la Repubblica, 25 luglio 2016
La Juve compra, le altre guardano perché non hanno i soldi
L’inquilino dell’attico e gli altri condomini della A non vanno allo stesso supermercato. La Juventus gira per boutique e gioiellerie e non ha problemi a spendere 90 milioni per il solo Higuain. Le altre la guardano un po’ invidiose un po’ rassegnate, visto che faticano a tirar fuori anche solo un decimo di quella cifra mostruosa. E allora devono affidarsi a discount e mercatini dell’usato. Non a caso, forse, quello italiano è il campionato dei parametri zero: a meno di un mese dall’inizio del torneo, un acquisto su tre è un calciatore svincolato, che non costa un euro a chi lo compra. Nell’elenco c’è di tutto: campioni affermati come lo juventino Dani Alves o l’interista Banega. Scommesse interessanti come il baby Boyé o l’esperto Bruno Alves. Il prossimo potrebbe essere Adebayor, che il Cagliari ingaggerebbe volentieri. In fondo al banco delle occasioni prevale spesso l’usato sicuro: Gilardino, Pasqual, Sorrentino, Bizzarri, Ajeti, Vangioni, Seck e Pavlovic, opzioni buone per tutti, dall’Empoli al Milan, dal Pescara al Torino, dalla Roma alla Samp. Sono 25 i calciatori che si sono accasati a costo zero, su un totale di 78 trasferimenti completati in Serie A (escludendo i calciatori riscattati dopo un prestito). Il 32 per cento del totale, uno su tre appunto.
Se poi aggiungiamo all’elenco i prestiti senza esborso economico (9) la percentuale degli acquisti gratis sfiora la metà delle transazioni. È una tendenza marcata e dice chiaramente che la voglia di rinforzarsi ci sarebbe anche, sono le possibilità che mancano.
La Juve ha speso da sola 165 milioni per ingrassare la propria collezione di stelle: da Higuain a Pjanic, da Pjaca a Benatia. Le altre 19 società, messe tutte insieme, superano appena i 150 milioni complessivi d’investimento: più del 50 per cento della spesa della A è sostenuta dai bianconeri. E appena 4 squadre in tutto il campionato hanno investito almeno 10 milioni: oltre al club di Agnelli, pure Roma, Lazio e Napoli. Certo, i nomi non fanno proprio sognare i tifosi: Gerson e Alisson, Mario Rui e Juan Jesus le novità regalate a Spalletti, Tonelli e Giaccherini i nuovi di Sarri, Lukaku junior e Immobile i regali per Simone Inzaghi. Tutte le altre contengono i costi entro il muro della doppia cifra: Samp, Inter, Milan, Bologna e Udinese si sono fermate appena prima di arrivare a spendere i fatidici 10 milioni. Galliani ne ha investiti 9 per Lapadula e s’è fermato lì in attesa di buone notizie da Pechino sulla cessione del club. Ferrero, in un’emulazione disperata del modello Juve, ha messo mano al portafoglio e pagato la clausola rescissoria del centravanti che aveva deciso di regalare a Giampaolo: 1,8 milioni per avere Budimir del Crotone. Tra sollevazioni popolari e la rabbia del club calabrese, come in un prequel casereccio del caso che oggi agita Napoli. A ognuno il proprio Higuain.
Non è un caso invece se la maggior parte dei soldi spesi sono finiti a squadre straniere – 115 milioni su 150 – ma poi la maggior parte dei calciatori – il 55% – è stato acquistato da altri club italiani.
Le importazioni, soprattutto di calciatori di alto profilo, sono ridotte al minimo e di nomi suggestivi ne sono arrivati pochi: Pjaca e Benatia, i due brasiliani romanisti e i due acquisti laziali i colpi più costosi dall’estero, insieme al rientrante Paloschi (Atalanta)e alla scommessa blucerchiata Schick. Gli altri comprano prevalentemente in Italia, sfruttando la camera di compensazione della Lega che”pareggia” debiti e crediti tra italiane, senza far muovere soldi reali. Come bussare all’inquilino del piano superiore per chiedere il sale.