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 2016  luglio 23 Sabato calendario

Un venerdì sera di terrore a Monaco

La strage stavolta ha come sfondo un grande centro commerciale, gente che alle sei del pomeriggio di un venerdì di luglio affolla i negozi dell’Olympia Einkaufszentrum nel quartiere Moosach, a nordovest di Monaco di Baviera. Uomini dai vestiti scuri e dal volto scoperto (alcuni testimoni dicono fossero in tre, ma la polizia non conferma e parla di una sola persona) entrano, puntano le loro armi ad altezza d’uomo e sparano. Sparano decine e decine di colpi. È il panico.
Lo spettro di una Nizza tedesca piomba fra le vetrine, fra i cartelloni pubblicitari della merce in vendita, arriva dal tetto del parcheggio da dove entra in azione un assalitore o dalla strada, davanti all’uscita del McDonald’s, scenario d’inizio fuga per un altro uomo armato (che però potrebbe essere lo stesso delle scene precedenti).
Alla fine, mentre i terroristi (o il terrorista) scappano e mentre la città è paralizzata per la caccia all’uomo, si contano almeno nove morti e un numero imprecisato di feriti. E ancora una volta le immagini della carneficina fanno il giro del mondo praticamente in diretta. In uno dei primi video diffusi via Twitter si vedono molte persone a terra, alcune si muovono, sono insanguinate, altre sembrano immobili. Si vedono feriti trascinarsi verso un riparo e gruppi interi nascondersi dietro un bancone. Chi può corre verso le uscite. E anche all’esterno ecco le scene che arrivano dal web: uno degli attentatori (sempre ammesso che fossero più di uno) esce dal McDonald’s con calma. Si guarda attorno, mentre il traffico scorre veloce davanti all’incrocio e, sempre con gran calma, alza il braccio e spara contro i passanti a pochi metri da lui.
Nuova scena: qualcuno riprende un attentatore sul tetto di uno dei parcheggi del centro commerciale. Cammina avanti-indietro ma non sembra nervoso. Anche lui è calmo, ha un’arma ma prima di usarla sembra impegnato in qualcosa d’altro, forse impreca al cielo. In serata la tv N24 pubblica un filmato che potrebbe spiegare quei secondi: è il video di un cittadino che si trova vicino al tetto del parcheggio e che insulta il terrorista dicendogli una parolaccia in tedesco che equivale a «stronzo». I due si parlano in dialetto bavarese e a un certo punto l’uomo sul tetto grida «sono tedesco» e altri dettagli tipo: «Sono nato in Germania, in un quartiere povero dove vive gente che percepisce sussidio pubblico». E ancora: «Sono stato in cura». Particolare al quale il cittadino bavarese risponde: «Quello è il posto in cui dovresti stare, in cura psichiatrica». Secondo alcuni testimoni il terrorista avrebbe anche detto «stranieri di merda», mentre altri riferiscono che abbia urlato «maledetti turchi».
Di tutto questo gli inquirenti, impegnati in una gigantesca caccia ai fuggitivi, non hanno dato conferme. La sola informazione filtrata a tarda sera è stata quella del ritrovamento di un cadavere – secondo il quotidiano Bild un attentatore suicida – poco distante dal centro commerciale. Nessuno si è pronunciato sui dettagli del commando, sulle modalità dell’attacco o sulla matrice dell’attentato. Il ministro alla Cancelleria federale Peter Altmaier (equivalente in Italia al sottosegretario alla presidenza del Consiglio) alle 11 di sera ha fatto sapere che «Al momento abbiamo la sicurezza di una sola persona e non sappiamo con certezza se questa persona avesse dei complici». Sui motivi e sull’origine degli attentatori «non escludiamo alcuna ipotesi». Alcuni media locali, in serata, hanno parlato di «attacco nazista», tra l’altro proprio nel giorno del quinto anniversario della strage in Norvegia firmata dall’estremista di destra Anders Behring Breivik.
