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 2016  luglio 27 Mercoledì calendario

Vivendi fa dietrofront su Premium. E Mediaset pensa alle vie legali

Vivendi fa dietrofront sull’acquisto di Premium, la pay tv di Mediaset, e il gruppo italiano dissotterra l’ascia di guerra valutando vie legali per una somma superiore a 1 miliardo e mezzo di euro.
Un passo indietro che ha lasciato di stucco il mercato, tanto che sono cominciate a circolare congetture sulla motivazione del gesto transalpino: per alcuni addetti ai lavori Vivendi punterebbe all’ammiraglia del gruppo, cioè Mediaset, e Premium era quindi soltanto un pretesto.
Così se da una parte la media company francese, con il suo ad Arnaud de Puyfontaine, sembra gettare acqua sul fuoco insistendo sulla volontà «di costruire una grande alleanza strategica con Mediaset», dall’altra il gruppo di Cologno accusa la controparte di «una palese contraddizione con gli impegni assunti mediante il contratto firmato l?8 aprile scorso», un voluminoso documento che era stato redatto dai team di legali di Chiomenti (guidati dall’avvocato Luca Fossati) e di Carnelutti (sotto la guida di Nicolò Bastianini). E Fininvest, cui fa capo il 34,738% di Mediaset denuncia con durezza «l’eccezionale gravità e l’assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi». 
Di fatto Vivendi non intende più acquistare l’intera partecipazione nella pay tv Premium ma solo il 20%. La nuova proposta, confermato lo scambio del 3,5% di Vivendi e del 3,5% di Mediaset come indica l’accordo dello scorso aprile, è quella di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile. 
Con un aumento di capitale riservato a Vivendi, in pratica, i francesi in tre anni diventerebbero un azionista forte di Mediaset visto che la quota di Fininvest, oggi di poco inferiore al 35%, sarebbe diluita. Verte su questo il j’accuse di Fininvest: secondo la holding l’atteggiamento di Vivendi «lascia chiaramente intuire che il suo vero, non dichiarato obiettivo – al di là della indubbia valenza industriale dell’accordo stipulato – fosse in realtà quello di costituirsi in modo surrettizio e inaccettabile una posizione di rilievo nell’azionariato di Mediaset». Il management di Vivendi invece punta il dito sulle significative differenze emerse durante le analisi effettuate sull’emittente a pagamento del gruppo. Il riferimento sembra al rosso dei conti di Premium: 85 milioni nel 2015 e 63 milioni nel primo trimestre, un macigno per il Biscione che ha chiuso il primo trimestre 2016 con un rosso di 18 milioni a livello di risultato netto mentre un anno fa riportava un utile di 600mila euro. Senza Premium, il gruppo avrebbe riportato un utile netto di 38,6 milioni.
Ma Mediaset non ci sta: l’analisi dei risultati di Premium «è avvenuta prima della firma, come accade prima di ogni assunzione di impegni». Quanto a lettere inviate da Vivendi a Mediaset, «confermiamo – sottolinea il gruppo – di non aver mai ricevuto alcuna contestazione formale sulla validità o i contenuti del contratto».
La lettera di Vivendi arrivata l’altro ieri, rivela Cologno, «elude un riscontro puntuale ad un’intimazione rivoltale da Mediaset ad adempiere ai propri obblighi contrattuali, in primo luogo la notifica dell’acquisto del controllo di Premium alla Commissione Antitrust Ue».
La proposta di Vivendi sarà portata all’attenzione del cda Mediaset già convocato per domani per la semestrale e con tutta probabilità respinta dal board. Il previsto ’no’ allo schema alternativo proposto dalla media company francese porterà quasi sicuramente, secondo fonti Mediaset, alla decisione di adire le vie legali. Anzi, sul tema sarebbero già al lavoro gli avvocati di Chiomenti.
Alla cifra ventilata di 1 miliardo e mezzo di risarcimento si arriverebbe dal valore dell’operazione di compravendita di Premium pari a complessivi 800 milioni più le spese sostenute da Mediaset su richiesta dell’acquirente (per il rinnovo di alcuni contratti ). 
Una strada che appare praticamente scontata, sempre che di qui alla riunione del board non ci sia qualche novità o una rimodulazione della nuova proposta di Vivendi. Intanto, mentre la Consob segue con attenzione gli sviluppi della vicenda, ieri il titolo ha pagato il dietrofront del gruppo capitanato da Vincent Bollorè con una perdita del 6,9% a Piazza Affari.