Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 25 Lunedì calendario

Requiem per il campionato

Requiem per un campionato? Un mese prima che cominci? Messa così può sembrare brutale: ci sarà pur sempre la lotta per la zona Champions, per l’Europa League, la battaglia per salvarsi. Ma se parliamo di scudetto, quello non può che vincerlo la Juventus. E se per pura ipotesi di scuola lo dovesse fallire, sarebbe la sorpresa più clamorosa della storia del nostro calcio di club.
Superiore persino a quella della stagione 1982-83, l’unica con cui si possa azzardare un parallelo. Quell’anno la Juve schierò ai nastri di partenza sei campioni del mondo di fresco conio: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Paolo Rossi. Con l’aggiunta di Zibi Boniek, da un’idea di Boniperti, e di Michel Platini, da un colpo di genio dell’Avvocato. E il resto mancia sino ad un certo punto perché Furino e Bonini si alternavano a correre e a coprire, Marocchino e un declinante Bettega si giocavano un posto davanti, e Brio randellava per tutti. La tripletta bianconera, visto che arrivava da due titoli consecutivi, dai rari bookmakers del tempo non era praticamente quotata: invece vinse la Roma e lo squadrone del Trap si dovette contentare della Coppa Italia dopo aver perso ad Atene la finale di Coppa Campioni.
Accadde per un paio di ragioni. La prima è che i due stranieri tardarono a inserirsi, vuoi per la loro atipicità, vuoi perché neo-campioni del mondo erano gli altri e perlomeno nei primi tempi tendevano a rimarcarlo. La seconda è che, sempre nei sei campioni de mondo, c’era un’ involontaria quanto inevitabile sindrome da appagamento. Adesso, 34 anni più tardi, i senatori anziché appagati sono più affamati che mai, in quanto reduci da un Europeo in cui molto si sono spesi e poco hanno raccolto. Mentre l’inserimento del campione non sembra davvero poter essere un problema, perché uno come Higuain è la tipicità fatta centravanti: sul piede o nello spazio, l’importante è solo dargli la palla.
E allora? Allora requiem. Perché quand’anche si creasse qualche sana rivalità, Dybala-Pjaca per dirne una, penserà Allegri a non farla sfociare in gelosia: qualche cresta in queste due stagioni ha già dimostrato di saperla abbassare. L’unica, lontana incognita è che una squadra abituata a vincere adesso sia chiamata psicologicamente a stravincere. Ma siamo ai sofismi, con cui non si va lontano. A differenza che con gli squadroni.