Corriere della Sera, 1 agosto 2016
Te lo ricordi l’InterRail?
Una preferirebbe non essere così nostalgica, però succede. Succede a tutti quelli che hanno passato mesi d’estate facendo l’InterRail in anni in cui si era più lenti o più ottimisti. Anzi no; la strage di Bologna fu il 2 agosto 1980, in Italia c’era il terrorismo, le città erano piene di eroinomani pronti a rapinarti per comprarsi una dose. Ma non si pensava sarebbe finita male; non così male, almeno.
A quei tempi, quelli che facevano a prezzo modico il biglietto per viaggiare senza limiti in treno per l’Europa (a metà prezzo sul territorio italiano, ma spesso i controllori fingevano di non sapere) erano spesso sporchi e ciancicati per le notti in treno. A volte ci si trovava a Parigi e si decideva di andare a Madrid, o a Vienna, o chissà dove, ci si rannicchiava in seconde classi comunque dignitose, ai tempi non era obbligatorio prenotare. O si era sporchi e ciancicati per le notti in stazione: si arrivava tardi, si doveva partire presto, si trovava la zona dove decine/centinaia di altri ragazzi avevano steso i loro sacchi a pelo, e si dormiva, addirittura (si pagherebbe per dormire così bene in condizio-ni avverse, adesso). Si facevano docce in bagni pubblici ferroviari, in ostelli della gioventù distanti solo sette chilometri dall’ultimo trasporto pubblico, e ci si sentiva benissimo. Si conoscevano altri ragazzi di altri Paesi, europei, nordafricani, americani in Grand Tour, australiani che facevano il giro del mondo ed erano di gran lunga i più ganzi. Ci si scambiavano indirizzi, si faceva amicizia, si flirtava; al netto dei tossici – che non avrebbero buttato soldi nell’InterRail – si beveva, per scarsità di fondi e per inclinazione, poco (meno dei ventenni di adesso, moltissimo meno; e loro non dormirebbero mai in stazione; però si sbronzano assai pericolosamente, ora, a volte).