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 2016  luglio 31 Domenica calendario

I single hanno una marcia in più: sono più bravi e più socievoli. Lo dice la scienza

Se non stanno insieme ci sarà un perché. I refrattari al matrimonio sono ormai maggioranza negli Usa. I single veri e propri sono più che raddoppiati in Italia negli ultimi dieci anni: l’Istat nel 2015 ne ha contati quasi 5 milioni escludendo i vedovi. E nel mondo, secondo Euromonitor, il numero di chi vive da solo aumenterà del 20% tra il 2015 e il 2020. Il fatto che New York, con il suo 55,4% di persone non sposate, sia in vetta alle classifiche Usa, dimostra che la condizione di single non è più uno stigma sociale. È diventato uno stile di vita.
La psicologia, che ha cominciato da tempo a indagare il fenomeno, ora tira le somme sul perché sempre più persone sfuggano alla vita di coppia. Ad aprire il filone fu il classico di Carol Anderson (professore all’università di Pittsburgh) e Susan Stewart,
Flying Solo.
I due psicologi americani si misero a intervistare donne single partendo dal mito secondo cui vivessero, come le zitelle di Jane Austen, «vite solitarie, deprimenti e incomplete». Si trovarono invece di fronte persone libere, soddisfatte e integrate. Oggi Bella De-Paulo – single da sempre, convinta della sua scelta, autrice di vari libri tra cui Singled Out e docente all’università della California a Santa Barbara – si prepara a fare il punto sulla scienza della solitudine felice alla convention dell’Associazione di Psicologia Americana. Lungi dall’essere soli, sostiene DePaulo sulla scorta di una metanalisi delle ricerche recenti, i single hanno una rete più fitta di relazioni sociali, sessuali e non. Riescono a mettere più passione e impegno nel lavoro. Trovano il tempo per occuparsi degli altri e dedicarsi al volontariato. Hanno affinato la loro autodeterminazione e raggiunto maggior consapevolezza di se stessi, insieme a una maturazione interiore che non si ferma neanche con l’età avanzata. La ricercatrice ha fondato un anno fa una comunità online di single contrari alla “matrimania” che oggi riunisce duemila membri in tutto il mondo, include testimonianze felici e non disdegna i consigli di vita pratica.
«Chi vive da single – hanno scritto nel 2015 Natalia Sarkisian e Naomi Gerstel del Boston College e dell’università del Massachusetts sul Journal of Social and Personal Relationships – ha contatti più frequenti con familiari, fratelli, vicini e amici. È più disposto a fornire aiuto agli altri e a riceverne». I divorziati, rispetto a chi ha sempre vissuto da solo, non recuperano del tutto la loro ricchezza di relazioni. «Segno – scrivono i due sociologi – che il matrimonio produce i suoi effetti anche dopo il divorzio». L’anno scorso, sempre al congresso dell’Associazione, un gruppo dell’università di Toronto aveva analizzato il ruolo che la paura di restare soli gioca nell’instaurare relazioni infelici. «L’ansia da solitudine hanno scritto i ricercatori guidati da Stephanie Spellmann spinge i giovani ad accontentarsi di relazioni incomplete o crea dipendenza nei confronti di rapporti insoddisfacenti».
Anche il mondo si adatta a un esercito di single che cammina a testa alta e sorride del suo status. Varie agenzie giapponesi e coreane offrono alle single l’opportunità di indossare un abito da sposa e farsi fotografare con gli amici ed – eventualmente una comparsa in affitto al posto del marito. Alcune lo fanno per vanità, altre per affermare con orgoglio la propria condizione. E anche se la maggior parte degli studi scientifici sostiene che il matrimonio allunga la vita (chi vive in coppia ha in genere una condizione di salute migliore rispetto ai single), la donna più anziana del mondo, Emma Morano, classe 1899 di Verbania, sostiene che la solitudine sia uno dei segreti della sua longevità.
Una marcia in più anche rispetto ai divorziati che non recuperano il gap di relazioni