24 luglio 2016
Il killer diciottenne di Monaco, in cura psichiatrica, si è ispirato alla strage di Utøya • La prima strage dell’Isis a Kabul: almeno 80 morti e oltre 250 feriti • La Rai rivela gli stipendi sopra i 200 mila euro • Prelievo del dna al fidanzato della stilista trovata impiccata a Milano • La passione degli italiani per gli integratori
Monaco 1 Ali David Sonboly, il diciottenne tedesco-iraniano killer del centro commerciale Olympia, a Monaco di Baviera, era in cura psichiatrica e da anni era vittima di bullismo. Nel 2010 era stato picchiato da tre compagni; nel 2012 aveva subito un furto. Aveva cambiato scuola nella speranza che le cose migliorassero ma non era migliorato nulla. Tassista il papà e commessa nei grandi magazzini la mamma, a una vicina di casa, sua coetanea, diceva di continuo: «Prima o poi farò una strage». Per metterla in atto si è ispirato a Anders Breivik, che cinque anni fa piombò su Utøya, l’isola dell’utopia socialista dove ogni anno si radunavano i giovani laburisti norvegesi, uccidendo a sangue freddo 69 adolescenti tra i 14 e i 18 anni. Venerdì era il quinto anniversario della strage di Breivik. Ali Sonboly era ossessionato oltre che dal massacro di Utøya anche da quello nella scuola di Winnenden, Stoccarda, dove un ex studente uccise nel 2009 15 ragazzini tra i 13 i 17 anni e 3 professori prima di suicidarsi. A casa del diciottenne tedesco sono stati ritrovati testi, articoli e materiale vario sulle stragi. Il centro commerciale Olympia è un punto di ritrovo dei ragazzini che trascorrono ore fra i negozi e le soste per un panino al McDonald’s. Ali, dimostrando capacità sui computer da hacker, era entrato nel profilo Facebook di una ignara ragazza turca, Selina Akim, che abita nella regione di Essen. Aveva mandato un invito ai suoi amici e aveva dato appuntamento al fast-food dove sarebbero state in programma «consumazioni scontate». Poi, con trecento proiettili e una Glock 9mm con matricola abrasa, aveva preso i mezzi pubblici. I primi colpi sono stati esplosi all’interno del McDonald’s. Lì ci sono stati i primi caduti. I successivi camminavano all’interno del centro commerciale. Il killer ha imboccato le scale mobili in discesa e ha fatto fuoco. Infine è salito sul tetto del centro commerciale. Nove morti, in maggioranza coetanei, ventisette i feriti fra i quali un bimbo. Braccato dalle forze speciali, Ali ha percorso meno di un chilometro e si è ucciso con un proiettile alla tempia (Fasano e Galli, Cds; Perosino, Sta).
Monaco 2 Tre delle vittime avevano origini kosovare-albanesi. Tre dell’Anatolia. Poi c’è il greco-turco. Quindi il tedesco. Le più giovani avevano da poco compiuto i 14 anni. Due erano sedicenni. Uno diciottenne. Uno diciannovenne. Uno ventenne. Una 45enne. Poi ci sarebbe un nono corpo che, per ora, non ha un nome e un cognome (Berberi e Thoman, Cds).
Monaco 3 L’uomo che si sente discutere con l’attentatore sul tetto del centro commerciale in un video che ha fatto il giro del mondo è Thomas Salbey, 57enne di Monaco, che di lavoro fa il guidatore di ruspa. Il filmato non è il suo – a girarlo è stato probabilmente un vicino che vive al piano sopra o sotto il suo - la voce invece sì. «Arschloch», (str...) urla nel video Salbey all’indirizzo del giovane. Come ogni venerdì, Salbey, 57 anni, è rientrato prima dal lavoro nel suo appartamento. Sono le 18, Salbey se ne sta seduto su una panca in legno sul balcone e sta bevendo una birra. All’improvviso sente degli spari. All’inizio pensa a dei fuochi d’artificio. Poi si affaccia e scopre un giovane fermo sotto la calotta in vetro che protegge la passerella sopraelevata che collega il centro commerciale al garage. Il ragazzo sta ricaricando la sua pistola. Salbey prende la bottiglia di Augustiner che ha appena svuotato e la lancia verso il giovane. Centra la calotta, che però regge l’urto. Il 18enne non si gira neanche a guardarlo, prosegue verso il primo piano del garage, sale al secondo. «Era la calma in persona». Nel video lo si sente lanciare una sequela di insulti contro il giovane. «Sono tedesco», urla l’attentatore. «Sei una mezza sega», ribatte Salbey. A un certo punto il 18enne carica la pistola e spara all’indirizzo della persona che sta girando il video. Salbey si nasconde dietro il parapetto del balcone (Alviani, Sta). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Kabul Strage dell’Isis a Kabul. Almeno 80 vittime e oltre 250 feriti in un attacco suicida durante la manifestazione di migliaia di afghani di etnia Hazara (minoranza sciita, 10-20% dei 30 milioni di afghani). Le esplosioni sono avvenute in piazza Deh Mazang, dove migliaia di persone si erano radunate al termine di un corteo pacifico per protestare contro l’esclusione delle province di Bamyan e Wardak (abitate proprio dagli hazara) dal progetto di una maxi linea elettrica ad alta tensione che dovrebbe collegare Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan con Pakistan e Afghanistan. «Due combattenti dello Stato islamico hanno attivato l’esplosivo che portavano indosso nel mezzo di una manifestazione di sciiti nell’area di Deh Mazang a Kabul», si legge nella rivendicazione diffusa in Rete dall’Isis. Fonti della sicurezza precisano che il commando era composto da tre terroristi, uno dei quali è stato ucciso prima che potesse farsi saltare per aria, e testimoni riferiscono che tutti indossavano un burqa. Tra loro, dicono le autorità, c’era un certo Abu Ali, militante dell’Isis originario del distretto di Achin, nella provincia orientale di Nangarhar. È la prima volta che lo Stato islamico mette a segno un attentato nel cuore di Kabul. I taleban hanno detto di non essere responsabili e hanno preso le distanze dall’attacco con una email inviata dal loro portavoce Zabiullah Mujaheed (Caporale, Sta).
