MilanoFinanza, 21 luglio 2016
Un paracadute di Stato per Mps, forse
Mentre gli advisor lavorano freneticamente alla cartolarizzazione da 10 miliardi necessaria per ripulire dalle sofferenze il bilancio del Montepaschi, potrebbe presto arrivare luce verde sul meccanismo di garanzia concepito dal governo per condurre in porto il piano. Su quest’ultimo aspetto l’intesa tra Roma e Bruxelles potrebbe essere vicina e concretizzarsi in una garanzia di ultima istanza dello stato sull’aumento di capitale che Mps dovrà lanciare dopo la cessione. La dismissione delle sofferenze determinerà infatti uno shortfall di capitale stimato dagli analisti tra 2 e 3 miliardi. È pur vero che la minore rischiosità degli attivi potrebbe ridimensionare le richieste della Bce in termini di coefficienti patrimoniali, ma la ricapitalizzazione è una tappa quasi certa. Ecco perché lo Stato potrebbe mettere in campo una garanzia di ultima istanza, facendo di fatto valere quanto previsto dalla direttiva Brrd che prevede un aumento di capitale precauzionale pubblico limitato a coprire l’ammanco emerso.
A quel punto però Mps dovrà fare i conti con il cosiddetto burden sharing, cioè la condivisione dei costi da parte degli obbligazionisti subordinati in vigore già dall’agosto 2013. Per evitare effetti nefasti come quelli registrati sulle quattro banche in risoluzione il governo potrebbe comunque mettere in campo forme di tutela per i bondholder. Secondo quanto riportato ieri sera dall’agenzia Ansa, sarebbe allo studio un meccanismo di riacquisto delle obbligazioni vendute al retail in maniera non corretta (misselling). In generale comunque non è chiaro se, nelle intenzioni del governo, la garanzia debba essere una misura precauzionale volta a rassicurare i mercati o uno strumento operativo concreto da impiegare nell’imminente ricapitalizzazione di Mps. Va peraltro ricordato che Palazzo Chigi preferirebbe dare la priorità a soluzioni di tipo privato, come attestato qualche giorno fa dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «Il governo considera l’intervento pubblico come l’ultimo passo».
Parallelamente procede il lavoro di Jp Morgan, Mediobanca e Quaestio sgr sulla maxi cartolarizzazione da 10 miliardi che costituirà il primo tassello del piano senese. Proprio oggi il consiglio di amministrazione della banca senese dovrebbe fare il punto sul cantiere aperto nelle scorse settimane. Lo schema generale dell’operazione prevederebbe la costituzione di uno special purpose vehicle che rilevi da Mps e poi cartolarizzi portafogli di crediti in sofferenza, collocando i titoli risultato dell’operazione presso investitori specializzati.
In particolare la tranche junior, quella cioè più rischiosa, e forse anche quella mezzanine dovrebbero essere rilevate da Atlante 2, il fondo gestito da Quaestio sgr che potrebbe vedere la luce in tempi brevi con la partecipazione della Sga e della Cdp. Sulla tranche senior, invece, potrebbe essere applicata la garanzia statale (Gacs) come previsto dalla recente normativa, mentre i compratori potrebbero essere soggetti di varia natura. Non è ancora chiaro, come detto, se sulla componente junior scatterà un’ulteriore forma di garanzia pubblica volta a ridurre il gap tra il valore di bilancio dei crediti e il prezzo di mercato. Non si può neppure escludere che l’operazione curata da Jp Morgan possa avere un raggio più ampio rispetto all’intervento specifico su Mps. Nel fine settimana fonti di stampa anglosassoni ipotizzavano ad esempio una soluzione di sistema per l’intero sistema bancario italiano, anche se l’indiscrezione non ha trovato conferme in ambienti vicini al Tesoro.
Il mercato intanto guarda anche ai futuri assetti di controllo di Mps che, dopo la messa in sicurezza, potrebbe trovare un compratore. Ieri Ubi ha smentito nuovamente ogni interesse per il dossier dopo i rumor che la darebbero interessata alla rete di sportelli della ex Banca Antonveneta.