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 2016  luglio 26 Martedì calendario

Il caso della ricca torinese scomparsa che potrebbe essere morta sepolta in casa sotto la montagna di rifiuti che ammassava

C’è una donna torinese, facoltosa, scomparsa da almeno due mesi e che nessuno sta cercando. I vicini di casa e l’amministratrice del condominio sono convinti che sia morta. Sepolta dalla montagna di rifiuti che lei stessa stipava nel suo bell’alloggio, in riva al Po. Il palazzo di Rosalba si affaccia sulla collina, una vista mozzafiato sulla basilica di Superga. Al sesto piano le tapparelle sono alzate. Una delle finestre è aperta. Rosalba è un notaio, almeno così raccontava la madre, ma tutti gli inquilini la ricordano per quell’abitudine di uscire di casa con grandi sacchi di plastica e rientrare la sera piena di oggetti raccolti per la strada. «Una donna riservatissima, minuta, con quel cappotto beige che indossava sempre, in qualsiasi stagione». Da anni è rimasta sola a gestire le tante proprietà immobiliari, a Torino e sul Lago Maggiore. 
La prima a dare l’allarme è stata una conoscente, Ines. È cresciuta in quel palazzo. «Adesso abito a poche centinaia di metri. E anche nella nostra palazzina la signora ha un alloggio – racconta -. Gli inquilini non riescono più a pagarle l’affitto, non la trovano da nessuna parte». Ines, allora, si è decisa a chiamare la polizia. 
Il sopralluogo
Quando gli agenti vanno a bussare alla sua porta, è la sera del 13 luglio. Niente da fare. Arrivano i vigili del fuoco e un’ambulanza. L’ingresso viene aperto a fatica: ammassati, in tutto l’alloggio fino quasi al soffitto, ci sono decine di borse e valigie. Immondizia e oggetti di ogni tipo. L’aria è irrespirabile. Un pompiere entra con la bombola dell’ossigeno. Fa quello che può, in una situazione che gli stessi agenti del commissariato descrivono «drammatica». Per essere sicuri che la donna non sia all’interno, bisogna prima spostare tutti quei sacchi. L’Amiat, contattata, non arriva, e la porta al sesto piano di Lungo Po Antonelli viene chiusa. E non succede più nulla. Chi non si dà per vinta è Maria Bello, l’amministratrice. Il 14 luglio è all’Asl, dove presenta un esposto per segnalare «l’allarmante situazione igienico sanitaria presso l’alloggio di uno stabile da lei amministrato». E nel verbale di sopralluogo, destinato ai condomini, scrive a chiare lettere: «Purtroppo, a detta dei vigili del fuoco, non c’è stata la possibilità di verificare la presenza della signora all’interno delle stanze».
La denuncia impossibile
Poi, cosa è successo? «Nulla. L’Asl mi ha spiegato che aspettano la relazione dei pompieri per organizzare l’eventuale intervento di bonifica. Dalla polizia, invece, non sono più arrivate comunicazioni». Bello, però, non si è arresa. «La scorsa settimana mi sono presentata in commissariato. Mi hanno detto che senza una denuncia di scomparsa, loro non avrebbero potuto fare molto di più. Così mi sono offerta di sporgerla io, ma mi è stato spiegato che non era possibile». Il motivo? Conoscere nome, cognome e indirizzo non era sufficiente. «Volevano sapere altri dati sensibili. Sono rimasta allibita: quella signora era puntualissima nei pagamenti, non la vedo dall’assemblea dell’11 maggio».
Così l’appartamento in riva al fiume di Rosalba resta chiuso. Adesso la polizia assicura che saranno eseguite nuove verifiche. Sarà riascoltata l’amministratrice, formalizzata la denuncia e, se sarà il caso, ci sarà un nuovo e più approfondito sopralluogo. Intanto, una vicina che si affaccia sull’androne delle scale, si lascia scappare una considerazione. «Come fa una persona di 68 anni ad uscire da quell’alloggio, se la porta era bloccata dall’immondizia. Non si può essere mica calata dal balcone. Temo davvero che la povera Rosalba sia lì dentro, sepolta da tutti quei sacchi».