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 2016  luglio 31 Domenica calendario

Le nocche escoriate, senza pelle e rossicce di sangue, del ragazzo spagnolo arrestato a Milano

Mi dice qualcosa, il ragazzo spagnolo che per le strade di Milano sferrava un pugno in faccia al primo passante che incrociava, scegliendolo a caso, e poi se ne andava per i fatti suoi, lasciandolo steso a terra. Lo han catturato, com’era ovvio, lo hanno interrogato, senza cavarne gran che, lo hanno fotografato, prima di chiuderlo in carcere. O meglio, gli hanno fotografato le parti del corpo che portano i segni dei suoi reati: le mani. Stese su un tavolo, a palme in giù. Nelle foto si notano le nocche escoriate, senza pelle e rossicce di sangue. Lui, vibrando i pugni, li sferrava così forte che si sbucciava la pelle e ne usciva l’osso. Odio? Ma perché, se non aveva mai visto prima colui che colpiva? Voglia di protagonismo? Sferrare pugni a caso, colpendo sconosciuti, è una pratica famosa, cioè famigerata, in America, dove il furore protagonista dei pugilatori trova soddisfazione nel farsi fotografare: tu sferri un gancio a un malcapitato, un tuo amico ti riprende alle spalle col telefonino, il filmato andrà in rete, tutti lo vedranno, tu dritto in piedi sull’avversario abbattuto, gli potresti posare un piede sul torace, come il cacciatore di caccia grossa che ha ucciso un leone o un elefante. Lo vedrai anche tu, quel filmato, quando sarai vecchio. Sarà la prova che un dì fosti giovane, e potente, e prepotente, che è il modo dei giovani di aver ragione. Facevi quel che volevi. Su tutti.
Adesso lo hanno interrogato, il ragazzotto spagnolo pugilatore, e quel che ne cavano è nulla. Picchiava, ma non sapeva perché. I miei lettori ricorderanno come è nato l’«assurdismo», di cui consideriamo altissimo rappresentante Eugène Ionesco. Un giorno Ionesco camminava per la strada, e uno sconosciuto, che veniva in senso contrario, giunto alla sua altezza gli vibrò una coltellata.
Ionesco all’ospedale, lo sconosciuto in prigione. Appena poté, Ionesco lo andò a trovare e gli chiese perché gli aveva dato una coltellata.
Onestamente e sinceramente, il pugnalatore rispose: «Non lo so». Una risposta assurda per spiegare un’azione assurda. Qui mi balza al cervello un punto centrale del capolavoro teatrale di Ionesco, che s’intitola ’La cantatrice calva’. Fino a qualche anno fa (non so adesso) ’La cantatrice calva’ veniva recitata tutte le sere, da tanti decenni, in un piccolo teatro di Parigi. Il punto centrale, che dà il titolo all’opera, è un botta-risposta fulmineo: «E la cantatrice calva?», «Si pettina sempre alla stessa maniera». L’umanità continua a compiere gesti assurdi. È assurda l’aggressione col coltello dello sconosciuto a Ionesco, è assurda l’aggressione del picchiatore spagnolo agli sconosciuti che incontra a Milano, ma è assurda anche l’aggressione di un’armata che solleva la sbarra del confine di uno Stato straniero e lo invade. Questi aggressori che irrompono con carri armati e per anni mettono a soqquadro la Storia, interrogati mezzo secolo dopo, danno la risposta che spiega tutto: «Volevamo tornare da eroi, siamo tornati da assassini». È il giudizio degli altri che li ha spiegati e corretti. Il pugilatore spagnolo voleva apparire grande.
Appare quel che è: un asociale. Supplica: «Non ditelo ai miei genitori». Perché no?