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 2016  luglio 29 Venerdì calendario

Il caos degli stress test. Ecco perché l’Eba andrebbe chiusa

Questa sera, alle 22, si conosceranno ufficialmente gli esiti degli stress test predisposti dall’Eba per le 51 maggiori banche europee, di cui cinque italiane, Banca Montepaschi  compresa. Nel frattempo, non poteva mancare proprio l’ennesima perla da parte dell’Authority la quale, evidentemente pensando di essere a capo di uno Stato totalitario, ha vietato ai banchieri di commentare tali esiti. Come si possa soltanto immaginare un divieto del genere la dice lunga sul livello culturale di coloro che assumono questo tipo di decisioni; ma conferma, se ve ne fosse bisogno, la totale carenza di capacità nel governo della comunicazione istituzionale.
In ogni caso, posto che un divieto siffatto i banchieri potranno considerarlo «tamquam non esset» (nella migliore delle ipotesi) o semplicemente come uno «chiffon de papier», se si ripercorre la storia di queste prove, si vede che essa è costellata di incongruenze e di inadeguatezze che porterebbero a convalidare l’opportunità di una soppressione dell’Autorità, magari trasferendone le limitate funzioni alla Vigilanza unica, ancorché esse si estendano all’intera Unione. Altro che chiedere, a seguito di Brexit, il trasferimento dell’Authority a Milano; al più, si tratta, invece, di rivederne approfonditamente funzioni e governo, ben prima di porsi il problema di dove collocare la sede di questa istituzione. Ma poi c’è da chiedersi: posto il coprifuoco sulle eventuali dichiarazioni, chi parlerà per spiegare la portata delle prove e gli effetti? Esponenti della stessa Eba?
Dati i precedenti, c’è molto da dubitare sul tipo e sull’efficacia di questa comunicazione. Quanto al carattere dei test, avere assunto la staticità del bilancio e avere impostato uno scenario a tre anni del tutto improbabile vizia alla radice la validità di questa prova che può accettarsi solo come un esercizio meramente ipotetico configurandolo come lo ha presentato, in occasione della non lontana assemblea dell’Abi, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, anche se gli esiti confluiranno nell’esercizio della Vigilanza unica, lo Srep, che però avrà delle ricadute sui bilanci degli istituti. È comunque inutile che si prosegua con la cantilena secondo la quale gli stress test non designeranno né promossi né bocciati: strutturati in questo modo, non si sarebbero dovuti svolgere. Ma se alla fine si è deciso di farli eseguire, allora si poteva optare tra la non comunicazione degli esiti (e allora avrebbe avuto una logica finanche la non manifestazione di commenti da parte dei banchieri) e la esternazione, ma molto ben guidata, sulla base di una programmazione dei passaggi della relativa comunicazione. Invece non si è fatto né l’uno né l’altro, mantenendo fede all’immutabilità del diabolico perseverare e dimenticando che è sufficiente rendere noto il livello dei risultati conseguiti dal Monte e quelli degli altri istituti per dedurne automaticamente una graduatoria, anche se non ufficiale. Quanto al piano per il Monte, dovrebbe essere un fatto acquisito che lo smobilizzo delle sofferenze (27 miliardi lordi e 10 netti) – attraverso un veicolo della Banca e la cessione ad Atlante 2 – a un prezzo inferiore a quello di bilancio non inciderà sui modelli di rating interni ribaltando su tutti gli altri impieghi, anche quelli «in bonis», la decurtazione di valore, come le disposizioni prevedono. Si troverà una via d’uscita derogatoria.
È un punto, questo, sul quale c’è stato un particolare impegno della Banca d’Italia. L’eventuale ribaltamento avrebbe comportato un maggiore onere di ricapitalizzazione di circa 2 miliardi – da aggiungere ai 5 previsti – rendendo pressoché impossibile l’operazione. Non si parla più di «paracadute pubblico», anche se non può non mettersi in conto, pur nelle migliori condizioni nelle quali la Banca verrà a trovarsi per lo smaltimento delle predette sofferenze, che una parte delle azioni possa restare inoptata. Oggi, comunque, dopo la riunione del consiglio di amministrazione del Monte, conosceremo i diversi aspetti dell’operazione, sulla quale ha lavorato intensamente innanzitutto l’ad Fabrizio Viola, che avranno ricevuto il preventivo placet della Vigilanza unica. Sarà, se la decisione verrà così assunta, l’atto conclusivo di una lunga storia di risanamento e di rilancio che è iniziata, appunto, con Viola (e con Profumo) e con il sostegno e l’apporto fondamentale della Banca d’Italia sotto il governatorato Visco. La giornata odierna potrà essere certamente positiva, a patto che non sia danneggiata dal modo in cui l’Eba gestirà, a notte fonda, i risultati dei test, con il seguito di sabato che la stessa Autorità dovrebbe comunque presidiare. È sperabile che non vi sia comunque il classico in cauda venenum.