la Repubblica, 1 agosto 2016
A Torpignattara di musulmani in chiesa non se ne sono visti
Ognuno sul suo sedile. Distante. Lontano almeno quattro panche dai pochi fedeli che ieri hanno partecipato alla messa delle 11.30 nella parrocchia di San Barnaba, a Torpignattara. Una chiesa enorme, in un quartiere dove si contano anche decine di moschee nei sottoscala dei palazzi.
Ma dei musulmani che le frequentano, nessuno ha accolto l’appello della comunità islamica francese dopo l’uccisione, da parte dei terroristi dell’Is, di padre Jacques Hamel a Rouen, in Normandia.
Un invito con cui si chiedeva proprio ai musulmani di affollare le chiese in segno di solidarietà e che invece è stato ascoltato dai tre imam e tanti fedeli dell’Islam che hanno riempito la chiesa di Santa Maria in Trastevere nella giornata organizzata dalla comunità di Sant’Egidio. Presente anche una delegazione della grande moschea di Roma di Monte Antenne. Nella basilica, invece, non c’erano volti di politici e amministratori, grandi assenti alla mattina di preghiera.
«Un’iniziativa solo simbolica che non mi pare abbia avuto grande successo qui a Torpignattara» ammette Fabiola Tresi mentre sale la lunga scalinata che porta all’ingresso della chiesa di piazza dei Geografi. Durante l’omelia nessun riferimento del parroco a quanto accaduto in Francia.
«Ma che senso ha che che ci stiano vicini, se poi normalmente non ci parliamo?» dice senza troppi giri di parole Tonino Savoncello. Parole dure, che rispecchiano l’anima divisa di un quartiere multietnico, dove l’integrazione, nonostante gli sforzi delle varie comunità, sembra essere ancora lontana.
«Qui ormai ogni attività è degli immigrati, dei musulmani. Non sappiamo cosa fanno quando si radunano nelle moschee. Non ci sono controlli, potrebbero essere tutti terroristi» sostiene alzando il tono della voce Marcello Farina mentre discute con altri pensionati nel bar all’esterno della chiesa.
«Se fossimo andati in chiesa ci avrebbero guardati con diffidenza e fastidio» dice amareggiato Faruk Himail, studente libico. E proprio all’angolo della parrocchia di Torpignattara, quasi nascosti tra gli alberi, due famiglie di musulmani osservano gli italiani all’uscita dalla messa.
«Volevamo entrare, ma abbiamo avuto paura dei loro sguardi» confessa Mohamed Lassahn, mano nella mano con la figlia di sei anni.
«Servono più controlli, non sappiamo se questi musulmani hanno legami con l’Is» ribadisce Giulia Scorretti in piazza della Marranella.
«Non siamo criminali, siamo lavoratori onesti» replica Hamal Tarik nel suo bar di via Casilina. Scambi di accuse in una Torpignattara ancora frammentata dalla paura degli altri e del terrorismo.