Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 21 Giovedì calendario

Ecco chi è Sonny Wu

Sonny Wu ha la camicia bianca, la cravatta arancione a righe blu, gli occhiali con la montatura sottile, quadrata. Tra i «managing director» di GSR Ventures, sul sito ufficiale della società, è l’unico con la cravatta e sembra il più serio. La foto ricorre e ieri è stata vista da migliaia di milanisti, alla ricerca di informazioni su uno dei possibili futuri proprietari. Alcune informazioni sono chiare: è un businessman, un imprenditore che lavora (anche) nel campo delle energie rinnovabili. Leggendo di lui ricorrono pannelli solari, energia alternativa, auto elettriche. Più complicato capire qualcosa sulla potenza economica di Wu, che nella sua storia ha mixato Canada, Stati Uniti e Cina.
BERKELEY-BOSTON Shenjun Wu è nato nel 1968 in Cina. Sonny è ovviamente una «inglesizzazione» del nome, un classico di questi tempi. A 13 anni la sua famiglia si è trasferita a Vancouver, in Canada, e proprio in Canada Wu ha studiato alla University of British Columbia. La sua vita comincia a prendere forma quando si trasferisce a Berkeley, a poche fermate di metropolitana dal centro di San Francisco: studia fisica alla University of California, college di riferimento della zona. Le competenze aumentano e nel 2001 Wu si trasferisce a Boston per frequentare il Massachusetts Institute of Technology, per tutti solo e soltanto MIT, una delle università più importanti al mondo. Qui fermi, pausa.
NOBEL PER LA FISICA Un articolo di Fortune su internet racconta l’incontro di un giornalista con Wu. Lungo, interessante. Quando parla degli studi in fisica, il giornalista riporta una frase di Wu: «Non avevo chance di vincere il Premio Nobel». C’è dell’umorismo. Wu però è anche uomo concreto, ambizioso. Fortune lo descrive come un businessman molto deciso e il percorso in qualche modo giustifica il ritratto. Negli anni ‘90 inizia alla Nortel, azienda di telecomunicazioni con cui è rimasto per quasi 10 anni lavorando in Canada e poi in Oriente. Qui il cambio di passo. Fonda l’Asia Wireless Technology nel 2002 e GSR Ventures nel 2004. Eccolo, il nome chiave, sentito ieri per tutto il giorno. GSR sta per «Golden Sand River» ed è il nome di un fondo che raccoglie finanziamenti per operazioni nel campo della tecnologia. «Abbiamo un miliardo di dollari sotto la nostra gestione», si scrive sul sito.
IL GRATTACIELO Il denaro, appunto. Sonny Wu non è nell’elenco di Forbes del 400 uomini più ricchi della Cina, dettaglio che spaventa. I tifosi milanisti cercano, si informano, leggono che Wu gira su una Porsche Cayenne guidata da un autista, parla mandarino, cantonese, inglese, ama i vini francesi e le auto tedesche. Scoprono che GSR ha un ufficio al World Trade Center Tower III, il grattacielo di Pechino, ma alla fine tornano a essere venali. Allora scoprono che Wu ha tentato di acquistare un ramo della Philips, accordo svanito all’ultimo, che GSR ha investito in 79 società, che Wu è presidente di Lattice Power, società che si occupa di illuminazione a led, e di Boston-Power, che produce batterie al litio. Si spiega così il business delle auto elettriche, altro campo in cui Wu ragiona con decisione. Sette mesi fa puntava forte sulle quattro ruote e l’intervista a Fortune si chiudeva con un finto dubbio, un sorriso furbo e una frase: «Forse sono troppo arrogante. Forse sono troppo ambizioso». Nel calcio di questi tempi, «troppo» non esiste.