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 2016  luglio 24 Domenica calendario

Piccoli matematici crescono a Singapore

«Singapore, vado a Singapore, che mania di fare l’amore», recitava una vecchia canzonetta italiana. Ma a Singapore, oggigiorno, la mania nazionale è un’altra: studiare matematica. Così tanto e così bene, che il resto del pianeta cerca di imitarne il segreto: dal 2017 metà delle scuole elementari del Regno Unito adotteranno il metodo di studio della piccola, ricca ex colonia britannica, grazie a un finanziamento di 41 milioni di sterline nell’arco di quattro anni per addestrare gli insegnanti inglesi e fornirli di nuovi libri di testo. La Gran Bretagna non è l’unico paese impressionato dal livello di eccellenza in campo numerico della città-stato dell’Estremo Oriente: ai convegni internazionali dei ministri dell’istruzione, quando è il turno di parlare del loro collega di Singapore, «tutti ascoltano con grande attenzione», dice Andreas Schleicher, capo del programma di valutazione dell’istruzione accademica dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), interpellato dal Financial Times.
Proprio una classifica dell’Ocse sulla capacità matematica degli studenti di 15 anni in 76 paesi del mondo rivela il primato di Singapore: i suoi scolari sono al primo posto, seguiti da quelli di Hong Kong, Corea del Sud, Giappone e Taiwan. I coetanei di Londra sono in 20esima posizione.
La supremazia asiatica nelle materie scientifiche era nota. Nel 2015, l’Inghilterra ha “importato” 30 insegnanti cinesi, affinché fossero loro a insegnare matematica in un certo numero di scuole elementari e perché gli insegnanti inglesi potessero imparare lo stesso metodo. L’iniziativa ha dato buoni risultati, spingendo il ministero dell’Istruzione britannico al passo successivo: importare il metodo stesso, sotto forma di programmi e manuali, non dalla Cina, che pure è fra le “potenze matematiche” del globo, ma dal campione mondiale della categoria, Singapore appunto. Qual è, dunque, il “segreto” dell’insegnamento della matematica da quelle parti? La risposta è una somma di diversi fattori. Il primo dipende dalla storia di Singapore, un minuscolo territorio, densamente popolato, indipendente dal 1965, dopo essere appartenuto a lungo all’Impero britannico. In era coloniale, la maggior parte della popolazione era analfabeta. Come mini stato sovrano, confinante con grandi nazioni come Malesia e Indonesia, Singapore ha perseguito un ideale ripetuto anche lo scorso anno dall’attuale primo ministro Lee: «Per sopravvivere, dobbiamo essere eccezionali». Lo stesso messaggio impartito dal primo leader di Singapore indipendente, Lee Kuan Yew, un autocrate che ha governato 30 anni: «Ci serve una comunità risoluta, altamente disciplinata e perfettamente addestrata».
Imparare la matematica fa parte dell’addestramento. Il “metodo Singapore” viene sviluppato costantemente, ma gli aspetti salienti restano immutati. Grandi aspettative da parte dei genitori. Ambizione, orgoglio e desiderio di eccellere degli studenti, incoraggiati a rivaleggiare tra loro (con derisioni in classe per chi sbaglia e applausi per chi dà la risposta giusta). Insegnanti specializzati in matematica a partire dalle elementari. Mezzi visivi, come blocchi colorati, per spiegare fin da tenera età problemi e concetti complessi. Meno materie, ma più in profondità. Diligenza, impegno, disciplina. Meno ore di lezione per i docenti per prepararle meglio.
Non tutti apprezzano il “metodo Singapore”, nemmeno a Singapore. Limita la creatività, dicono alcuni. Insiste troppo sulla disciplina, incluse punizioni corporali, notano altri. E ormai primeggiano solo i ragazzi con genitori in grado di pagare lezioni private. Del resto ci sono studenti bravi in matematica anche altrove: in Finlandia, dove l’accento, nei primi anni di scuola, è sullo sviluppo delle relazioni interpersonali più che sul rendimento. Ma a Singapore sono i “primi della classe” del mondo intero. La matematica, per dirla con la vecchia canzonetta, è la loro mania.