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 2016  luglio 31 Domenica calendario

Fra un po’ potremmo dire: «Guarda, c’è un’auto che vola»

Il sito web di Zee.aero è una sola pagina scorrevole su sfondo nero con un messaggio netto («Stiamo progettando, costruendo e provando modi migliori per andare da A a B») e tre annunci di ricerca di persone – «creative, che possano far succedere l’impossibile» – da assumere.
Di Zee.aero non si sa molto, perché così vuole il capo, Larry Page, uno dei cofondatori di Google (che ora si chiama Alphabet) che dal 2010 ha investito oltre cento milioni di dollari per realizzare uno dei sogni della sua – e della nostra – infanzia: guidare e pilotare l’auto che vola. Da un po’ di tempo, racconta Bloomberg Businessweek, decollano oggetti dalla pista dell’Hollister Municipal Airport, 93 chilometri a Sud di Mountain View, in California, dove si trova il quartier generale di Google. Succede dopo le 5 del pomeriggio, quando lo scalo chiude: lontani da occhi indiscreti si alternano due prototipi. Page sta investendo anche su un altro progetto parallelo che si occupa sempre di quattroruote volanti. I più maliziosi sostengono che il cofondatore di Google li abbia messi in competizione. Continuerà a lavorare il team che arriverà alla fase finale: la vendita ai privati.
Se sui tempi del progetto di Zee.aero non si sa nulla, a Bratislava (Slovacchia), i proprietari di AeroMobil si preparano alle ordinazioni del loro «AeroMobil 4.0» (oggi c’è il 3.0): nei prossimi mesi, sostengono, arriveranno le ordinazioni e tra il 2018 e il 2019 dagli hangar dovrebbero uscire i primi modelli di mezzo volante. Il progetto è stato pure presentato al Parlamento europeo, pochi giorni fa, in occasione dell’avvio del semestre a guida slovacca. Tanta curiosità, domande insistenti sul prezzo («Qualche centinaia di migliaia di euro») e una richiesta alla Commissione: iniziare a discutere sugli aspetti legali per questo nuovo modo di muoversi. Cosa che in realtà avviene da diverse settimane: la commissaria Ue ai Trasporti Violeta Bulc ha chiesto ai suoi uffici di iniziare a pensare «alla stesura di un contesto normativo che possa tenere conto di mezzi alternativi di spostamento in città», confermano al Corriere due funzionari di Bruxelles. E non si tratta soltanto dei droni ma anche di quello che da tempo è relegato alla voce «utopie umane».
In tutto il mondo ci sono almeno una dozzina di progetti attivi su mezzi che funzionano allo stesso tempo come veicoli e velivoli. La maggior parte è mono o biposto e ci stanno lavorando società grandi e piccole, miliardari (Larry Page, appunto), Paesi (come la Cina attraverso la Aviation Industry Corporation of China) e colossi che realizzano aerei (civili e militari) e satelliti come l’europea Airbus che sta investendo tempo e denaro nei suoi laboratori nella Silicon Valley.
Molti di questi prototipi resteranno tali perché gli ostacoli non mancano. Ma dopo anni di stallo qualcosa si sta muovendo. Grazie all’introduzione di materiali sempre più leggeri e resistenti, a motori poco costosi, ai sistemi di navigazione automatica, a un bel po’ di denaro che attira diversi esperti aeronautici della Nasa, di SpaceX e di Boeing.
Il progetto che sembra aver fatto più progressi è quello di AeroMobil. Ci sono voluti oltre 25 anni di lavoro e l’auto lunga sei metri e con le ali che s’incastrano nella carrozzeria quando non è in volo non è certo destinata a ogni tipo di portafoglio. Un motore, in grado di coprire 700 chilometri in volo e 875 su strada, il modello ufficiale costerà almeno 350 mila euro. Ma prima ancora dovrà dimostrarsi affidabile, evitando di schiantarsi al suolo com’è successo nel maggio 2015 a Est di Bratislava.
Risolto l’aspetto strutturale, l’altro capitolo è quello legale. Cos’è l’auto che vola? Fino a che altezza può spingersi? Quali sono le zone sulle quali non deve passare? Che spazi deve utilizzare? Che assicurazione è necessaria? Di che tipo di autorizzazione ha bisogno? Basta la semplice patente stradale o serve anche la licenza da pilota? Se serve quest’ultima di quale tipo? Per ultraleggeri o per categorie superiori?
La Direzione generale trasporti della Commissione Ue non esclude che presto l’organo esecutivo possa essere chiamato a decidere sull’istituzione di una nuova licenza di guida per i veicoli volanti. L’Easa (l’agenzia europea per la sicurezza aerea) ha già fissato almeno un paio d’incontri formali con chi dovrà regolare il traffico terra-aria. Mentre negli Usa, scrive il Wall Street Journal, la Faa (l’ente federale dell’aviazione) fa sapere che le «flying cars» sono dei velivoli a tutti gli effetti e prima di metterle in moto bisognerà avere le autorizzazioni richieste.
Insomma gli ostacoli non sono pochi. Ma tra qualche decennio la Batmobile – anche se in una «veste» più urbana – potrebbe non esistere soltanto su pellicola.