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 2016  luglio 25 Lunedì calendario

Il killer di Monaco aveva un complice sedicenne • Altri assalti in Germania: ad Ansbach esplode una bomba, a Reutlingen un rifugiato siriano massacra una donna a colpi di machete • Strage di civili in Siria • Parigi stringe i controlli e a Dover è il caos: venti ore di coda per raggiungere la Francia • L’uomo che ha sparato ai vicini di casa per un tubo rotto

 

Monaco 1 Ali Sonboly, il diciottenne tedesco di origini iraniane che ha ucciso a Monaco nove persone, di cui 4 minorenni, aveva iniziato a pianificare la strage già un anno fa quando, armato di macchina fotografica, era andato per due giorni a Winnenden, a visitare i luoghi dove un altro diciassettenne tedesco si era fatto largo nella sua scuola a colpi di mitragliatore uccidendo 15 studenti prima di togliersi la vita. Quasi la fotocopia di quanto Ali ha poi messo in pratica venerdì sera, facendo coincidere la sua strage con il quinto anniversario di un’altra carneficina, quella nell’isola di Utøya, 69 ragazzi uccisi da Anders Breivik. Ali, inoltre, aveva un complice: un sedicenne afghano, che ieri sera è stato arrestato con l’accusa di aver saputo dei progetti omicidi di Ali Sonboly e di non aver fatto nulla per fermarlo. L’adolescente, conosciuto da Ali durante i suoi ricoveri psichiatrici, avrebbe aiutato il killer a creare il falso profilo Facebook con il quale ha attirato i ragazzi al Mc Donald’s, promettendo panini scontati (Fasano, Cds, Colonnello, Sta).

Monaco 2 La Glock con cui Ali ha sparato era un’arma dismessa e modificata per essere usata durante spettacoli teatrali e che però ha subito una seconda trasformazione che ne ha recuperato l’utilizzo originario. Alla fine qualcuno contattato via Internet, nella rete nascosta del «dark web», l’ha venduta ad Ali assieme a più di 300 proiettili che sono stati trovati nel suo zainetto. La pistola aveva due caricatori da 17 colpi. Lungo il percorso dell’attacco sono stati raccolti 58 bossoli: il ragazzo ne ha sparati 57, uno era invece di un poliziotto che ha fatto fuoco, mancandolo, prima che fosse Ali stesso a spararsi alla tempia (ibidem).

Monaco 3 Il primo a riconoscere in tv il killer di Monaco che camminava barcollando sul tetto prima di scendere e sparare davanti al McDonald’s è stato Massud Sonboly, il papà di Ali: un tassista iraniano, immigrato in Germania negli anni Novanta. Il signor Sonboly è uscito dal palazzo di Dachaustrasse 67 nel quartiere della media borghesia di Maxvorstadt, è salito in macchina ed è andato nel più vicino ufficio di polizia: «È mio figlio». Ali, intanto, si era già sparato (Galli, Cds).

Reutlingen Ieri intorno alle 16.30, nella città di Reutlingen, non lontano da Stoccarda, un 21enne siriano, richiedente asilo, ha massacrato a colpi di machete una donna polacca, sua collega in un ristorante turco posto nei pressi della stazione degli autobus. La polizia — anche grazie all’intervento del figlio di uno dei proprietari del ristorante, che sperona con la sua auto quella del killer in fuga — esclude legami con il terrorismo. «Un delitto passionale», spiegano: il ragazzo, che sarebbe arrivato da Aleppo un anno e mezzo fa, si era innamorato della giovane (che secondo indiscrezioni della Bild sarebbe stata incinta). Nel pomeriggio di ieri tra i due sarebbe scoppiata una lite, sfociata poi nell’assalto (Casati, Cds).

Ansbach Ieri sera, intorno alle 22, c’è stata un’esplosione in un ristorante di Ansback, in Baviera. Le prime notizie parlavano di una fuga di gas, ma a tarda notte il sindaco della città ha detto che a causarla sarebbe stato un ordigno e la polizia, poco dopo, ha parlato dell’azione di un kamikaze. Nell’esplosione l’uomo sarebbe rimasto ucciso e avrebbe ferito almeno dieci persone. Il ristorante si trova poco distante dal luogo in cui si stava tenendo un concerto con 2.500 spettatori, che sono stati evacuati. Secondo le prime informazioni sembra che un ragazzo con uno zaino avesse tentato di entrare al concerto e fosse stato respinto. Poco dopo l’esplosione (Colonnello, Sta).

