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 2016  luglio 30 Sabato calendario

Un bidone di letame su Enrico Rossi

«Si dice che il letame porti bene, vorrà dire che saranno per me mesi fortunati». Il giorno dopo ci scherza pure su, il governatore Enrico Rossi. Giovedì sera però, alla festa dell’Unità di San Miniato, nel pisano, la voglia di scherzare non era molta: stava presentando il suo libro Rivoluzione socialista quando un allevatore della zona gli ha scaricato addosso un bidone di letame. Per protestare contro la norma regionale che fissa un tetto di 40 capi per la macellazione a fini di autoconsumo.
Presidente Rossi, come si è sentito?
«Non bene, ve lo assicuro. È un atto per sua natura oltraggioso. Un atto di natura squadrista, finalizzato ad umiliare. Un atto che tende all’annientamento dell’altro. E quindi di grande violenza».
Lì per lì come ha reagito?
«Ho reagito lavandomi e rivestendomi con gli abiti forniti dai compagni. E proseguendo il dibattito per non darla vinta».
Si è sentito colpito come presidente o come Rossi?
«Come Rossi, come persona, come esponente politico, come presidente. Il bello è che lo conosco, l’ho salutato arrivando e mi ha detto che avrei avuto una serata terribile. Pensavo scherzasse».
E invece...
«È il segno del clima di violenza diffusa. Del degrado del linguaggio della politica. Certo, la politica ci mette del suo. Così come le agenzie formative, i media. Prevale sempre l’invettiva».
Lei come se lo spiega?
«Si è consapevolmente puntato alla rottura del linguaggio politico e alla distruzione dei partiti. Una oggettiva perdita di autorevolezza della politica e anche l’incapacità di acquisirla. Questa perdita alimenta un corto circuito fatto del peggio possibile. Fino a Grillo e Salvini. Anche la sinistra però ha ceduto. Con Berlusconi a suo tempo e anche all’interno del mio partito».
Il premier Renzi che lei sfiderà al congresso è stato tra i primi a chiamarla.
«Mi ha fatto piacere. Solo l’ho messo in guardia dall’abbracciarmi, nelle condizioni in cui ero... Ringrazio lui e il presidente Mattarella che pure mi ha telefonato».
Una volta alle feste dell’Unità c’era il servizio d’ordine. E giovedì sera?
«Non si chiamava così ma aveva a che fare con il partito strutturato di cui parlo nel mio libro. I compagni di San Miniato sono stati molto affettuosi. Ma una certa debolezza nell’organizzazione di questo partito è evidente».
Girerà d’ora in poi con la scorta?
«Vorrei evitarlo, ho sempre girato liberamente per la mia regione».
E continuerà a negare la deroga che l’allevatore le chiede?
«Lui difende i propri interessi. Ma non si può andare oltre il tetto. E in Toscana non cederemo alla macellazione clandestina. Andrò a parlare anche col procuratore di Pisa».