L’ipotesi islamica, sulla quale la polizia ha ripetuto (almeno fino a mezzanotte) di «non avere indicazioni», resta una possibilità, legata soprattutto alla testimonianza di una donna che sarebbe islamica e che alla Cnn ha raccontato di aver sentito uno degli uomini della sparatoria gridare «Allah Akbar», Allah è grande. Non hanno aspettato nessuna conferma ufficiale i sostenitori dell’Isis, che hanno celebrato la strage sui social network: «Possa Dio portare prosperità ai nostri uomini dello Stato Islamico che si sta espandendo in Europa», scrivono.
Altri testimoni dell’Olympia Einkaufszentrum raccontano invece della ferocia all’interno del centro commerciale: «Ho sentito gli spari, poi ho visto i feriti. Ero spalla a spalla con lui... ero in bagno con mio figlio. L’ho visto sparare direttamente in faccia ai bambini» ha detto Lauretta Januze sempre ai microfoni della Cnn spiegando che suo figlio si trovava in bagno con uno dei killer da McDonald’s. «Proprio lì quel tizio ha caricato l’arma», ha spiegato la donna.
C’erano anche degli italiani, fra i negozi dell’Olympia. Sono rimasti rifugiati per ore all’interno di Eataly Monaco in attesa di un via libera della polizia.
Subito dopo la sparatoria è scattato l’«Amokalarm», l’allarme antiterrorismo che si lancia in caso di attacchi su vasta scala: richiamati tutti i medici e gli infermieri non in servizio, chiusa la Stazione Centrale e ogni altra forma di trasporto pubblico, cittadini invitati dalla polizia a rimanere in casa e dichiarazione dello stato di emergenza con l’arrivo delle Gsg9, il corpo d’elite antiterrorismo della polizia federale tedesca. La cancelliera tedesca Angela Merkel che per bocca di Peter Altmaier si è detta «vicina alle famiglie delle vittime», ha convocato per stamane il consiglio di sicurezza nazionale.
Nella notte Monaco era irriconoscibile. La magnifica Marienplatz era deserta come non mai in questo periodo dell’anno mentre la gente è tornata a casa a piedi, visto lo stop di metropolitane, tram e autobus. Tutte le birrerie e i ristoranti chiusi, le strade vuote. Molti dei passeggeri dei treni in partenza, specialmente quelli notturni, hanno dovuto trovare un posto dove dormire in città perché la circolazione ferroviaria in partenza è stata bloccata.
Tutto questo mentre il corpo del presunto attentatore veniva ispezionato da un robot perché la polizia temeva che l’uomo avesse addosso esplosivi e mentre gli artificieri controllavano una Ford Focus utilizzata forse per raggiungere il luogo dell’attentato. Fra le vittime, si è saputo in nottata, c’era anche una ragazzina quindicenne e decine sarebbero i feriti, alcuni anche gravi. Molti di loro erano in quel primo video, poi scomparso da Twitter. Sangue sulle braccia, sul collo, scie rosse accanto ai loro corpi e facce sgomente a chiedere un aiuto che in quel momento nessuno poteva dare. Scappavano tutti, come a Nizza. Cercavano riparo e mentre correvano scattavano fotografie o giravano video.
C’è un corpo femminile che non si muove, in primo piano. La ragazza o donna che sia ha i pantaloni viola e una maglietta bianca, tutt’attorno a lei gli altri si trascinano, si parlano, lei è immobile. Chissà se è proprio quella ragazzina... magari è la stessa che una coppia di genitori albanesi ha cercato disperatamente per tutto il giorno. «Nostra figlia Armela Segashi ha 14 anni ed è sparita» hanno detto alla polizia e hanno postato sui social cercando di rintracciarla. Era dalle parti del centro commerciale. Quando basta per ridurre la speranza a un lumicino. E mai come questa volta un padre e una madre sperano che la loro Armela sia fuggita di casa. Una sciocchezza. E sarebbe salva.