Corriere della Sera, 22 luglio 2016
Per Di Maio anche i malati di cancro sono una lobby
«Io non ce l’ho con le lobby. Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori. Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici decotti».
Avevamo visto e letto di tutto, nella Prima Repubblica e poi nella Seconda e in quella che dovrebbe essere (forse) la Terza. Mancava all’appello, nelle varianti delle polemiche politiche, l’inserimento di chi lotta contro il cancro nella lista dei gruppi di pressione e dei «potentati economici decotti».
La frase è di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e possibile candidato a Palazzo Chigi per il Movimento 5 Stelle. Di Maio Ragiona così su Facebook: «C’è una società di lobbying italiana che ha elaborato uno studio sugli ultimi tre anni in Parlamento del Movimento 5 Stelle. Questo studio scientifico sconfessa molti luoghi comuni con cui ci hanno sempre attaccato. Si sono studiati 35.000 proposte del M5S ed hanno analizzato il nostro comportamento. Ieri sera sono stato volentieri alla loro presentazione dell’elaborato». Tutto questo è servito a Di Maio per spiegare (o meglio per giustificare) la sua presenza a un incontro organizzato da una società di lobbying nel centro di Roma. L’iniziativa non è piaciuta a tanti pentastellati, qualcuno su Facebook gli ha ricordato che la società organizzatrice dell’incontro sia «la stessa FB Associati che finanzia con 20.000 euro la Fondazione Open di Renzi». Un altro contestatore: «Nel nostro movimento sta prepotentemente prendendo piede la sindrome del Marchese del Grillo», cioè io sono io, e voi non siete niente.
Incurante di aver messo nello stesso contenitore chi lotta contro un male implacabile e chi tutela gli interessi dei petrolieri, Di Maio ha insistito: «Abbiamo anche discusso di regolamentazione delle lobby. È dal 2014 che mi batto per un regolamento sui lobbisti alla Camera. Il rapporto tra portatori d’interessi e politica va regolato per legge».
Inevitabile la tempesta etico-politica. Visto che tutto è avvenuto su Facebook, alcuni senatori del Pd hanno replicato via Twitter. Francesca Puglisi: «Al peggio non c’è mai fine. Di Maio parla di lobby dei malati di cancro. Si scusi». Stefano Vaccari: «Di Maio inqualificabile. Si scusi subito per aver accusato i malati di cancro di essere una lobby. Vergogna». Ancora su Twitter Alessia Rota, responsabile comunicazione del Pd: «Di Maio si scusi per avere parlato dei malati di cancro come lobby #vergogna».
Come sempre avviene in questi casi, ecco la marcia indietro, Di Maio parla di «fraintendimento». Scrive più tardi l’esponente del Movimento 5 Stelle, scusandosi formalmente e accusando il Pd di strumentalizzazione: «Sento di dover chiarire il senso delle mie parole e di un accostamento che può essere apparso infelice: in Parlamento ci sono portatori di interessi negativi, come quelli degli inceneritori, e portatori di interessi positivi, come quelli appunto delle associazioni dei malati di cancro, che devono poter dialogare con le istituzioni affinché il Parlamento approvi leggi a favore del loro diritto alla salute. Le loro sollecitazioni e indicazioni sono preziose per noi portavoce. Mi scuso se le mie parole sono risultate offensive». La senatrice a vita Elena Cattaneo dice di sperare che Di Maio «abbia citato i malati i malati di cancro come lobbisti, nel senso tecnico e anglosassone di”portatori di interesse” senza alcune giudizio di valore o peggio di “disvalore” che in Italia si è solito associare al termine lobby».
Una cosa è certa: Di Maio avrebbe fatto assai meglio a non citare gratuitamente una delle categorie più deboli della nostra società, quella di chi affronta una malattia spesso crudele, e comunque durissima da affrontare.