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 2016  agosto 01 Lunedì calendario

Riecco Bolt, ancora una volta pronto a prendersi tre medaglie olimpiche

Bolt, Bolt. Il terzo botto è atteso in Brasile, dove l’uomo che riscrisse le regole della velocità vorrebbe chiudere il suo cerchio olimpico di record e di vento. L’infortunio al bicipite femorale della gamba sinistra che ha fatto gridare all’allarme Giochi, è alle spalle. Aveva ragione il compagno di squadra Yohan Blake: «Ai trials giamaicani Usain si è ritirato a scopo precauzionale. Sta bene e in Brasile vedrete il vero Lampo». Sospiro di sollievo. La Giamaica l’ha convocato in tutte e tre le specialità della casa: 100, 200 e 4x100. Diventare tricampeão è la sua missione possibile. Un’edizione a cinque cerchi senza Usain St. Leo Bolt sarebbe stata come il Natale senza panettone. Insipida.
Da Pechino 2008 a Rio 2016, passando attraverso Londra 2012, con sei ori olimpici da difendere (uno traballa per colpa di Nesta Carter, collega di staffetta pescato positivo a uno stimolante), Bolt è quell’oggetto non identificato che tenterà il terzo triplete nell’Olimpiade che vorrebbe consegnarlo, definitivamente, alla storia. Fin qui (trials a parte) ha corso i 100 metri bene, in crescendo. 10’’05 alle Cayman, 9’’98 a Ostrava, 9’’88 a Kingston inciampando in partenza, il suo tallone d’Achille. Justin Gatlin, il reprobo americano che gli contenderà gli ori nello sprint, vola: con 9’’80 e 19’’75 è in cima alle liste stagionali. Pungolato dal rivale che al Mondiale di Pechino, nei 100, bruciò di un centesimo di secondo, Bolt ha ridotto all’osso comparsate, ospitate, cavolate. Il 22 luglio, debutto stagionale nei 200 (19’’89) nello stadio olimpico di Londra, ha fugato ogni dubbio. Meno quattro giorni a Rio. Il Lampo a ciel sereno sta arrivando.
Bentrovato caro Bolt, cosa ha fatto dopo il trionfale Mondiale di Pechino 2015?
«Vacanza, in Giamaica, poi a ottobre mi sono ributtato negli allenamenti: la stagione olimpica comincia sempre prima di una stagione normale. A gennaio ho avuto un piccolo infortunio alla caviglia, niente di grave. Archiviati i trials, sta procedendo tutto bene: sono più o meno dove volevo essere a questo punto dell’anno, pronto per Rio».
E coach Mills, la vera cartina di tornasole della sua forma, che dice?
«È contento. Alle batterie dei 100, la mia prima gara in Brasile, mancano tredici giorni e non lo sento lamentarsi. Conoscendolo, buon segno».
A Rio de Janeiro sarà più una questione di record o medaglie?
«Ai Giochi, innanzitutto, è sempre una faccenda di medaglie. Quelle restano, i record passano».
Anche le medaglie, ogni tanto, rischiano di passare: l’oro della 4x100 di Pechino 2008 è fortemente a rischio restituzione dopo la positività del suo collega Nesta Carter.
«È un’eventualità che mi rattrista molto. Ho lavorato duro per quella medaglia e per ripartire da campione dalla Cina. Restituirla mi spezzerà il cuore ma se dovrò farlo, lo farò, nessun problema».
Nessun problema nemmeno con Carter?
«Nesta sta passando un momentaccio, credo sia frustrato e triste. Quanto a me, non sono contento certo: la sua positività non è una buona notizia per nessuno. Né per lui né per me né per l’atletica».
La terza tripla corona olimpica (100, 200, 4x100) potrebbe essere un traguardo già sfumato.
«Dal mio punto di vista resterebbe una grande impresa. Mai nessuno c’è riuscito».
Diamo un po’ i numeri: alla sua veneranda età (30 anni il 21 agosto) scendere sotto i 9’’40 nei 100 è possibile?
