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 2016  luglio 26 Martedì calendario

I custodi si mettono in malattia, gli operatori danno forfait e la direttrice apre il museo, stacca i biglietti e fa da guida turistica. È successo tutto nel weekend, al Palazzo Reale di Genova

I custodi sono a casa in malattia e lei si trasforma in un tuttofare. Stacca biglietti, sorride ai turisti e fa anche da guida ai gruppi organizzati. Evitando l’ennesima figuraccia italica: tener chiuso nell’ultimo week end di luglio uno dei più importanti musei. Lei è Serena Bertolucci, 48 anni, direttrice del Palazzo Reale di Genova. Lo scorso weekend ha salvato in corner le sorti della mostra sul Canova. Tra tagli all’organico, regolamenti sindacali e malanni «stagionali» delle maestranze, anche il prossimo fine settimana potrebbe essere a rischio. Non si è nemmeno arrabbiata, sulle assenze non calca mano.
Però fa un certo effetto pensare che, in piena estate, cinque dipendenti pubblici su sette siano indisposti proprio nel weekend. Sabato scorso la direttrice – nel suo giorno libero – si dedicava al jogging ed è stata avvisata che per aprire il palazzo ai turisti già in coda non c’era personale. Lei non ci ha pensato due volte: detto fatto, ancora in tuta e scarpette, via di corsa a rimediare, seguita a ruota dall’ex direttore Luca Leoncini, oggi suo vice, anche lui calato nel ruolo inedito del custode. Anche la Bertolucci fa parte dell’infornata di manager della cultura voluta nel 2015 dal ministro Franceschini. Una riforma riuscita nei numeri (i visitatori crescono) che però sugli aspetti del personale mostra la corda. A Palazzo Reale, per esempio, i custodi dovrebbero essere 40 ma sono solo 28. La direttrice non dispera: «La mancanza di personale è un problema storico. È un bene che ora emerga e se ne parli». Per ovviare al difficile periodo estivo, a Palazzo Reale stanno cercando una soluzione: «Ci sono regole contrattuali da rispettare – sottolinea Bertolucci – che per accordi sindacali prevedono un tetto limitato agli straordinari festivi». Già, i sindacati. Come dimenticarli dopo le critiche mosse, lo scorso marzo, ad una altro direttore di ultima generazione, quello della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, secondo alcune sigle colpevole di lavorare fino a tarda sera. Proprio all’inizio del mese Felicori ha fatto emergere un nuovo problema: la manutenzione ferma nel museo casertano a fronte di un aumento costante dei visitatori. Anche qui un problema di dipendenti: «Manca una struttura amministrativa competente, in grado di districarsi tra le numerose procedure per dare il via ai lavori» ha spiegato Felicori senza giri di parole.
Nell’elenco dei super-dirigenti che hanno sposato la causa non possono mancare Cecile Hollberg ed Eike Schmidt, rispettivamente alla guida della galleria dell’Accademia e degli Uffizi di Firenze. I due tedeschi, nei mesi scorsi, sono finiti nelle cronache nazionali per aver denunciato a gran voce il degrado che assedia i turisti in fila davanti alle bellezze della città. E se la Hollberg aveva sollevato il problema dei venditori abusivi parlando di «situazione insostenibile», il collega Schmidt è andato oltre. Ha registrato, con l’accento teutonico, un messaggio anti-bagarini per il quale è stato pure multato ed ha ingaggiato con il sindaco Nardella una vera e propria battaglia in nome della tutela dei visitatori.