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 2016  luglio 25 Lunedì calendario

Perché le piccole Regioni funzionano meglio

Umbria, Marche, Friuli-Venezia Giulia: tre regioni di taglia “small” che tutte insieme contano poco più di un terzo degli abitanti della Lombardia, svettano nell’edizione 2016 del «Taxpayer Italia», grazie al mix vincente tra livello di tassazione e servizi offerti ai cittadini.
L’elaborazione realizzata dal Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore su 25 indicatori punta infatti a individuare, a livello territoriale, le aree dove le tasse pagate producono i migliori “frutti” in termini di infrastrutture, istruzione, salute, sicurezza, ambiente e benessere economico. La Regione ideale esiste solo sulla carta: è la combinazione tra il livello più basso di imposte della Calabria e l’alto tasso di servizi del Veneto.
La classifica, concreta, delle Regioni misura la distanza dalla situazione ideale.
Lo scarto minore e quindi il primato vanno all’Umbria, che rispetto allo scorso anno guadagna tre posizioni e toglie lo scettro alle vicine Marche, ora al secondo posto.
«Non stupisce che a vincere – osserva Gabriele Bottino, docente di diritto degli enti locali all’università Statale di Milano – siano due piccole Regioni del Centro Italia, dove la qualità dei servizi è alta sia nelle città sia nei piccoli paesi in relazione al livello della tassazione».
L’elevata pressione fiscale, invece, spinge verso il basso le grandi Regioni: l’Emilia-Romagna è 11esima, il Lazio 14esimo,la Lombardia 15esima.
In tutto il Sud si conferma il legame a doppio filo tra tasse basse e livello “minimo” di servizi. «Il fatto che le imposte siano al di sotto della media – spiega Bottino – non significa che le Regioni meridionali sono più clementi rispetto alle altre con l’applicazione di aliquote inferiori, ma è l’effetto di una minore base imponibile, conseguenza di redditi più bassi». Il risultato è che Campania, Sardegna, Calabria e Sicilia occupano tutte le ultime posizioni, insieme alla Valle d’Aosta.
Dove è alto il livello di tassazione, per contro, non sempre c’è un link diretto con la qualità dei servizi. Prendiamo, ad esempio, il Lazio: la Regione registra imposte pro capite tra le più alte (circa 11mila euro l’anno), ma per qualità dei servizi è nella seconda metà della classifica, all’11esimo posto.
In generale, poi, i segnali non sono positivi, visto che rispetto al 2015 si registra un allontanamento dal mix ottimale di tasse e servizi di quasi tutti i territori, eccezion fatta per Liguria e Trentino Alto Adige, sostanzialmente stabili, e per l’Umbria, in netto miglioramento.
Se restringiamo l’obiettivo solo sui servizi pubblici, la graduatoria – frutto della combinazione dei 25 indicatori appartenenti a sei aree – incorona il Veneto che completa la scalata del podio iniziata nel 2014 (medaglia di bronzo), proseguita nel 2015 (argento) e culminata con l’oro di quest’anno.
Il Veneto si distingue in particolare per l’ottimo livello di servizi nelle infrastrutture (terzo posto), nell’istruzione (primo) e nell’economia (quarta posizione). Esce invece dal club dei migliori la Toscana, prima nel 2015 e ora quarta. Agli antipodi troviamo la Sicilia, che mantiene la maglia nera, seguita a ruota da Calabria, Sardegna e Campania.