Siria Nei quartieri di Aleppo controllati dai ribelli violenti bombardamenti hanno colpito quattro ospedali da campo gestiti dall’associazione Medici Indipendenti. Un neonato è morto per la rottura dell’incubatrice. L’Osservatorio siriano per i Diritti umani, un’organizzazione vicina ai ribelli con sede a Londra, pur confermando i bombardamenti scatenati nella notte di sabato e all’alba di domenica, ha fatto sapere di non essere in grado di precisare se ad effettuare i raid fossero stati aerei siriani o russi. Anche Damasco torna sotto il fuoco dei katyusha, l’arma dei ribelli per antonomasia. Ieri, una salva di cinque katyusha, esplosa da postazioni nascoste nella grande periferia di Damasco, la cosiddetta Goutha, s’è abbattuta sui quartieri cristiani di Bab Tuma e Bab el Salama dove un razzo ha colpito anche un ristorante: otto i morti, tutti civili (Stabile, Rep).

Dover Un mostruoso ingorgo – venti chilometri coda, sedici ore di attesa, fermi in autostrada - paralizza da due giorni i turisti inglesi in fila per salire con le loro macchine sui traghetti per la Francia al porto di Dover. Polizia e ambulanze offrono acqua e toilette portatili a decine di migliaia di persone bloccate. Qualcuno ci vede una beffa del destino: la Gran Bretagna, che vuole uscire dall’Europa, in Europa non riesce più a entrare. I tabloid inglesi ci vedono addirittura un complotto: la vendetta premeditata della Francia, e per estensione di tutto il continente, dell’Unione Europea insomma, per Brexit. Tutto è cominciato, in effetti, con i doganieri francesi, che da sempre effettuano i controlli passaporti al punto di partenza dei traghetti, a Dover appunto, non a quello di arrivo, a Calais, dall’altra parte del canale della Manica. È necessario fare così, perché quando i traghetti abbassano i ponti, all’arrivo, auto e camion non possono sottoporsi a ispezioni, altrimenti lo sbarco prenderebbe ore. E poiché la Gran Bretagna non ha mai partecipato agli accordi di Schengen, la Manica è una frontiera reale, per attraversare la quale occorre presentare documenti. Ma da venerdì, in coincidenza con la chiusura delle scuole nel Regno Unito e con la grande partenza di massa per le vacanze, i controlli a Dover diventano più lenti e meticolosi. Una ragione, naturalmente, è lo stato d’emergenza proclamato in Francia dopo l’attentato di Nizza: la minaccia del terrorismo. Pare tuttavia che ci sia anche un’altra motivazione del rallentamento: per caso o per dispetto, al turno del week-end non si presentano abbastanza doganieri francesi (Franceschini, Rep).

Delitto Roberto Tosi Savonuzzi, 73 anni. Pensionato, con la moglie Raffaella Pareschi, sua coetanea, aveva affittato una porzione di un casolare a Fossanova San Marco, nelle campagne ferraresi. I coniugi avevano rapporti difficili con il padrone di casa Vittorio Chiccoli, 75 anni, che vive nell’altra porzione dell’immobile: in particolare litigavano per una perdita d’acqua dal terrazzo. Una storia di raccomandate e accuse su chi avrebbe dovuto pagare per la seccatura di una macchia di muffa. Ieri il fidanzato della figlia del Chiccoli, un Simone Bertocchi di anni 36, piccoli precendenti alle spalle, assieme a un altro uomo arrivò al casolare in bicicletta e affrontò gli inquilini cominciando ben presto a litigare sempre per via di quel tubo rotto. La discussione degenerò e il Bertocchi fece fuoco. Savonuzzi, colpito due volte all’addome, morì nel giro di pochi minuti. La moglie, raggiunta dai proiettili alla schiena mentre cercava di scappare, è ricoverata in ospedale. Poco prima delle 9 di domenica 24 luglio nel cortile di un casolare in via Ravenna 440 a Fossanova San Marco, nelle campagne ferraresi. (Giubilei, Sta; Bignami, Rep).

(a cura di Roberta Mercuri)