fondo nazionale e i controlli spetteranno ai comuni. Il corpo ispettivo sarà rafforzato, dobbiamo evitare che certe persone possano continuare a lavorare con i bambini».
Il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Toscana, chiede che si istituisca per legge la visita periodica di tenuta emotiva per i docenti: «Test psico-attitudinali annuali per verificare la predisposizione delle maestre a svolgere il loro ruolo in modo adeguato». Donzelli è un fautore dell’installazione di sistemi di telecamere nelle strutture: ci sono dodici disegni di legge in Parlamento. Il governo crede che sia troppo costoso e l’investimento migliore resti quello sulla formazione dei docenti, ma recentemente il Garante della privacy sulla questione ha aperto: «È un tema che ci interroga e non va banalizzato. Nessuno sottovaluta che gli asili nido possono diventare teatro di insopportabili violenze nei confronti di soggetti debolissimi e incapaci di denuncia, stiamo valutando contromisure equilibrate».
Alla maestra manesca di Pavullo il Gip aveva imposto di restare lontana dall’asilo, un’insegnante di scuola dell’infanzia di Tufino, nel Napoletano, ha avuto una sospensione per sei mesi. Poi, però, l’aguzzino cambia scuola e riparte. Roberta Lerici, presidente dell’associazione “Bambini coraggiosi”: «Le scuole potrebbero sospendere le maestre indagate, quasi mai avviene. Attendono l’intervento della magistratura».