Corriere della Sera, 31 luglio 2016
«Il conflitto d’interesse non esiste». La versione di Paola Muraro, l’assessore all’ambiente, che a dimettersi per ora non ci pensa proprio
Sa, o teme, di essere nel registro degli indagati della Procura di Roma?
«Non ho ricevuto alcuna informazione dalla Procura».
Dovesse finirci, su quel registro, si dimetterebbe?
«Mah… Direi che, per adesso, il problema non si pone».
( Nel colloquio che state per leggere – durato quaranta minuti – Paola Muraro, assessore all’Ambiente in Campidoglio, sfoggia una sicurezza sorprendente, l’idea di finire dentro i gorghi dell’inchiesta sui rifiuti non le provoca la minima, apparente ansia: 52 anni, sposata, tre figli, originaria del Polesine e cresciuta a Rovigo, è docente di Economia industriale, è stata presidente dell’associazione per l’ambiente «Atia Iswa» e, dal 2004 al mese scorso, ha lavorato per Ama, guadagnando cifre importanti ).
«Cifre importanti?».
Un milione e 136 mila euro è una bella cifra.
«Sicuro? Sa che non ho mai fatto bene i conti? Mi sa che dovrò cominciarli a fare…».
Non è in imbarazzo?
«E per cosa, scusi?».
Per l’evidente conflitto di interessi: lei, dopo aver lavorato a lungo per Ama, addetta al controllo ambientale dei quattro impianti di smaltimento, adesso ha nei confronti di quella stessa azienda pesanti competenze politiche.
«Guardi, andiamo con ordine. Intanto, su quella cifra che lei prima citava e che a me, francamente, pare esagerata…».
L’ha calcolata per il «Corriere» Sergio Rizzo, uno che non sbaglia.
«E vabbé, poniamo pure che la cifra sia esatta: io non sono stata pagata solo per la mia attività tecnica, ma anche per il supporto che ho fornito all’ufficio legale dell’Ama… un ufficio che, evidentemente, non era all’altezza del suo compito…».
Quindi lei sostiene che…
«No, la prego: mi faccia precisare un’altra cosa. Io non ero addetta, come dice lei, al controllo. Io ero la referente verso gli enti pubblici…».
Mi sembra una sottigliezza burocratica.
«E invece no. Perché da referente degli enti pubblici, io che potere di intervento avevo? Adesso, invece, da assessore…».
Stiamo girando intorno al problema: lei ha lavorato per Ama e ora è assessore all’Ambiente. Il punto è questo.
«Lei insiste con il conflitto di interessi. Ma io le dico che non esiste. Anzi, al contrario. Proprio Virginia Raggi mi disse: bisogna mettere a posto l’azienda. E tu la conosci meglio di tutti. Tu sei la persona perfetta».
Tanto perfetta, forse, no: perché lei ha perso il suo incarico di consulenza retribuito con la gigantesca cifra che sappiamo, proprio con il nuovo presidente dell’Ama, Daniele Fortini.
«Cioè, mi faccia capire: lei insinua che potrei avere motivi di astio nei confronti di Fortini perché non mi ha rinnovato la consulenza?».
Sarebbe umano.
«Sbaglia a pensare una cosa del genere».
Continuo a pensarla.
«Guardi, io ce l’ho con Fortini solo ed esclusivamente perché lui ha stipulato un contratto di servizio con il Comune di Roma e non l’ha rispettato. Avrebbe dovuto tenere pulita Roma e invece Roma è una città sommersa dai rifiuti… E poi non ce l’ho solo con lui: ma anche con tutta un’azienda che è allo sbando. Voglio vedere cosa diranno i cittadini romani quando sapranno le cifre che si sono elargiti a titolo di premio certi dirigenti… Una vergogna!» ( qui alza di un filo il tono della voce ).
Ho il sospetto che i cittadini potrebbero indignarsi anche davanti ai suoi vecchi compensi…
«Io ho fatto sempre il mio lavoro, e bene, molto bene: facendo guadagnare all’azienda oltre 900 milioni di euro, aiutandola a vincere la battaglia legale contro il famoso Cerroni. Fortini, invece, che ha fatto? L’altra sera sono uscita in perlustrazione e sa cosa ho scoperto? In via Nazionale, a spazzare la strada, a tenerla pulita, è un afghano».
Un afghano?
«Sì! Dovreste mandarci i fotografi… L’hanno ingaggiato un gruppo di negozianti esasperati dalla sporcizia. Poi però c’è Fortini che parla parla parla…».
Anche in Procura, parla. E avrebbe raccontato un bel po’ di cose su di lei.
«Lo so. E, infatti, anch’io voglio essere ascoltata».
Porterà il suo famoso dossier?
«Certo».
Cosa c’è nel dossier?
«Non glielo dico».
Possibile che i pm le pongano qualche domanda spinosa.
«Tipo?».
Sembra che il suo ruolo, dentro Ama, sia stato rivalutato da Franco Panzironi, uno degli uomini chiave di Mafia Capitale, già amministratore delegato dell’azienda in epoca Alemanno e a libro paga, secondo la Procura, di Salvatore Buzzi, l’imprenditore delle cooperative compare di Massimo Carminati, «er cecato».
«Assolutamente falso. Pensi che con Panzironi ho persino avuto momenti di scontro…».
Poi c’è un’altra cosa curiosa: Manlio Cerroni, il leggendario re dei monnezzari, arrestato nel 2014 con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, stravede per lei.
«Strano. Come le dicevo, a Cerroni ho fatto perdere un sacco di milioni…».
Cerroni dice che lei, assessore, per ripulire Roma, suggerisce di riaccendere il tritovagliatore che lui possiede a Rocca Cencia: magari le è riconoscente per questo.
«Ma non posso decidere mica io…».
Ha sentito il sindaco, nelle ultime ore?
«Virginia è tranquilla. Mi sorride e mi ripete sempre: dai, vedrai che ce la facciamo…».