La Gazzetta dello Sport, 25 luglio 2016
Intervista a quel meraviglioso sbruffone di Paltrinieri
È il re del mondo, il secondo di sempre per appena 3 secondi nella classifica alltime col record europeo di 14’34”04, e da tre anni non perde una gara: Gregorio Paltrinieri è l’oro azzurro annunciato nei 1500 sl, specialità in cui l’Italia non ha mai conquistato un podio ai Giochi. Greg sta entrando nel «mood» a Santos, dove sarà l’azzurro che si allenerà più di tutti, da sabato al 7 agosto: gli azzurri entreranno infatti nel Villaggio il 2 agosto, Greg continuerà a lavorare con i fondisti per arrivare poco prima della gara del 12 (batteria) e 13 agosto (finale). Greg non ha davvero paura di perdere: «Sentirsi favorito non significa fare lo sbruffone». Greg ha paura solo «di queste vicende doping, non è solo per la Russia, è il tema centrale prima di Rio: questa roba delle provette manipolate fa tanta paura. Spero solo che la Wada faccia il suo dovere e controlli tutti come me, ogni 2-3 giorni. Mi hanno fatto una trentina di test, statisticamente sono tra i più tartassati. Spero che non controllino i soliti, bisogna combattere il doping a tutti i livelli perché ogni mese emergono nuovi casi, perché è diventato un affare di Stato e intorno al doping ci sono troppi interessi. Uno sport pulito è possibile».
Il suo primo rivale, Sun Yang, è abituato ai misteri: squalificato per doping solo 3 mesi, sparito dalla finale dei Mondiali di Kazan 2015. Lei si fida che ora il cinese sia pulito?
«Devo pensare che sia pulito e ha scontato una pena seppur breve. Era giusto dargli una seconda chance. Lui è il primatista mondiale, il campione uscente e ha esperienza. Vorrei batterlo anche per questo. Potrebbe fregarti in mille modi ed è il più temibile, ma all’Olimpiade devi stare attento a tutti, magari spunta uno che fa la gara della vita».
E l’americano Jager che a Kazan lo incalzò, dove le mette?
«È da tener d’occhio: lo rispetto come l’australiano Horton e il canadese Cochrane, che ha esperienza».
Uno come lei, abituato a nuotare 20 km al giorno, a due settimane dalla gara quanti ne macina?
«Sto continuando a nuotare tanto perché è quello che mi piace e mi fa stare bene. Non voglio alleggerire troppo presto i carichi perché anche psicologicamente mi aiuta».
Ci metterà tantissimi km, e poi?
«Il cuore, l’anima, tutto: voglio che gli italiani a ferragosto siano orgogliosi di me. Voglio giocarmela».
Il vantaggio e lo svantaggio del favorito?
«La pressione che mi mettono gli altri sul collo ogni giorno è uno svantaggio, divertirmi e far bene è un vantaggio».
Cos’ha di diverso la finale olimpica, lei che la fece a 17 anni?
«Più la gara è stressante e più mi piace: giocarmela per vincere è la cosa più bella. A Londra non avevo niente da perdere, qui è cambiato tutto».
Detti rispetto a lei farà i 400: le insidie del colpo secco?
«Ai Giochi non ci sono gli 800 per rompere il ghiaccio, sarà la batteria a darmi le sensazioni per entrare in condizione. Sono concentrato, andrò al Villaggio solo all’ultimo momento per evitare distrazioni. Mi dispiace solo perdermi la cerimonia d’apertura, ma stare a Santos isolato mi aiuterà solo a pensare alla gara».
Ci fosse stato Tamberi sarebbe stato un bel confronto tra i volti nuovi di atletica e nuoto.
«Infatti ci eravamo ripromessi di vedere le rispettive gare. Da una vita ci scambiamo messaggi, dovevamo incontrarci a Rio: è pazzesco quanto gli sia successo. Mi sono immedesimato nella sua situazione ed è un’esperienza tremenda, che vorresti evitare a tutti i costi. Son sicuro che tornerà più forte di prima, ha dimostrato di essere uno dei più grandi al mondo, salterà una gara importante ma ne ha davanti altre cento e sarà ancora più determinato. È questo che deve rimanere impresso nella sua testa. Non è finito tutto con l’infortunio, lo consideri una pausa forzata».
Non ci sarà neanche la nazionale di basket, per via dei risultati.
«Mi fermerò a Rio dopo la mia gara 4-5 giorni proprio per vedere il torneo. Mi dispiace per questa eliminazione, significa che mancava qualcosa nell’affinità di squadra. Ma andrò lo stesso a vedere il basket, quello americano in primis».
Sta preparando altri gesti di esultanza da Nba?
«Intanto mi sono portato la maglietta di Kyle Irving (decisivo per il canestro che ha assegnato il titolo a Cleveland, ndr), è bella da tenere, è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti e avevo già il suo poster in camera».
Altre cose da cui non si separa?
«In Brasile mi sono portato tre libri, genere giallo-trhriller per tenere alta l’adrenalina. E poi 120mila film nel computer...».
Altri desideri olimpici?
«Quattro anno fa sfiorai Bolt, adesso vorrei vedere i 1500 dell’atletica. E poi il tennis, il mio idolo è Nadal».
Tutti prevedono: saranno i Giochi azzurri del nuoto.
«Siamo una bella squadra, forte, si dice sempre così all’inizio, ma possiamo davvero ambire a tante finali. Ce la metteremo tutta anche se i Giochi non sono gli Europei e fare podi è assai difficile. A Londra 2012 fu una goduria trovarmi 5° dopo essermi tuffato senza pressioni. Ora non posso dire cosa ho da perdere, ma sono cresciuto e non sono preoccupato. Voglio prenderla alla leggera, come se andassi a fare un 1500 che ho sempre fatto. Cerco di sdrammatizzare il più possibile. Vado a fare solo una gara, insomma...».