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 2016  agosto 02 Martedì calendario

L’Ama non pulisce ma promuove tutti

Solo una tabella, un insieme di numeri messi in colonna. Ma racconta con efficacia anche lo scollamento tra le dinamiche interne ad Ama, la municipalizzata dell’ambiente del Campidoglio, e le strade della capitale, dove ormai non si contano più i cassonetti traboccanti rifiuti. Nel 2015, a fronte di un servizio bocciato senza riserve dai cittadini, nell’azienda di via Calderon de la Barca sono stati promossi 36 impiegati per un incremento medio dello stipendio di circa 8.400 euro all’anno. Una scelta che pesa per 302 mila euro in più sul bilancio dell’azienda.

In otto casi, il salto in alto è stato triplo. Dal livello impiegatizio un concorso interno ha permesso di accedere, saltando la fascia dei quadri, all’Olimpo dei dirigenti. Al termine di una selezione riservata al personale di Ama, in due sono riusciti nell’impresa. Antonella Daidone, in azienda dal gennaio 2004, è diventata la dirigente responsabile del servizio gare, appalti e acquisti. Un incarico quanto mai delicato, soprattutto dopo le scorribande nella municipalizzata messe a segno dalla cricca di Mafia Capitale. Stefano Bianchi, invece, si è guadagnato il ruolo di vertice del servizio “recupero risorsa rifiuti”.

Già nei primi sette mesi di quest’anno la maggior parte degli stipendi di fascia alta ha abbondantemente superato quota 60mila euro

Dal giugno 2015 gestisce cinque aree territoriali per un totale di 6.500 dipendenti, 2.500 mezzi e 70 sedi operative. Entrambi i neo dirigenti hanno visto schizzare il loro stipendio da 34 mila e 36 mila euro a 80 mila.

Numeri che dovrebbero finire in uno dei fascicoli del dossier che l’assessora Paola Muraro sta preparando per rispondere alle bordate del presidente Fortini, che in procura ha presentato 14 dossier. In nessuno di questi ultimi — ed è il motivo per cui la delegata all’Ambiente della sindaca si sta muovendo sottotraccia in azienda per recuperare informazioni utili alla propria causa — si parla delle promozioni in Ama. Affari rimasti all’interno della municipalizzata, che per selezionare i suoi top manager ha scelto di non rivolgersi al mercato. Cadendo, peraltro, in contraddizione: leggendo i bandi pubblicati e affissi in bacheca tra il maggio e il luglio 2015, salta subito all’occhio il paradosso. I requisiti richiesti a chi da impiegato, seppur qualificato, punta a diventare dirigente, sono meno stringenti di quelli per chi mira a diventare quadro o semplicemente vuol migliorare la propria condizione di impiegato. Al futuro dirigente è chiesto di rispondere a un “questionario di personalità certificato” e di sostenere un colloquio. L’aspirante diretto sottoposto deve invece inderogabilmente dimostrare le proprie competenze tecniche e di avere cinque anni di “esperienza comprovata nella maggior parte delle attività” che riguardano il posto a bando. Insomma, in Ama è più difficile ottenere un posto da assistente che una poltrona da dirigente.

Nel dossier Muraro potrebbero finire anche gli stipendi dei 20 manager Ama. Nei primi sette mesi del 2016, comprese le ferie non godute e la quattordicesima mensilità, in azienda la maggior parte degli stipendi di fascia più alta hanno già superato abbondantemente quota 60 mila euro.