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 2016  luglio 29 Venerdì calendario

La forza tranquilla di Angela

È difficile camminare su una corda tesa come continua a fare Angela Merkel. La destra del suo partito (soprattutto i bavaresi della Csu) non amerà molto le parole pronunciate dalla cancelliera in una conferenza stampa fiume dopo gli episodi di violenza che in pochi giorni hanno scosso le fondamenta della tranquillità e della stabilità tedesche. Ma la via mediana continua ad esserle congeniale, anche in questa inedita sfida contro le cellule impazzite della jihad e di altri estremismi che hanno seminato morte e paura in Baviera, lo Stato più ricco del Paese. Ha interrotto le sue vacanze, anticipato di un mese il tradizionale appuntamento di fine estate con i media per lanciare un messaggio rassicurante e ostinatamente coerente: ci sarà più sicurezza, proteggeremo meglio i nostri cittadini, ma non cambia la politica di accoglienza dei migranti in fuga dalle guerre. La sua decisione di aprire le porte della Germania ai profughi siriani, storica e dirompente, evitò una crisi umanitaria in Ungheria, ma con il passare dei mesi le si è ritorta contro alimentando la crescita della destra xenofoba di Alternative fuer Deutschland (AfD), la fronda all’interno del suo stesso partito e proiettando un diffuso senso di insicurezza e diffidenza nella popolazione tedesca.
I fatti di sangue della seconda metà di luglio, preceduti dall’inquietante molestia di massa contro decine di donne a Colonia, la notte di Capodanno, hanno fatto il resto. È diventato più facile, per l’estrema destra ma anche per la gente normale, associare il flusso dei migranti (oltre un milione solo lo scorso anno) al rischio di terrorismo. Angela Merkel non ama banalizzazioni e generalizzazioni e anche ieri l’ha dimostrato, ma la Germania è diventata nello spazio breve di un anno un Paese completamente diverso. Del settembre 2015 ricordiamo le centinaia di bavaresi che accoglievano con applausi alla Hauptbanhof di Monaco i siriani scappati dalla guerra, gli stessi siriani che nelle stazioni ferroviarie di Budapest inneggiavano alla cancelliera gridando “Mamma Merkel”, la stessa Merkel che si esibiva in simpatici selfies con i piccoli rifiugiati. Una sfida umanitaria senza precedenti, aveva detto la donna più potente del mondo, alla quale un Paese come la Germania non poteva sottrarsi. Ieri ha ripetuto il suo mantra («Possiamo farcela») in un contesto completamente diverso, il terrorismo diffuso ha incupito la Germania, devastato il morale della Francia, sconvolto il Belgio. Probabilmente non poteva fare diversamente, se non continuare ad esercitare la sua leadership apparentemente da “tempi normali” per tempi che normali non sono. Su Politico.eu lo scrittore e saggista tedesco Konstantin Richter ha sostenuto come questi ultimi giorni possano segnare la fine dell’età dell’oro della Germania. Più o meno un decennio il cui inizio risale, appunto, all’avvento di Angela Merkel alla cancelleria, con la vittoria alle elezioni del settembre 2005. Un periodo durante il quale il Paese ha attraversato meglio di chiunque altro la crisi dell’eurozona: le riforme strutturali del precedente governo giunte “a maturazione” hanno contribuito a un calo spettacolare della disoccupazione, ora praticamente inesistente, a una crescita soddisfacente per gli standard anemici di Eurolandia e a una rinnovata, anche se contestata, capacità di leadership. Oggi, scrive Richter, il film è cambiato e rischiamo di archiviare tutto nell’album dei ricordi.
Angela Merkel, intanto, ieri ha dimostrato di voler rimanere eternamente se stessa anche quando intorno tutto è cambiato e sta cambiando. Speriamo solo che la forza, come sostiene la cancelliera, sia davvero nella calma.