la Repubblica, 28 luglio 2016
Deutsche Bank sarà nazionalizzata?
La fatica di Sisifo di John Cryan, l’amministratore delegato di Deutsche Bank che sta tentando di traghettare la maggiore banca europea fuori da una lunga sbronza di gestioni spericolate, continua. Ma questa, come dicono gli inglesi, è ancora la fase dell’hangover, del mal di testa del giorno dopo. Un compito non facile, in un’era di diffidenza generale, economia ancora balbettante e tassi al lumicino che si mangiano i margini di redditività.
Al ministero delle Finanze cercano da giorni di rintuzzare, irritati, voci su una possibile fusione tra il colosso di Francoforte e la seconda banca tedesca Commerzbank, partecipata dal governo da quando rischiò di soccombere per il fallimento di Lehman Brothers. Una voce più insistente di questa sostiene che a Berlino si starebbe meditando persino su una partecipazione ad un eventuale ricapitalizzazione. In altre parole, il governo entrerebbe nel capitale di Deutsche Bank per poi contribuire all’ennesimo aumento di capitale. Una parziale statalizzazione anche della prima, dopo la seconda banca tedesca. Uno smacco, per i pasdaran del bail in, per i fautori della tesi che il contribuente tedesco non debba più pagare per i salvataggi delle banche come il ministro competente, Wolfgang Schaeuble.
I conti presentati ieri rivelano che nei tre mesi che vanno da aprile a giugno i numeri, tutto sommato, sono migliori di quelli stimati da molti analisti. Bloomberg puntava su una perdita di 22 milioni e ha ricordato che gli analisti hanno espresso stavolta una forbice impressionante di ipotesi: da utili di mezzo milione a un buco di un miliardo e mezzo. Previsioni riviste in peggio, di recente, dalla Brexit. In ogni caso il bilancio ha messo in luce un utile a 20 milioni nel secondo trimestre: si tratta comunque di un crollo del 98% dai 818 milioni nello stesso periodo del 2015. Anche i ricavi netti hanno subito una flessione del 20%. Il top manager britannico si è detto “soddisfatto” dei progressi compiuti” ma ha dovuto annunciare una pesante ristrutturazione dell’istituto che ridimensionerà molto il numero delle filiali. Ma la ristrutturazione potrebbe diventare “ancora più ambiziosa”, se la situazione dovesse restare difficile. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, Deutsche dovrà riempire un buco di capitale da 9 miliardi entro il 2018, esclusi i risarcimenti delle numerose cause ancora pendenti. E ieri, a proposito di una di esse, quella che riguarda la vendita di prodotti cartolarizzati legati ai mutui subprime, Deutsche Bank ha fatto sapere di aver cominciato un negoziato con l’amministrazione statunitense per trovare un compromesso.
Cryan ha anche dato una notizia che rischia di allarmare molti clienti: anche loro sentiranno le conseguenze dei tassi negativi sui depositi che la Bce applica attualmente alle banche: «Non pensiamo che gli istituti di credito possano assorbire questi costi totalmente da soli». Costi in aumento, forse.