«In testa ho l’idea di correre sotto i 9’’58 e i 19’’19, i tempi dei miei record del mondo. Mi interessa soprattutto quello nei 200 perché sono certo di poter correre più veloce di 19 secondi».
Il suo ricordo più indimenticabile di Pechino 2008, l’Olimpiade del boom.
«La sera del 21 agosto, quando tutto il Nido mi ha cantato happy birthday in coro».
E di Londra 2012?
«L’atmosfera dello stadio olimpico, sempre affollato dalle batterie della mattina. Bellissima».
Da fan accanito del Manchester United, come ha vissuto la conquista della Premier League da parte degli outsider del Leicester?
«Bravini... ma l’anno prossimo torneremo al top. L’unica cosa che ho in comune con il Leicester è lo sponsor».
Le sarebbe piaciuto Claudio Ranieri come manager allo United?
«Mourinho va benissimo e comunque credo che il Leicester, dopo quello che ha fatto, non l’avrebbe mai lasciato andare via».
Mou ha fama di cattivissimo. Qual è la cosa più cattiva che le hanno detto per motivarla in allenamento?
«Il mio coach è severo ma mai cattivo. Dopo tanti anni di lavoro insieme sa sempre come prendermi».
Chi saranno i suoi rivali più pericolosi a Rio?
«Non mi spaventa nessuno. Powell, Gay, Gatlin, Blake... Ho già battuto tutti. E se dai blocchi dello sprint emergerà qualcuno di nuovo, eccomi, io ci sono. Non ho paura».
In Italia il ritorno di Alex Schwazer dopo la prima squalifica per doping aveva spaccato l’opinione pubblica. Sarà il Tas a decidere se potrà schierarsi ai nastri di partenza della marcia. Lei che ne pensa degli ex dopati che si ripresentano?
«Molto dipende dai singoli casi: il prodotto, le circostanze, il dolo o la colpa... Però, in generale, io sarei per la squalifica a vita di chi si dopa intenzionalmente».
E il caso Russia fuori dai Giochi brasiliani? L’avrebbe voluta in pista o invece è giusto che se ne stia a casa?
«Non è stata una decisione di mia competenza: l’ho lasciata volentieri alle autorità sportive. Un messaggio forte. Io in Brasile correrò contro chiunque troverò nella corsia accanto alla mia».
Come è messa oggi la Giamaica in fatto di antidoping, dopo lo scandalo del 2013 e dei test mai eseguiti prima dei Giochi di Londra?
«Abbiamo migliorato il sistema. Ora mi sento di dire che è tutto okay».
E lei quante volte è stato testato quest’anno?
«Molte, senza eccezioni, in gara, fuori e a sorpresa. Nessun problema con i controlli: più me ne fanno, più sono contento».
Permetta una divagazione: c’è posto per l’amore nella vita di Usain Bolt?
«Certo che sì: ho una fidanzata. È importante saper bilanciare tra lavoro e vita privata».
Possiamo saperne qualcosa di più?
«Sono un uomo riservato e certe informazioni preferisco tenerle per me».
Ci saluteremo a Rio o la rivedremo al Mondiale di Londra nel 2017 e, magari, come ventila il suo coach, a Tokyo 2020?
«Ci rivedremo eccome...».
Francesco Totti che prolunga il contratto a 40 anni è per caso una fonte d’ispirazione?
«A quell’età di certo non mi vedrete correre però lo capisco: se sente ancora il fuoco bruciare dentro e ha ancora voglia di allenarsi e giocare, perché no? Ha fatto bene a continuare un altro anno».
Lei quando capirà che è ora di smettere?
«Voglio lasciare al top. Correre senza vincere non fa per me. Non continuerò tanto per...».
Vede in giro un degno erede?
«Vedo interessanti talenti. Sono curioso di scoprire chi emergerà nei prossimi 2-3 anni».
Come vorrebbe essere ricordato tra mille anni?
«Come uno dei più grandi olimpionici e uomini di sport di tutti i tempi».
Solo?
«Sono un tipo modesto».