Corriere della Sera, 31 luglio 2016
Dalla blasfemia all’apostasia. Un giro del mondo tra le leggi sulle intolleranze religiose
L’intolleranza a base religiosa rimane un fenomeno diffuso nel mondo, non solo nei comportamenti ma spesso anche nelle leggi. Uno studio realizzato da Pew Research Center ha calcolato che il 26% dei Paesi ha norme che puniscono la blasfemia, il 13% regole che criminalizzano l’apostasia (dati al 2014). Le sanzioni vanno dalla multa alla pena di morte. Lo scorso dicembre, ad esempio, in Sudan 25 uomini sono stati accusati di apostasia, cioè di avere abbandonato la religione ufficiale, e rischiano la pena capitale. Pew Research cita anche il caso di un cristiano che in Pakistan è attualmente accusato di blasfemia perché avrebbe spedito una poesia che, dice l’accusa, bestemmiava contro Allah. È una mappa preoccupante che mette nelle mani di governi autoritari e integralisti uno strumento di repressione, spesso incontrollabile, a sostegno dell’ideologia e del potere dominanti. In numerosi casi si tratta di leggi che di fatto danno una copertura di Stato alla violenza contro idee e fedi diverse da quelle ufficiali. E non aiuta a frenare il terrorismo che si ispira all’Islam. In Medio Oriente e Africa del Nord, su 20 Paesi, 18 hanno leggi che criminalizzano la blasfemia e 14 che criminalizzano l’apostasia. Leggi contro quest’ultima (la possibilità di uscire da una religione è considerato un diritto umano dalle Nazioni Unite) non ci sono in Europa e nelle Americhe ma se ne trovano nell’Africa subsahariana e in Asia (ad esempio in Nigeria, in Somalia, in Malaysia, in India). In tutto, 25 Paesi puniscono l’abbandono o il cambio della religione ufficiale. Molto più diffuse le norme contro la blasfemia, anch’essa usata a scopo di repressione ideologica: in Birmania, ad esempio, tre uomini sono stati condannati a due anni e mezzo di prigione per avere fatto pubblicità a un bar mettendo gli auricolari a un’immagine del Buddha. In Europa, su 45 Paesi sette hanno leggi al riguardo: tra questi, l’Italia, in compagnia di Danimarca, Polonia, Irlanda, Grecia, Malta, Turchia (anche la Russia ha norme punitive al riguardo). Nelle Americhe, su 35 Paesi dieci hanno leggi contro la bestemmia, soprattutto nei Caraibi. Gli Stati Uniti non hanno norme federali sul tema ma alcuni Stati sì, ad esempio Massachusetts e Michigan: il Primo emendamento della Costituzione americana, però, esclude che qualcuno possa essere condannato per reati d’opinione.