Rai Gli stipendi della Rai oltre i 200 mila euro saranno messi online domani a mezzogiorno, come impone la legge. Ma iniziano a filtrare i nomi di chi sarà nella lista. Dell’ad Antonio Campo Dall’Orto è stato scritto più volte, mai smentito, che prenderebbe circa 650 mila euro. Monica Maggioni ai 270 mila di base aggiungerebbe i 66 mila di emolumento presidenziale. Raffaele Agrusti, capo delle Finanze, starebbe sui 350, Guido Rossi, braccio destro di Campo Dall’Orto, intorno ai 200, il direttore di Rai Digital Gian Paolo Tagliavia sui 280, Carlo Verdelli, direttore dell’informazione più o meno 300 mila (ma zero benefit), il suo vice per il web Diego Antonelli 230, gli stessi che incassa l’editorialista Francesco Merlo. Massimo Coppola, consulente editoriale molto vicino a Campo Dall’Orto, è quotato a 200 mila, Giovanni Parapini, responsabile di comunicazione e relazioni esterne, oscillerebbe intorno ai 250. Tra i direttori di rete, il meno costoso è quello di Raiuno, Andrea Fabiano, che non arriverebbe ai 200 mila, mentre Ilaria Dallatana (Raidue) e Daria Bignardi (Raitre) sfiorano i 300. Quello di Raisport, Gabriele Romagnoli, ne prenderebbe 220 (il suo predecessore, Carlo Paris sui 170), il responsabile dei palinsesti Giancarlo Leone tra i 300 e i 340. Il direttore del Tg1 Mario Orfeo sarebbe inquadrato sui 310, quelli di Tg2 e Tg3 , Marcello Masi e Bianca Berlinguer, sui 270 (Cavalli, Cds).
Impiccata Carlotta Benusiglio, 37 anni, stilista in carriera per Blume, fu trovata morta all’alba del 31 maggio - appesa a un ramo con la sua sciarpa stretta attorno al collo e i piedi che toccano terra - nei giardinetti di Piazza Napoli a Milano, di fronte a casa sua. L’autopsia dice che Carlotta è stata veramente uccisa da quella sciarpa e basta. Nessun segno né ferita indicano sia stato un altro a stringergliela al collo. In corpo ha molto alcol ma nessuna droga. Insomma: per l’autopsia è suicidio. Ma amici e parenti dicono che è impossibile. Allora forse c’è chi l’ha istigata, dicono i magistrati: così hanno invitato il suo fidanzato — quello con cui aveva litigato anche la sera prima che la trovassero impiccata, ma che non risulta indagato né sospettato di nulla — a farsi prelevare il dna. E succederà domani. Per non escludere niente, dicono gli investigatori, anzi per capire se c’è ancora qualche cosa da capire (Foschini, Cds).
Integratori In media ogni italiano assume quattro confezioni e mezzo di integratori alimentari all’anno. Un giro d’affari da 2,6 miliardi: un mercato esploso tra il 1990 e il 2000 e da allora in costante crescita. In realtà si tratta di un business di dimensioni ancora maggiori perché sono rilevate dall’associazione dei produttori FederSalus soltanto le vendite nelle farmacie, parafarmacie e grande distribuzione. E non le barrette proteiche, gli energy drink, i sali minerali, gli aminoacidi, le vitamine in pillole e tutti gli altri «health claims» che vengono acquistati su Internet e nei migliaia di distributori automatici negli aeroporti, sui posti di lavoro, nelle scuole, nelle stazioni ferroviarie e della metro, nei locali pubblici, nelle palestre (Galeazzi, Sta).
(a cura di Roberta Mercuri)