Corriere della Sera, 29 luglio 2016
Nicolas Orlando Lecumberri, il dj spagnolo che ha preso a pugni dieci passanti perché gli hanno dato indicazioni sbagliate. È successo a Milano
«Poggia la mano sul tavolo». Foto. «Ora la sinistra». Foto. Le immagini sono atti di inchiesta: lividi e tagli sulle dita, nocche arrossate. Perché la storia balorda di Nicolas Orlando Lecumberri sta scritta lì: sulle sue mani. Martoriate dalle tracce di un’incomprensibile ossessione. Con le mani ha colpito. Pugni. Almeno 10 aggressioni in 19 giorni (altri casi sono sotto esame); vittime incontrate per caso, tutti ragazzi, approcciati con educazione (la richiesta di indicazioni stradali) e poi assaliti senza motivo. A metà pomeriggio di mercoledì Nicolas Lecumberri, 23 anni, spagnolo, entra in una stanza dell’Ufficio prevenzione generale della questura. Si chiude così, di fronte ai poliziotti, il fight club solitario e feroce che il dj di San Sebastian ha scatenato tra il 6 e il 27 luglio nelle strade di Milano. Finisce senza una spiegazione di quella violenza.Perché in questura la scena è stata questa: il ragazzo si siede, sbadiglia con gesti esagerati, ostenta disinteresse. Parla bene l’italiano, ma finge di non capire, i poliziotti gli fotografano le mani e lui li lascia fare. Quando lo portano in carcere, a San Vittore, della sua furia ha detto solo questo: «Chiedevo informazioni in strada e me le davano sbagliate. Mi prendevano in giro». Spiegazione che sa di derisione. Poco importa. Come spiega la dirigente delle Volanti di Milano, Maria Josè Falcicchia: «Abbiamo messo termine a un pericolo, a una sequenza allarmante di aggressioni. Era entrato in una piena serialità, in una sorta di sfida, sapevamo che avrebbe continuato la catena di aggressioni. L’intero corpo della polizia e delle forze dell’ordine era in allerta».
Il profilo Facabook di Lecumberri racconta la quotidianità di un ragazzo europeo: cameriere in bar sulla spiaggia, produttore di musica elettronica, allievo di una scuola di Los Angeles, interviste su un paio di giornali in cui racconta i suoi tour, discoteche e festival (Barcellona, Berlino); le vacanze invernali in snowboard e quelle estive al mare a Otranto (nel 2015). Quando arriva a Milano, da solo, a inizio luglio, Nicolas frequenta i locali di Corso Como e stringe amicizie, riesce pure a farsi ingaggiare per un paio di serate al «Loolapaloosa» (i titolari lo descrivono come «un tipo tranquillo e socievole»). In Italia, però, il dj si porta dietro un pezzo della sua storia nera.
La «Guardia Municipal» di San Sebastian (Paesi baschi) ha aperto un’inchiesta dopo aver ricevuto una serie di denunce per aggressioni immotivate in strada. Gli investigatori spagnoli convocano un po’ di vittime e mostrano loro album di foto: tre ragazzi lo riconoscono, è stato lui ad aggredirli (il 25 e il 26 maggio di quest’anno). Il 3 giugno i poliziotti chiamano Lecumberri e gli comunicano che è sotto inchiesta. A Milano ricomincia, con un canovaccio identico: chiede un informazione stradale in perfetto in inglese, alla risposta contesta, «mi stai prendendo in giro», poi si scatena. Di sera è un turista, di giorno un picchiatore in delirio. Si sospetta che stesse facendo il «knockout game», il gioco infame dei pugni improvvisi ai passanti (è però anomalo che in quella pratica balorda non abbia qualche amico spettatore intorno, che magari riprende con un cellulare). In largo Cairoli, pieno centro, il 26 luglio colpisce un ragazzo e lo insegue per 200 metri. Più tardi, una pattuglia delle «bike», poliziotti in bicicletta, lo identifica (anche se in quel momento non si può collegare con l’attacco). A quel punto l’inchiesta della Settima sezione delle Volanti prende un ritmo frenetico: ricerca delle denunce, scandaglio di telecamere, confronto tra le testimonianze, studio dei dettagli e dei collegamenti. I poliziotti iniziano a girare negli ostelli. Trovano la traccia buona sui Navigli. Il giorno dopo, Nicolas si accanisce ancora su due ragazzi, in corso Lodi. I poliziotti si appostano davanti all’ostello e quanto rientra lo ammanettano. Il fight club è finito. Lui dice: «Non avvertite i miei genitori». Ne ha facoltà.